MESSINA. La città dello Stretto? Piccola, ma anche grande. Sporca, eppure pulita, bellissima e anonima, accogliente e al tempo stesso ostile. Sono i commenti contraddittori dei turisti che ogni giorno, o quasi, sbarcano in porto dalle navi da crociere con un’idea precisa in mente di Messina e della Sicilia. Che a volte corrisponde alle previsioni e a volte le stravolge. Offrendo comunque un punto di vista esterno e superpartes a una città che si parla addosso un po’ troppo spesso.

Termini inglesi, battute in francese, commenti in spagnolo, cadenze napoletane e incomprensibili espressioni cinesi che si alternano al dialetto messinese delle guide turistiche e dei venditori ambulanti. Siamo a Piazza Duomo, ma sembra di essere ai piedi della Torre di Babele, con decine di idiomi che si mescolano e si confondono, mentre i crocieristi passeggiano ai piedi della cattedrale scattando fotografie e comprando souvenir, in attesa del grande spettacolo del Campanile, l’evento più atteso. Il tempo non è dei migliori: il cielo è un po’ cupo e il vento inizia a dar fastidio, eppure l’abbigliamento degli avventori stranieri è quasi da clima estivo, fra pantaloncini corti, magliette scollate e gli immancabili e proverbiali sandali marroni abbinati ai calzettoni bianchi.

 

 

Il tour per le vie della città inizia intorno alle 11:30 di un martedì mattina. La richiesta è tanta, e malgrado i vari bus, i trenini e i carretti che fanno avanti e indietro ogni quarto d’ora, è necessario prenotare per tempo. La scelta alla fine ricade sul trenino, un mezzo da una trentina di posti che supera a fatica l’ingorgo di piazza Duomo e si immette sul corso Cavour, direzione Tommaso Cannizzaro. Gli avventori sono soprattutto campani, ma fra loro c’è anche qualche orientale, una donna scozzese e un gruppo di anglosassoni. A rendere più complicato il tragitto, manco a dirlo, sono le macchine parcheggiate in doppia fila, che rallentano l’iter con periodiche soste forzate in mezzo al traffico, con tanto di improperi e strombazzate di clacson, fino alla prima sosta di Cristo Re. È qui che la città si mostra per la prima volta nella sua interezza, in uno sguardo d’insieme che abbraccia in un solo colpo d’occhio il centro storico, la Falce e il pilone sullo sfondo. Un panorama che miete le prime vittime, affascinate da uno degli scorci più inusuali e suggestivi del mondo. I giudizi sulla città, a dire il vero, sono quanto mai discordi. C’è chi la trova piccolina e chi invece non pensava fosse così grande, chi è stupito dall’incuria (a partire dagli scavi archeologici alle spalle del Duomo), e chi invece la descrive come molto pulita. A mettere d’accordo tutti, ovviamente, il clima e il cibo. 

Il tragitto riprende dopo qualche minuto in direzione Boccetta, con vista della Madonnina sullo sfondo, prima di svoltare sul corso Garibaldi, mentre una voce registrata descrive brevemente, in italiano e in inglese, il Teatro Vittorio Emanuele e Palazzo Zanca. Dopo circa 50 minuti di zig zag nel traffico e buche, il tour fa sosta a piazza Cairoli, per una pausa ristoro nei bar dei paraggi o per una passeggiata nella via dello shopping. Infine il ritorno al Duomo, che malgrado l’orario – sono ormai quasi le due – è ancora pieno di gente, così come sono affollatissimi i locali di via Lepanto e dintorni.

I turisti in città resteranno fino a sera, vagando per lo più senza una meta per le vie del centro. Migliaia di “cittadini per un giorno” che osservano i nostri pregi e i nostri difetti con occhi nuovi. Come noi probabilmente non siamo più abituati a fare.

 

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