È stata una settimana strana, ci avete fatto caso? È scivolata via più liscia del previsto, con un po’ di maltempo a ricordarci che è ancora inverno ma con il sole a spingere forte sulle serrande per dirci che la prossima sarà la settimana che ufficialmente ci porterà in primavera. Tempo, quindi, di fare pace con quanto accaduto in questa fredda stagione, perché qua tempo un attimo e siamo in estate a fare le foto ai cruscotti con temperature africane, ve lo dico. Via quindi a una playlist pensata per chi vuole chiudere una porta e aprire un portone: 3, 2, 1, via.

 

The Corrs – Breathless

Inizia con un doppio “go on”, inizia con la voglia di muoversi e andare avanti il primo brano della playlist odierna. I Corrs sono un gruppo irlandese formato dai quattro Corr, un fratello e tre sorelle—una delle quali, Andrea, è l’amore fatto donna pertanto ehi tu porco levale gli occhi di dosso. Breathless è primaverile, leggera, figlia di un disco, In blue, che rappresenta il maggiore successo commerciale della band (una decina di milioni di copie vendute in tutto il mondo). C’è la voglia di fare un passo avanti in un rapporto con una persona, c’è il desiderio di essere desiderati, a tratti anche la sfida verso questo futuro partner, la spinta a provarci. Perché le relazioni sono spesso così, spesso ma mica sempre, mica è sempre una gara a chi resiste di più (per fortuna).

 

Frah Quintale – Cratere

Mentre ieri pomeriggio tornavo dallo stadio ho deciso di ascoltare Rolls Royce di Achille Lauro e nella radio del brano è partita Cratere che non sentivo da un botto e instantaneamente ho iniziato a canticchiarla come se l’avessi ascoltata in loop durante tutta la partita del Messina (e forse era meglio farlo). Forse uno dei brani più rappresentativi dell’argomento odierno, il buon Frah ci racconta una rottura difficile da digerire analizzando la parte più delicata, quella in cui si presentano periodi in cui con l’ex partner si sarebbero creati nuovi ricordi, dolci come quelli nati in passato. Nostalgica e con un tentativo di menefreghismo negato neanche tanto fra le righe, qui a Frah Quintale si vuole molto bene perché riesce a non essere banale parlando di dolore, e questa è una cosa importante.

 

Justin Timberlake – Cry me a river

Se Michael Jackson fosse nato vent’anni dopo sarebbe diventato Justin Timberlake. È un’affermazione pesante ma basata sul fatto che Justin Timberlake è probabilmente l’artista più completo della sua generazione, che unisce innate abilità in canto e ballo a una quasi assoluta incapacità nell’uscire con musica brutta. Ok, i gusti sono gusti, tutto quello che volete, ma parliamo di parametri oggettivi, di produzione, di suoni, di capacità di anticipare l’onda grande e non seguire le tendenze. Per celebrarlo oggi scegliamo Cry me a river, un brano che a suo dire lo ha aiutato molto a superare la rottura con Britney Spears, che a superare la rottura con QUELLA Brit in tanti avrebbero dovuto scrivere sei dischi.

 

The Zen Circus – La festa

Il 14 era il nono anniversario del mio primo concerto degli Zen Circus, che come chiunque mi conosce sa è uno dei gruppi della mia vita. Quando sono andati a Sanremo ero sinceramente entusiasta per loro, perché meritavano una vetrina simile, negli ultimi giorni invece m’è presa tristezza perché non sarò al Paladozza il 12 aprile per il decennale di Andate tutti affanculo. Per tirare avanti (e stare quindi a tema con la playlist odierna), però, scelgo il secondo inedito tratto da Vivi si muore, la raccolta uscita proprio nel periodo di Sanremo, perché La festa è un singolo potente, dirompente, amaro. Un singolo che parla di fine e di accettazione della fine, perché tutti abbiamo una cicatrice che vogliamo mostrare, di cui andiamo fieri. Anche perché, è chiaro: la tristezza passerà e un altro cuore esploderà. Basta, semplicemente, non dimenticarlo mai.

 

Motorpsycho – Feel

Il peso principale nel superare una difficoltà è ammettere a sé stessi e (in un’epoca così social) indirettamente rendere conto anche ad altri che qualcosa non va. Ogni demone della propria vita è in qualche modo a rischio pubblicità, anche per lati che dovrebbero essere costanti come un rapporto con parenti stretti; i fantasmi possono apparire quando meno te lo aspetti e tu, a quel punto, sei costretto a combatterli e tieni per te il pensiero doloroso di qualcosa che sta finendo, che poi è spesso anche qualcos’altro che inizia, con modi e tempi differenti. Feel dei Motorpsycho inizia con una fine e finisce con un inizio, e questo ci fa capire che ogni fine può riservare qualcosa di grandioso, perché Feel è il brano di apertura di Timothy’s monster, uno di quei dischi che ti cambia la vita, e cambiare la propria vita, in fondo, altro non è che chiudere una porta per aprire un portone.

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