PALERMO. C’è anche un candidato al Consiglio comunale di Messina, non eletto nel 2018, tra gli arrestati della maxi operazione coordinata dalla Dda di Messina che all’alba di oggi ha portato all’emissione di 33 misure cautelari. In manette è finito Natalino Summa, 52 anni, che nella primavera del 2018 si era candidato al consiglio comunale nella città dello Stretto (in una lista di centrosinistra). Ma il 10 giugno 2018 non fu eletto. L’uomo è accusato di voto di scambio. Alle amministrative ottenne 868 voti, risultando di gran lunga il più votato della lista, che non raggiunse però lo sbarramento del 5%.

“I riscontri eseguiti – spiegano le forze dell’ordine – consentivano di documentare come l’accordo illecito raggiunto consentisse di raccogliere, nei quartieri di operatività del gruppo mafioso, ed altri a questo collegati, in totale, ben 350 voti”.

Secondo l’accusa Summa, sottoposto agli arresti domiciliari, avrebbe pagato diecimila euro per il sostegno elettorale del clan Sparacio. Le indagini tecniche degli investigatori peloritani hanno consentito “di captare alcune inequivoche conversazioni”, inerenti proprio la prova dell’offerta di denaro, per una somma pari a 10.000 euro, effettuata “al boss dal candidato politico, affinché procurasse un congruo numero di voti per la propria scalata elettorale”, spiegano gli inquirenti.

Questa attività di procacciamento “vedeva in Francesco Sollima, 52 anni, ritenuto trade union tra il politico Natalino Summa ed il boss Salvatore Sparacio, che l’aspirante consigliere comunale incontrava con il padre Antonino Summa, 81 anni”. “I riscontri eseguiti hanno consentito di documentare come l’accordo illecito raggiunto consentisse di raccogliere, nei quartieri di operatività del gruppo mafioso, ed altri a questo collegati, in totale, ben 350 voti”, spiegano gli investigatori. (Fonte AdnKronos)

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