MESSINA. All’esito dell’operazione nota come “Gotha 7”, conclusa nel dicembre 2017, la Procura della Repubblica presso il Tribunale e la Questura di Messina hanno avviato – secondo una strategia di contrasto ormai da tempo adottata sull’intero territorio nazionale, dalla Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, che prevede un modello operativo innovativo, caratterizzato dallo svolgimento in parallelo delle investigazioni penali e di prevenzione antimafia – le indagini relative ad una proposta di misura patrimoniale a carico di uno dei soggetti tratto in arresto nella menzionata inchiesta, per concorso esterno nell’associazione mafiosa dei cd. “barcellonesi”.
Si tratta dell’imprenditore messinese Giuseppe Busacca, un infermiere oggi in pensione, già consigliere comunale presso il Comune di Milazzo (ME), condannato con sentenza non definitiva, attualmente sottoposto agli arresti domiciliari, che risponde della citata imputazione penale per una serie di condotte che, poste in essere grazie al suo pregresso ruolo di pubblico amministratore, hanno consentito al sodalizio di ottenere l’aggiudicazione di appalti pubblici ad aziende di proprietà dei sodali, nonché individuare le aziende che, assegnatarie di altri lavori pubblici, venivano sistematicamente sottoposte ad estorsione. Grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, in parte riscontrate nel tempo dai Commissariati distaccati di P.S. di Milazzo e Barcellona Pozzo di Gotto, emergeva anche il suo ruolo di “gestore” di alcune attività imprenditoriali nel contesto ricreativo/ristorativo, in realtà riferibili ai “boss” del sodalizio.
Le indagini patrimoniali finalizzate all’elaborazione della proposta di applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro finalizzato alla confisca, formulata congiuntamente dalle due Autorità proponenti (Procuratore della Repubblica e Questore) ai sensi dell’art. 17, comma 3 bis del D. Lgs n. 159/2011, hanno assunto una specifica peculiarità, in quanto sono state condotte dalla Divisione Anticrimine della Questura e dal Servizio Centrale Anticrimine parallelamente ad una complessa un’attività di indagine penale (nella quale sono state condotte attività tecniche di intercettazione telefonica ed ambientale, nonché effettuati accessi presso istituti creditizi e perquisizioni) seguita dal Commissariato distaccato di P.S. di Milazzo (ME). Tale modalità ha consentito, da un lato, di “arricchire” di contenuti la misura di prevenzione e, dall’altro, di ampliare lo spettro esecutivo dei provvedimenti che, oggi, allo stato delle indagini e dell’apprezzamento del Tribunale, assicurano l’ablazione di numerose attività imprenditoriali e beni strumentali.
Difatti, nell’ambito delle attività di indagine patrimoniale, è stata rilevata la figura e sono state cristallizzate le condotte di un ulteriore soggetto, noto imprenditore milazzese, attivo da moltissimi anni nel campo della pubblica assistenza e della formazione, titolare di numerose cooperative sociali, agricole e faunistiche (queste ultime allocate nell’area nebroidea), il quale aveva, in realtà, partecipato sin dall’inizio agli investimenti del sodalizio mafioso nel settore del pubblico intrattenimento, giovandosi di erogazioni pubbliche conseguite in maniera fraudolenta, le cui attività espansive sul territorio erano state successivamente finanziate grazie ad un imponente giro di false fatturazioni per operazioni inesistenti, anche in questo caso gravanti su pubblici contributi derivanti da appalti per lo svolgimento di servizi socio-assistenziali a Messina, Milazzo, Taormina e numerosi altri comuni messinesi, catanesi, sardi e romani.
Si è avuto modo di rilevare che agli stessi soggetti ed agli altri “prestanome” individuati in corso di indagine patrimoniale e giudiziaria erano riferiti beni e consistenze relativi a numerose attività ricreative (discoteche, sale per cerimonie, lounge bar, ristoranti), alberghi, strutture ricettive, cooperative sociali, agricole e faunistiche, immobili (taluni dei quali di notevole pregio), nonché consistenti beni strumentali e importanti somme di denaro trasferite all’estero, quali ricavi dell’illecita attività.
Per entrambi i soggetti oggetto di esecuzione dell’odierno provvedimento di ablazione patrimoniale, le indagini hanno, inoltre, disvelato la loro partecipazione a “super-società di fatto” e strutture societarie piramidali destinate a dissimulare l’origine illecita dei capitali ed il loro reimpiego in attività economiche apparentemente lecite, oltre che a dissimulare il circuito illegale del danaro, tramite la creazione di società “cartiere”, ovvero utilizzando i fondi pubblici assegnati alle cooperative sociali nel contesto della formazione professionale e per la gestione di strutture residenziali per anziani (alcune delle quali solo apparentemente tali, ma in realtà utilizzate per la gestione di un importante esercizio alberghiero nel comune mamertino collocato in una posizione strategica, e per la realizzazione, con fondi pubblici destinati a lavori di “ristrutturazione” degli edifici adibiti a residenze socio-assistenziali, di immobili di assoluto pregio destinati ad abitazioni familiari dei soggetti colpiti dall’odierno provvedimento), trasporto disabili e studenti, servizi di assistenza domiciliare, case rifugio per minori stranieri, emarginati, disagiati, attività di sportello sociale per famiglie in condizioni disagiate, servizi di segreteria e pulizie per poliambulatori pubblici gestiti dalle ASL locali, oltre che elettricisti ed operai, che hanno fruttato, solo tra gli anni 2000/2014, introiti superiori ai 100 milioni di Euro, successivamente riciclati nella casse sociali o distratti per finalità personali o per creare provviste di denaro occultate in fondi esteri.
