ROMA. “Nessun risarcimento, le richieste di indennizzo da parte della Stretto di Messina sono infondate“. Così, una volta per tutte, il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio mette la parola fine alle pretese che la Spa che avrebbe dovuto costruire il ponte sullo Stretto (in liquidazione dal 2013) aveva avanzato, chiedendo 325 milioni di euro allo Stato, a causa del “pregiudizio scaturente dalla mancata realizzazione dell’opera, indotta dal venir meno della convenzione di concessione”.
“Il ministero sostiene l’infondatezza della pretesa risarcitoria avanzata dalla società Stretto di Messina”, ha spiegato il ministro durante un question-time in parlamento, rispondendo a un’interrogazione del vicepresidente della commissione trasporti della Camera, Vincenzo Garofalo, che ovviamente ha espresso soddisfazione.
“Il Governo proceda in questa direzione – ha spiegato il deputato di Area Popolare – Dopo 3 anni dalla messa in liquidazione della società Stretto di Messina la sensazione era che si volesse mantenere in vita una società che non ha adempiuto allo scopo per il quale era stata costituita che, tra l’altro, potrebbe essere efficacemente realizzato da altra società dello Stato, Anas o Ferrovie. Questa è la seconda interrogazione che presento in merito, la prima al Ministero dell’economia e delle finanze. Mi auguro che in tempi brevi si chiuda questa vicenda che vede pretese risarcitorie avanzate dallo Stato contro se stesso in una partita senza senso della quale fanno le spese solo i cittadini”.
Delrio ha spiegato che il ministero ha sposato le indicazioni della Corte dei Conti, secondo la quale i costi di progettazione sono sempre stati coperti tramite aumenti di capitale. “Il riconoscimento di qualsiasi ulteriore somma sarebbe una duplicazione dei costi con aggravio sui saldi di finanza pubblica”, ha concluso il ministro.
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