MESSINA. “Al contratto firmato con la Messina Social City sono state apportate, come più volte detto e ribadito dal collegio dei revisori, delle modifiche ed integrazioni allo scopo di armonizzare in maniera più puntuale i contenuti che regolano i rapporti tra il Comune e l’azienda. Queste modifiche di fatto non hanno modificato la sostanza del contratto che è stato deliberato dal Consiglio comunale, e non è stata neanche violata la scelta fatta dal Consiglio”.

Loredana Carrara, la dirigente messa una settimana fa sul banco degli imputati dal segretario generale Rossana Carrubba per via delle modifiche da lei apportate al contratto di servizio di Messina Social City, modifiche avvenute dopo l’approvazione da parte del consiglio comunale (oggetto di un’interrogazione da parte del consigliere Nello Pergolizzi di LiberaMe), non ci sta a farsi impallinare, e davanti al consiglio comunale torna a spiegare la sua posizione. “La scelta del Consiglio comunale non è stata violata, lo schema di contratto non è stato modificato nella sostanza, che rimane immutata. È stato reso attuabile il rapporto tra Comune e azienda”.

Una posizione della quale il presidente della commissione Bilancio Massimo Rizzo non è esattamente convinto: “Da dove nasce allora l’esigenza di sottoporre le modifiche al vaglio del Consiglio comunale visto che si tratta di ritocchi formali?”, domanda. “Reputo opportuno a questo punto delle cose un passaggio in Consiglio, a tutela di tutti”, gli risponde Loredana Carrara, che poi “confessa”. “Certamente è vero che le cose sono andate di corsa, tanti fuochi incrociati, condivisione ma anche solitudine”, ratificando implicitamente, e nei fatti, quello che l’aula va dicendo da un mese, e che è esplicitato da Pergolizzi: “Colgo dalle parole della dirigente, anche se è probabile che non lo confermerà pubblicamente, che se fosse dipeso da lei la società non sarebbe partita il primo marzo; ciò è da imputare a chi politicamente ha scelto di avviare le procedure anche se non si era ancora pronti e sarebbe stato più opportuno posticipare la partenza”. Una stoccata al sindaco Cateno De Luca e alla sua amministrazione.

Non fosse chiaro il mutato atteggiamento dell’aula verso De Luca, che fino a un mese e mezzo fa ha usufruito di enormi aperture di credito (oggi richiuse), ci pensa Giuseppe Fusco del Movimento 5 stelle: “Le responsabilità politiche di ciò che sta avvenendo hanno nome e cognome. Dal punto di vista tecnico, invece, le incongruenze di questa vicenda vanno imputate alla premura ed all’approssimazione dell’azione amministrativa“.

A quel punto, il consiglio comunale vuole il sangue: ancora Fusco rimarca come “Secondo il segretario generale, cosa rilevante, c’è difformità sostanziale tra lo schema di contratto varato dal Consiglio e quello poi sottoposto alla sua attenzione“. Risposta della dirigente Carrara: “Non vi sono modifiche sostanziali rispetto allo schema di contratto. Né è stata violata la scelta consiliare sui servizi da affidare all‟azienda”. “E allora perchè la delibera è stata proposta all’aula?”, incalza Massimo Rizzo, coadiuvato da Gaetano Gennaro, che fa notare una differenza piuttosto sostanziale: “un conto è votare delle modifiche al contratto di servizio tra l‟Ente e l‟azienda, un altro è ratificare scelte indipendenti dalla loro volontà”.

A movimentare ulteriormente le acque ci ha pensato, more solito, il “decano” d’aula Felice Calabrò del Pd: “Sarebbe interessante sapere se chi ha scritto il primo schema di contratto di servizio che l‟Aula ha esitato, ha scritto anche il secondo; infatti, atteso che non sono intervenute successive modifiche legislative e regolamentari in materia, non si riesce a comprendere come si sia arrivati alla nuova formula“, ha domandato retoricamente il consigliere, rincarando poi la dose: “Ormai da troppo tempo si assiste in quest’aula ad un contrasto permanente tra segreteria generale ed i vari dirigenti e questo è inammissibile; non è possibile che si continuino ad avere posizioni sotto un profilo formale e giuridico così divergenti”.

 

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