MESSINA. Poco meno di un anno fa l’abbattimento del palazzo settecentesco (piuttosto male in arnese) tra via Cesare Battisti e via degli Orti, con un codazzo di polemiche che hanno coinvolto persino Vittorio Sgarbi, all’epoca assessore regionale alla Cultura,e lancio di accuse incrociate e scarico di responsabilità tra istituzioni. Oggi, quasi un anno dopo, per l’area arriva il vincolo archeologico.

“Si comunica che questa Soprintendenza ha avviato le procedure propedeutiche per sottoporre a vincolo archeologico i terreni individuati (quelli dell’are dell’isolato 96, ndr) limitatamente al sottosuolo, in quanto interessato dalla presenza delle stesse necropoli ellenistico romana rintracciate attraverso scavi sistematici nell’aria attigua”, si legge nella comunicazione che la Soprintendenza manda al Comune di Messina: nell’area è stata ritrovata una necropoli che è stata assoggettata negli anni a scavo archeologico in modo frammentario, e a seguito di questa attività sono venute alla luce diverse tombe, la più mastodontica delle quali si trova conservata sotto la scalinata che conduce dalla via Cesare Battisti alla via degli Orti. Questo non aveva impedito, un anno fa, che le ruspe entrassero indiscriminatamente in azione, circostanza alla quale si è parzialmente posto rimedio oggi.

Perché non sarà l’intera area, ma soltanto il sottosuolo dell’area parzialmente sgomberata a gennaio dello scorso anno, quindi, ad essere posto sotto tutela: sopra, circondata dalla rete di cantiere, ciò che resta della casa del tardo ‘700 che si vedeva fare capolino dalla via Cesare Battisti, testimonianza dell’architettura civile messinese posteriore al sisma del 1783, che ha saputo resistere al terremoto del 1908 e alle bombe della Seconda Guerra mondiale, ma non all’uomo. Al suo posto, secondo il principio della “demolizione e ricostruzione”, il progetto prevede che sorga un palazzo da ventidue piani: le operazioni di sgombero dell’area, però, sono rimaste al palo da quando, qualche giorno dopo l’abbattimento del palazzo, la Soprintendenza ha bloccato tutto, sostenendo che la demolizione fosse avvenuta “diversamente dall’obbligo di comunicazione preventiva“.

Adesso, dopo quasi un anno, arriva il vincolo archeologico. Per il sottosuolo. Con la raccomandazione secondo la quale “chiunque arrechi danno a un monumento o ad altra cosa di cui sia noto il rilevante pregio, incorre nelle sanzioni di cui all’articolo 733 del codice penale”.

 

 

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