MESSINA. L’operazione “Provinciale”, che ha portato agli arresti domiciliari il candidato al consiglio comunale Natalino Summa, e il padre, l’ex consigliere provinciale Antonino Summa, entrambi ai domiciliari, si è intrecciata per breve tempo con la politica messinese.

Antonino Summa si presenta alle amministrative del 2018 nella lista “Antonio Saitta sindaco di Messina”, a sostegno dell’allora candidato del centrosinistra Antonio Saitta nella corsa alla poltrona più alta di Palazzo Zanca. Nonostante l’ottimo risultato individuale, 868 voti, praticamente il doppio del secondo di lista, per Summa le porte del Comune di Messina rimangono chiuse, perché la lista non supera il 5% di sbarramento, attestandosi intorno al 4,7%.

Al ballottaggio, Summa cambia decisamente schieramento, e tra il candidato indipendente Cateno De Luca, e quello del centrodestra Placido Bramanti, decide di sostenere il primo, “per non consegnare la città ai Genovese e ai Bramanti”, spiega motivando la sua scelta di campo, in un video pubblicato sulla pagina dello stesso De Luca durante un comizio a Villa Dante. Tra il breve discorso di entusiastico sostegno di Summa, ed il comizio vero e proprio di Cateno De Luca, interviene anche il padre Antonino Summa, già consigliere provinciale per tre volte, l’ultima delle quali con l’Udc.

Nessuno dei due, Saitta e De Luca, é coinvolto né menzionato all’interno dell’operazione “Provinciale”, nè è mai stato ipotizzato un loro coinvolgimento nelle attività di Summa.

Secondo l’accusa Summa, sottoposto agli arresti domiciliari, avrebbe pagato diecimila euro per il sostegno elettorale del clan Sparacio. Le indagini tecniche degli investigatori peloritani hanno consentito “di captare alcune inequivoche conversazioni”, inerenti proprio la prova dell’offerta di denaro, per una somma pari a 10.000 euro, effettuata “al boss dal candidato politico, affinché procurasse un congruo numero di voti per la propria scalata elettorale”, spiegano gli inquirenti.

Questa attività di procacciamento “vedeva in Francesco Sollima, 52 anni, ritenuto trait d’union tra il politico Natalino Summa ed il boss Salvatore Sparacio, che l’aspirante consigliere comunale incontrava con il padre Antonino Summa, 81 anni”. “I riscontri eseguiti hanno consentito di documentare come l’accordo illecito raggiunto consentisse di raccogliere, nei quartieri di operatività del gruppo mafioso, ed altri a questo collegati, in totale, ben 350 voti”, spiegano gli investigatori.

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