Violetto, indaco, azzurro, verde, giallo, arancione e rosso: ci insegnano da piccoli come disegnare l’arcobaleno, questi colori che da sempre associamo a momenti belli come il ritorno del sole dopo la pioggia, o una pentola piena di monete d’oro da cui parte questa discarica di colori (dipende che tipo di infanzia avete avuto). Quei sette colori oggi li prendiamo in prestito per la nostra playlist, perché giugno è il cosiddetto Pride month, il mese dell’orgoglio, e anche Messina sarà piacevolmente attraversata da questa scarica positiva sabato prossimo: le canzoni di oggi sono tutte in qualche modo legate a questo concetto, ciascuna insieme a un colore diverso. Non le classiche canzoni da Pride, ma qualcosa che speriamo possa accompagnarvi mentre ripetete nella vostra mente che dare alcuni diritti a qualcuno non ne toglie neanche mezzo a voi.

VIOLETTO

The Ark – Father of a son

 

 

Da sempre, per sempre uno dei miei brani preferiti al riguardo: tanti conosceranno Ola Salo e compagni per It takes a fool to remain sane, ma gli svedesi hanno fatto un paio di dischi davvero interessanti. Nel primo, In lust we trust, c’è spazio anche per questa Father of a son, un vero inno scritto proprio da Salo che parla del suo essere gay, del volere un giorno diventare padre, di come alcune argomentazioni contrarie rasentino il patetismo (“hai la mente completamente annebbiata se sei serio quando dici che non vuoi ‘perché saranno bullizzati a scuola’, significa che lasci fare le regole ai bulli”). Gli Ark si sono sciolti quasi dieci anni fa ma il violetto sgargiante della loro musica continua ancora ad echeggiare, perché c’è una frase di questo pezzo che non dovete dimenticare mai: “If you fight love, you’re always a loser”.

 

INDACO

Indigo Girls – Rock and roll Heaven’s gate

 

 

Le ho scoperte quasi per caso le Indigo girls, il riferimento più azzeccato possibile per continuare il nostro arcobaleno con la loro Rock and roll Heaven’s gate: massicce militanti LGBT, massicce come tutto Despite our differences, il disco da cui è tratto il brano che ci godiamo oggi. Una canzone che vede anche la collaborazione di Pink, con cui Amy Ray ed Emily Saliers avevano collaborato già qualche tempo prima per il brano Dear Mr President, che poteva tranquillamente stare nella playlist odierna ma il rosa non è nei sette colori quindi ciao. “E potrebbe arrivare il vento, e potrebbe cadere la pioggia, ma noi reggiamo insieme o non reggiamo affatto” recita l’ultima strofa, poco dopo un verso che significa praticamente tutto: “Devo sapere che c’è qualcuno, da qualche parte, là fuori che canta per noi”. Orgogliosamente.

 

AZZURRO

Elton John – Elton’s song

 

 

Azzurro come la copertina di The fox, uno dei dischi meno di successo di sir Elton John: un peccato, un vero peccato dato che all’interno troviamo un brano emotivamente davvero difficile, uno di quei pezzi che cambierebbero la carriera pressocché di chiunque. Elton’s song è un commosso e commovente poema di un amore proibito, un amore che non ha trovato spazio nelle radio statunitensi negli anni ’80 a causa della sua natura omosessuale. Aiutato da un testo sublime scritto dall’amico Tim Robinson, il baronetto di Pinner racconta della sofferenza di un ragazzo che non può parlare apertamente dell’amore che prova per un suo coetaneo—fa spavento pensare che trent’anni dopo per certi versi ancora sia fin troppo attuale. Elton mette il carico alla fine, con la voce spezzata a invocare una sola, singola notte da passare assieme a questo ragazzo, costi quel che costi.

