MESSINA. «Apprendiamo dell’ultimo diniego del Governo Conte, stavolta giunto per bocca del ministro Provenzano, al progetto del Ponte sullo Stretto e all’eventuale utilizzo del Recovery fund per realizzare l’opera. Con amarezza dobbiamo rispondere che, purtroppo, l’unica incompatibilità che vediamo è quella fra la visione di Roma, sostenuta paradossalmente da ministri ed esponenti siciliani che ci governano, e l’orizzonte, l’obiettivo, dello sviluppo della Sicilia e dell’intero Sud».

Lo afferma l’assessore alle Infrastrutture della Regione Sicilia Marco Falcone, replicando al ministro Giuseppe Provenzano secondo il quale  “i tempi del Ponte sono incompatibili con quelli del Recovery Fund”.

«Assistiamo da mesi a un balletto mediatico – prosegue l’esponente del Governo Musumeci – condito di retromarce, annunci roboanti e fantasie come il tunnel dello Stretto, quando invece la doverosa responsabilità di governo imporrebbe soltanto chiarezza nei confronti dei siciliani: il Governo Conte non vuole il Ponte, non vuole recepire le aspettative di crescita dell’intero Mezzogiorno. Basterebbe ammetterlo per chiudere questo teatrino e rinviare tutto al 2023. Quando, cioè, il centrodestra finalmente al governo del Paese potrà dedicarsi, senza il freno delle tare ideologiche, alla svolta epocale del Ponte».

A prendere posizione sulla questione anche la “Rete No Ponte”, che ieri è scesa in piazza a Messina insieme a varie delegazioni provenienti dalle altre città della Sicilia e dalla Calabria. «I soldi del Recovery Fund usiamoli per i servizi, le infrastrutture utili ai cittadini e la messa in sicurezza dei territori», hanno ribadito i partecipanti alla manifestazione lanciata dai militanti storici della Rete No Ponte in seguito al dibattito che ha visto contrapporsi i favorevoli alla costruzione del Ponte sullo Stretto e quelli favorevoli al Tunnel. «In entrambi i casi – secondo i No Ponte – si tratta di un maldestro tentativo, sostenuto da gran parte della rappresentanza politica meridionale, di utilizzare i fondi messi a disposizione dall’Europa a favore delle pochissime società che gestiscono la politica delle Grandi Opere. Nei fatti, si tratterebbe di dirottare risorse pubbliche su opere a carattere speculativo.  La manifestazione di oggi (ieri, ndr) aveva l’obiettivo di impedire tale esito e imporre al Governo nazionale una agenda politica diversa in tema di investimenti pubblici».
«Le nostre strade – affermano gli organizzatori – non ricevono manutenzione; le scuole cadono a pezzi, così come buona parte dell’edificato urbano; nelle nostre città i servizi si riducono sempre più e sono sempre più cari; ogni volta che piove rischiamo di perdere la vita travolti da una frana; aumentano disoccupazione e povertà. Se l’immensa liquidità che arriverà dall’Europa non verrà utilizzata per affrontare questi problemi per Messina, la Sicilia e il Sud sarà la fine di ogni speranza. Con la manifestazione di oggi – concludono – abbiamo ribadito che il futuro siamo noi a doverlo scrivere. Se le politiche di gestione del Recovery Fund del Governo disegnano un destino di arretratezza tocca a noi impedirlo. La istanze di tanti che hanno partecipato alla manifestazione non possono rimanere inascoltate. Non possono restare inascoltate le parole del popolo No Ponte, che chiede di essere ricevuto dal Governo. Tocca a noi cittadini dire cosa è utile per i territori».
Subscribe
Notify of
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments