MESSINA – L’ultimo colpo di scena del processo Matassa è dello scorso lunedì, quando l’accusa ha depositato i verbali di un nuovo collaboratore di giustizia.  Ma è nel contenuto dei verbali il coup de théâtre: “Pippo Capurro è affiliato del clan Ventura”. Una vera e propria doccia fredda sul consigliere comunale di Forza Italia, Pippo Capurro, subentrato come primo dei non eletti a Pippo Trischitta appena due mesi fa.

Ad accusarlo è Vincenzo Nunnari, di Camaro, fratello di quel Gioacchino affiliato al clan Sparacio, dedito alle rapine e accusato di un omicidio, il nuovo collaboratore rilascia la scottante dichiarazione ai pm Liliana Todaro e Fabrizio Monaco, nel carcere di Bicocca di Catania, il 27 settembre del 2017: “Allora, oltre Marcello Tavilla, c’è Enzo Pergolizzi, Giovanni Lanza, Enrico Olivieri, Lorenzo Guarnera, un certo De Francesco, di cui non ricordo il nome ma è carcerato al Pagliarelli, figlio di Natale De Francesco, poi c’è Sandro Mangano, Filippo Tropea, un tale Lorenzo, poi c’è Pippo Capurro”. A questo punto il pm Todaro si sofferma e inizia un serrato botta e risposta con Nunnari: “Chi?”. Nunnari risponde “Pippo Capurro” – Pippo Capurro? – Sì, con… è sempre con… Carmelo (Ventura, ndr) – “Noi stiamo parlando degli affiliati del clan Ventura – Sì e Pippo Capurro è co… ex consigliere comunale – Sì – Cu iddi affiliatu, cu iddu era. Poi c’è Marcello Tavilla, Franco Puleo e altri soggetti che in questo momento non ricordo”. Seguono una serie di omissis che caratterizzano tutte i verbali depositati dalla procura lunedì e che riportano le dichiarazioni di Nunnari fatte a luglio, settembre e dicembre del 2017.

“ Una mera riproposizione, in assenza di ulteriori elementi, il presunto coinvolgimento al clan Ventura costituisce una mera riproposizioni di accuse già fatte da Comandé per il quale è intervenuta un’ordinanza del Tdl e successivamente alla quale la procura non ha poi contestato più né l’associazione mafiosa né lo scambio elettorale politico-mafioso”, sottolinea Nino Cacia, difensore del consigliere comunale. Capurro è, infatti alla sbarra in Matassa con l’accusa di corruzione elettorale per le amministrative del 2013.

“So che in cambio di voti Capurro ha fatto dei favori a Ferrante, al Ventura e “franco tredici” ed altre persone, mai io personalmente ho chiesto voti per il Capurro a terzi”, così riferiva, infatti, Francesco Comandé in fase di indagini, durante le quali aveva raccontato anche dell’intervento di alcuni che esponenti “del clan di Camaro  avrebbero dispiegato a favore del figlio del Capurro – scrive il Tdl nelle motivazioni in cui dispone l’annullamento dei domiciliari per Capurro – titolare di una palestra che, nel gennaio 2007, lo stesso Comandè avrebbe sottoposto ad estorsione, chiedendo al collaboratore di desistere dal reato, in quanto il soggetto estorto era figlio “di un amico degli amici di Camaro”.

Per il Tdl però, l’episodio è “indicativo esclusivamente di una vicinanza tra malavitosi del rione Camaro e l’indagato, originario di Camaro (la cui ex moglie è cugina dei presunti boss di Camaro Ventura, ndr) e da epoca risalente attivo nel sociale su quel territorio che non vale a supportare in termini di gravità indiziaria le elevate imputazioni provvisorie. Nessun riferimento fa poi il Comandè all’elargizione di denaro in cambio di voti”, così scrive il Tdl. Nunnari però non parla di voti, lo elenca addirittura tra gli affiliati, “Senza dare ulteriori elementi”, sottolinea ancora Cacia.

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