Di fatto, nell’ambito degli accertamenti patrimoniali è stato possibile “ricostruire” un ventennio di operatività mafiosa nel tessuto sociale ed economico mamertino, con diramazioni anche nel capoluogo, che, in virtù del provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Messina, ha consentito, oggi, l’ablazione di 16 società, di capitali e cooperative sociali, queste ultime oggetto di una serie di interposizioni fittizie ma tutte riferibili ai due soggetti milazzesi, anche tramite l’interposizione fittizia di uno dei figli di questi, anch’egli già pubblico amministratore a Milazzo, le cui attività spaziano dai servizi sociali, in quanto discusse assegnatarie di pubblici appalti per oltre un ventennio, alle cooperative agricolo/faunistiche e di trasformazione di prodotti suini site nell’area nebroidea, ove fruiscono di pubbliche sovvenzioni nel settore agricolo, grazie ad una serie di truffe in danno delle erogazioni gestite dall’AGEA ed ad attività continuate di turbata libertà negli incanti per l’aggiudicazione dei terreni agricoli ove sono oggi allocate le cooperative agricolo/faunistiche, destinate alla produzione di suini ed alla macellazione dei prodotti, con marchio “DOC” sull’intero territorio nazionale.
Grazie all’ampia collaborazione fornita dalle sedi locali dell’Agenzia delle Entrate, si è potuta rilevare, inoltre, una colossale opera di defiscalizzazione, anche attraverso la creazione di falsi crediti di imposta, utilizzati anche per occultare le imponenti rendite di gestione, e soprattutto la sistematica utilizzazione delle cooperative sociali ed agricole quali vere e proprie società di capitali, pur giovandosi dei regimi di semplificazione fiscale, tributaria e lavoristica alle stesse concesse, allo scopo precipuo di abbattere radicalmente i costi di gestione e la tassazione relativa.
Inoltre, la comprovata “confusione” di capitali e beni che sono transitati tra le società di capitali che gestiscono i locali di pubblico intrattenimento e le cooperative, ha consentito di disvelare imponenti operazioni di riciclaggio, artatamente nascoste nei fallimenti di talune società di capitali (alle quale ne sono subentrate altre con nuovi prestanome) rivelatisi operazioni di bancarotta fraudolenta, in esito alle quali si è potuto intercettare un cospicuo spostamento di capitali all’estero.
Dallo svolgimento delle indagini patrimoniali è, infine, emerso che le compagini societarie destinatarie dell’odierno provvedimento di sequestro abbiano percepito finanziamenti pubblici erogati dallo Stato nel quadro delle misure a sostegno dell’economia in conseguenza dell’attuale emergenza sanitaria legata al COVID-19, per un importo complessivo di circa 500.000 euro.
Le risultanze delle indagini svolte dalla Divisione Anticrimine e dal Servizio Centrale Anticirimine, sul fronte della prevenzione, e dal Commissariato di Milazzo, sul fronte penale, hanno consentito di formulare contestualmente una proposta di applicazione della misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale nei confronti dei menzionati soggetti, sulla base della rilevante pericolosità sociale dagli stessi espressa, sia “qualificata” (uno risulta condannato ancorché non definitivamente, per concorso esterno dell’associazione mafiosa dei barcellonesi, tanto da essere ristretto agli arresti domiciliari sin dall’esecuzione dell’o.c.c. “Gotha 7” dal dicembre 2017, mentre l’altro è oggi indiziato di analogo reato, nonché di intestazione fittizia di beni aggravata dalla finalità mafiosa, riciclaggio e impiego di beni di provenienza illecita ed altro nell’ambito del “parallelo” procedimento penale, unitamente ad altri 5 soggetti le cui condotte hanno assunto rilievo penale, ma soprattutto risponde, nelle sue condotte di truffa aggravata in danno dello Stato), che “generica”, poiché soggetti che vivono abitualmente con i proventi di attività delittuose.
Il valore dei beni, gli assetti societari e le attività oggetto dell’odierna esecuzione patrimoniale è stimato in circa 100 milioni di Euro.
Con riferimento ai conti esteri, è stata attivata, per la prima volta nell’area messinese, la procedura del “congelamento dei beni” introdotta dal Regolamento (UE) 2018/1805 per il riconoscimento reciproco dei provvedimenti di congelamento e confisca recentemente introdotto anche nell’ordinamento italiano.
In ragione di quanto sopra, le attività soggette ad accertamenti antimafia ai sensi delle vigenti diposizioni in materia di pubblici appalti, concessioni ed autorizzazioni, verranno segnalate al Prefetto l’adozione di provvedimenti interdittivi.