MESSINA. “Riteniamo che quanto accaduto sia di una gravità inaudita. Ancora una volta il sindaco, così come già aveva fatto con la delibera di liquidazione di Atm, voleva costringere il Consiglio  Comunale ad assumere decisioni importanti per la collettività fornendo informazioni distorte che non consentono di formarsi una opinione corretta dei fatti”. 

Parole degli attivisti del movimento Cambiamo Messina dal Basso, che tornano nuovamente a prendere posizione sull’applicazione della Legge Madia dopo il fallimento di Messinambiente, e in particolare sul quesito inviato dal sindaco Cateno De Luca alla Corte dei Conti, “formulato – secondo Cmdb – in maniera errata”.

“La conferma – si legge in una nota – ci proviene dalla lettura del testo originale del quesito che l’ufficio gabinetto del Comune di Messina ci ha trasmesso oggi (ieri, ndr) a seguito della nostra richiesta formale di accesso agli atti del 15 gennaio scorso. Infatti il sindaco nel quesito parla di Messinambiente come società pubblica ed in house, quando è notorio che è nata come società mista e non in house. Tutto ciò ci conferma che l’Amministrazione Comunale si nasconde dietro la presunta obbligatorietà dell’applicazione della Madia per attuare quanto da tempo intende fare ovvero privatizzare la gestione del servizio rifiuti. Il movimento CMdB con sempre maggiore convinzione continuerà le iniziative di mobilitazione della cittadinanza per mantenere in mani pubbliche Messinaservizi Bene Comune, garantire l’occupazione, rilanciare il servizio con una società finalmente senza debiti e avviare la riduzione del costo della Tari che è possibile già da quest’anno”, conclude il comunicato, che riporta il testo del quesito rivolto alla Corte dei Conti, con il passaggio “incriminato”:

“I medesimi servizi di igiene urbana,come sopra descritti, prima della costituzione della Messina servizi bene comune spa, erano stati affidati in house providing alla Messinaambiente, società a capitale interamente pubblico”.

 

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