MESSINA. Stavolta sono stati ventiquattro. Su quaranta. Ventiquattro consiglieri che, sotto lo sguardo a metà tra il rassegnato ed il minaccioso dei lavoratori, hanno discusso, per l’ennesima volta, la delibera che affida a MessinaServizi Bene Comune il servizio di igiene ambientale. E poi hanno votato. Ed è caduto il numero legale.

Quella di oggi è stata una seduta paradigmatica di come funzionano le cose in consiglio comunale da qual che tempo: seduta convocata per le 14.30, iniziata alle 15.10 e sospesa dopo qualche minuto, ripresa con una richiesta di prelievo della delibera da parte di Lucy Fenech di Cambiamo Messina dal basso, poi di nuovo una sospensione “di cinque minuti”, come ha annunciato la presidentessa del consiglio Emilia Barrile: alle 17.00 di fatto la discussione non era nemmeno iniziata. E non è andato meglio nel prosieguo.

Durante la precedente mezza dozzina di inconcludenti sedute, erano stati già approvati poco meno di una trentina di emendamenti. Alla richiesta di prelievo, ieri, di emendamenti ne sono stati presentati altri tre: ecco, tutta la discussione, un’ora e mezza, è stata dedicata a capire se i tre nuovi emendamenti sarebbe stato possibile portarli al voto. In quel momento, in aula di consiglieri ce n’erano ventisei. Un numero sufficiente a votare la delibera. E invece no.

La sensazione, stavolta, è che la delibera non sarebbe passata, e che di bocciarla non c’è alcuna voglia (ma nemmeno di approvarla, pare). Il fatto è che intorno alla disputa tra amministrazione guidata da Renato Accorinti e rappresentata in questo caso dall’assessore all’Ambiente Daniele Ialacqua da un lato, e opposizione tra l’altro, ci sia una partita più grande. E cioè cosa ne sarà di Messinambiente, ma soprattutto di MessinaServizi, società che sembra essere nata col piede sbagliato  e che ogni giorno che passa sembra sempre più vulnerabile.

Per l’amministrazione la strada è tracciata e non si modifica (e d’altra parte la delibera che da un mese si tenta invano di votare è una mera formalità, perchè la MessinaServizi, ed il suo statuto, sono state approvate a febbraio e costituite a marzo), per l’opposizione, è necessario sedersi attorno ad un tavolo tecnico, preferibilmente in Prefettura, e modificare termini e contenuti della nuova società. Nel frattempo, si tira fin che si può.

Un’ora e mezza dopo l’estenuante discussione procedurale, alle 18.30 Emilia Barrile mette al voto il proseguimento con gli emendamenti. Un paio di consiglieri escono dall’aula, votano in venti (Carlo Abbate, Cecilia Caccamo, Lucy Fenech, Gaetano Gennaro, Francesco Pagano, Maurizio Rella, Ivana Risitano, Pippo Trischitta e Benedetto Vaccarino i favorevoli, astenuti o contrari Piero Adamo, Elvira Amata, Emilia Barrile, Nino Carreri, Daniela Faranda, Nino Interdonato, Antonella Russo, Peppuccio Santalco, Nora Scuderi, Donatella Sindoni e Daniele Zuccarello), numero legale non valido. Si aggiorna a un’ora, e un’altro niente di fatto. In aula rimangono i soli Abbate, Adamo, Barrile, Caccamo, Cantali, Fenech, Gennaro, Gioveni, Interdonato, Rella, Risitano, Russo, Santalco e Sindoni. Tutti a casa. Di nuovo.

Dagli spalti si rumoreggia. la pazienza è agli sgoccioli.

 

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