MESSINA. Va avanti il processo per la morte subito dopo il parto della cantante messinese Lavinia Marano. Poco meno di un anno fa il verdetto del giudice monocratico di primo grado, Rita Sergi, che condannava quattro medici a un anno di reclusione (con pena sospesa) e ne assolveva sei (qui il link all’articolo con tutta la storia e i capi  d’accusa), e stamattina la richiesta formulata dal sostituto procuratore generale Adriana Costabile in sede di Corte d’Appello per verificare altri fatti in capo ai quattro condannati (Onofrio Triolo, Antonio Denaro, Roberta Granese e Vittorio Palmara), per la quale sarà affidato un incarico il 5 dicembre.

Cosa c’è da accertare? «In particolare – si legge nell’ordinanza della Corte d’Appello – deve essere accertato se vi sia stata negligenza imprudenza o imperizia nella scelta di disporre l’induzione medica al travaglio della paziente Marano Lavinia; se immediatamente dopo il parto cesareo la stessa paziente avrebbe dovuto essere sottoposta ad infusione continua di nalador al fine di prevenire l’atonia post partum dell’utero; se dopo il parto cesareo avrebbe dovuto la paziente essere ricoverata in reparto di terapia intensiva perché altamente esposta al rischio di emorragia; se, dopo il verificarsi dell’emorragia avrebbe dovuto essere praticata immediatamente una isterectomia ovvero se era conforme alle linee guida e alle condizioni concrete della paziente la scelta di applicare il Bakri Baloon; se, dopo l’intervento di cui al punto che precede, erano state approntate tutte le misure necessarie consigliate dalla buona pratica medica o dalle linee guida per monitorare la paziente al fine di assicurare un pronto intervento nel caso in cui il sanguinamento fosse proseguito; se dopo tale ultimo intervento avrebbe dovuto la paziente essere ricoverata in reparto di terapia intensiva perché altamente esposta al rischio di emorragia; se eventuali condotte negligenti, imprudenti o imperite siano caratterizzate da colpa grave o da colpa lieve e se esiste un nesso causale tra le scelte o le condotte commissive o omissive di ciascuno degli imputati, così come oggetto di contestazione, e l’evento morte occorso alla paziente».

Per rispondere ai quesiti è stato necessario nominare un collegio peritale composto da uno specialista in medicina legale (il professore Stefano De Pasquale Cerrati) e da un ginecologo (il dottore Paolo Scollo Direttore della Divisione di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Cannizzaro di Catania). Il collegio dei giudicanti, invece, è composto dal presidente Carmelo Blatti e dai consiglieri Daria Orlando e Luana Lino.

La 44enne era stata ricoverata al Policlinico per partorire. Il 22 settembre aveva dato alla luce il figlio con il parto cesareo, il piccolo è nato in perfette condizioni. Poi era sorta la necessità di intervenire per arrestare un’emorragia. I medici avevano dovuto asportare l’utero. Purtroppo le condizioni della donna sono peggiorate fino al mattino successivo, quando è deceduta. Sul caso la procura aveva aperto un’inchiesta sfociata nella richiesta di rinvio a giudizio per omicidio colposo nei confronti di dieci “camici bianchi” da parte del sostituto procuratore Rosanna Casabona, accolta a novembre 2018 dal gip Tiziana Leanza. A giugno 2019 l’inizio del processo e lo scorso novembre, a termine della requisitoria, il sostituto procuratore Anna Maria Arena ha chiesto la condanna a due anni di reclusioni  per nove medici e l’assoluzione nei confronti di uno “per non avere commesso il fatto”. Nello specifico, ad essere rinviati a giudizio erano stati Onofrio Triolo, il responsabile del reparto, i medici Antonio Denaro, Rosario D’Anna, Roberta Granese, Tommasa Quattrocchi, Vittorio Palmara, l’anestesista Pasquale Vazzana, le ostetriche Angela Lacerna Russo e Serafina Villari, l’infermiera Maria Grazia Pecoraro. L’assoluzione, accolta, era stata richiesta per D’Anna.

I familiari si erano costituiti parte civile attraverso gli avvocati Nunzio e Franco Rosso, Giovanni Caroè e  Carola Flick, mentre il collegio dei difensori era composto dagli avvocati Daniela Agnello, Tommaso Autru Ryolo, Benedetto Calpona, Carlo Autru Ryolo, Emanuela Trimarchi, Giuseppe Carrabba, Maurizio Cacace, Giuseppe Santilano, FrancescoRizzo, Flavia Maria Fiorenza Buzzanca, Agatino BellomoEttore Cappuccio e Rina Frisenda.

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