 

VERDE

David Bowie & Mick Jagger – Dancing In The Street

 

 

Il mood è profondamente diverso per il verde, verde come la camicia che Mick Jagger indossa in quello che i Griffin definirono, in uno degli ultimi sketch effettivamente riusciti del cartone, il video più gay di sempre. La presenza di Bowie, chiaramente, ci dà ulteriore spinta, dato che la sua sessualità da sempre ambigua forse è quella che ci aiuta meglio a entrare nel contesto del Pride: provocatorio e sempre sopra le righe, senza mai mezzi termini, il Duca è un’icona come poche altre (spoiler alert: tra poco ne arriva un’altra ENORME). Ballare nelle strade è anche un side effect di quello che succederà l’8 giugno, una giornata di consapevolezza e necessità di urlare al mondo che “non importa cosa indossi, basta che tu sia qua”. Certo che negli anni ’70-’80 una collaborazione tra Jagger e Bowie poteva dare qualunque risultato, e poi è nato questo. Be’, fico.

 

GIALLO

Britney Spears – Me Against The Music ft. Madonna

 

 

Giallo limone, perché tutto questo nasce da un limone vero e proprio, il bacio saffico che Britney Spears e Madonna si scambiarono agli MTV Video Music Awards del 2003, qualche mese prima di collaborare insieme per Me against the music, tratto da In the zone. Le due sono entrambe icone del mondo LGBT, specie Madonna che chiaramente ha dalla sua un paio di decenni di provocazioni in più—ma non solo, dato che più di una volta, sul palco e nelle interviste, ha ribadito il bisogno di concedere a tutti gli stessi diritti a prescindere dall’orientamento sessuale. Poi quel bacio, più che scandalo, fece rumore: sia chiaro, il rumore che segue quasi naturalmente un gesto del genere fatto in diretta mondiale, ma credo che fu positivo per tutti gli adolescenti e post adolescenti del tempo dato che anche allora avevamo i nostri influencer.

 

ARANCIONE

Sufjan Stevens – Mystery of Love

 

 

Ho sempre letto tra me e me in modo sbagliato il nome di Sufjan Stevens, e l’ironia meravigliosa di tutto questo è detonata tra le mie mani quando ne parlarono in tv per Mistery of love, brano capolavoro che faceva da sfondo a Call me by your name, il film di Luca Guadagnino di cui chiunque ha detto qualcosa, in positivo o negativo, un annetto e mezzo fa. Arancione come l’albicocca, come qualche pesca, frutti che troviamo a vario titolo nel lungometraggio che racconta di Elio e Oliver, di una storia d’amore nel nord Italia dei primi anni ’80, in un paesino vicino Crema. Un film da subito simbolo di un amore delicato, con questa canzone che gli fa meravigliosamente da sfondo, che riempie con armonia i sussulti emotivi creati da un superbo Guadagnino. Se poi qualcuno mi spiegasse perché Mistery of love non ha vinto l’Oscar come miglior colonna sonora, poi, dormirei anche meglio.

 

ROSSO

Sia – Alive

 

 

Il colore della passione chiude il nostro arcobaleno, e la passione è incarnata in una delle voci più belle del ventunesimo secolo, perché Sia ha una potenza nelle corde vocali praticamente ineguagliabile a livello mainstream. Queer per autodefinizione, Sia chiude la playlist con un brano che aveva scritto per Adele che solo Iddio sa quanto io possa ringraziare per averla scartata; nelle mani di Sia, con produzione di Jesse Shatkin (lo stesso, per intenderci, di Chandelier), Alive diventa un mare in tempesta, diventa un uragano emotivo pronto ad abbattere ogni ostacolo sul suo passaggio, diventa una bomba atomica che fa piazza pulita delle cattive esperienze, dando vita a nuovi inizi, a una rinnovata voglia di autodeterminarsi, di urlare al mondo a pienissimi polmoni che, cazzo!, sì, sto ancora respirando—I’M ALIVE. Ci vediamo in piazza, per urlarlo con tutta la forza e la gioia possibile, giorno 8 al Pride.

 

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