MESSINA. Nelle partecipate messinesi ci lavorano circa 1300 dipendenti. Mille di loro ci sono entrati senza concorso: a vario titolo, tra Messinambiente, Ato3, Atm e Amam, negli anni si era assunti per chiamate dirette, stabilizzazioni “natalizie”, riassorbimenti da coop, sentenze giudiziarie e categorie “protette”, ma nessuna evidenza pubblica.

Altri 1900 sono i dipendenti diretti di palazzo Zanca, buona parte dei quali sono negli anni stati riassorbiti da terminalisti, contrattisti, pracari a vario titolo: anche loro, senza concorso. Poi ci sono le aree dirigenziali, ventuno, da pianta organica, ed i cinquecento dipendenti delle cooperative che operano nei servizi sociali.

La soluzione per razionalizzare il personale comunale? Secondo Cateno De Luca è semplice: Intanto l’eliminazione dei venti dipartimenti con relativi incarichi dirigenziali “con risparmio di oltre 1,5 milione di euro annuo”, e al suo posto la creazione di sole 4 macroaree (amministrativa ed affari generali – economico finanziaria e programmazione – tecnica e progettazione – polizia municipale e sicurezza del territorio).

Altrettanto radicale la soluzione per le aziende miste: messa in liquidazione delle società partecipate ed inserimento nella dotazione organica di tutto il personale previa riqualificazione professionale e ricollocazione in base alle risultanze dei carichi di lavoro, e gestione in house dei servizi sociali con accreditamento del comune ed eliminazione delle cooperative ed utilizzo del personale dell’indotto già in servizio.

E per il personale di palazzo Zanca, drammaticamente sottodimensionato secondo i coefficienti nazionali? “Aumento delle ore ai precari e relativa stabilizzazione in presenza dei presupposti di legge”, spiega De Luca.

 

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