MESSINA. Saranno ancora due le squadre di calcio messinesi in Serie D anche per la prossima stagione. Mentre Rocco Arena acquista il Città di Messina,  e Paolo Sciotto rilancia il progetto Acr con l’aiuto del Camaro.

Sono trascorsi poco più di 10 anni dall’ultima volta in cui l’acronimo Fc  Messina ha significato qualcosa nel cuore di chi dai campi di provincia si era ritrovato a battere il Milan a “San Siro”.

Dieci anni da incubo per il calcio messinese. Chierichella, Di Mascio, chi più ne ha più ne metta, e poi Stracuzzi, Proto e l’intermezzo di Pietro Lo Monaco, avviato in pompa magna e concluso miseramente con un play out perso contro la Reggina che ha portato con sé anche strascichi oltre il rettangolo di gioco. Infine la famiglia Sciotto (Pietro prima, Paolo poi), che ha investito nel calcio messinese centrando però due stagioni fallimentari, svariati cambi di allenatore, una salvezza raccolta all’ultima giornata ed una finale di coppa Italia di Serie D persa contro il Matelica lo scorso 18 maggio.

Un disimpegno che si sarebbe dovuto concretizzare al termine di questa stagione e che invece dovrebbe coincidere – condizionale in assenza di note ufficiali da parte dell’Acr – con l’ennesimo rilancio di un progetto in coppia col Camaro, altra realtà calcistica minore che bene ha fatto nel corso di questi anni.

E dire che dal 2010 a questa parte qualcun altro ha anche provato a crescere calcisticamente a Messina senza per questo dover seguire il canale dell’ACR, acronimo che sostituiva la fallita Fc nel cuore dei tifosi, l’unica società sostenuta dall’avvento dell’indimenticato presidente Emanuele Aliotta.

In una realtà economicamente povera come Messina, la fusione tra più squadre ha da sempre rappresentato forse l’unica possibilità di fare calcio a queste latitudini. Il CdM ha però dovuto fare i conti con un peccato di gioventù: la cercata contrapposizione calcistica nei confronti di quella che dal tifo organizzato è sempre stata percepita come la prima e unica squadra della città.

Una contrapposizione che ha permesso al Città di Messina di lavorare senza pressioni perché mai davvero seguita dal tifo messinese e di realizzare un settore giovanile – lo stesso da cui Arena ha intenzione di ripartire – che rappresenta un fiore all’occhiello nel panorama calcistico nostrano; un progetto da sempre inseguito e mai realizzato proprio dall’Acr.

Tante sigle, troppe. Sigle che raccontano quanto confusionaria sia stata la storia del calcio messinese dalla morte sportiva del Football Club della famiglia Franza. Un acronimo che però torna in vita, proprio in questi giorni, grazie all’imprenditore milanese ma di sangue peloritano, Rocco Arena. Amministratore del Consorzio Toro e presidente dell’Alicante, da poche ore Arena è anche il nuovo proprietario del Città di Messina. CdM che grazie ai buoni uffici di Arena con la famiglia Franza tornerà presto a chiamarsi nuovamente Fc.

Una squadra che punta nell’immediato a vincere il torneo di Serie D e che proverà a metterà sul tavolo un progetto di ritorno nel calcio professionistico. Con l’auspicio di conquistare quei tifosi che leggono ancora tanto ma frequentano ormai poco gli spalti di un “Franco Scoglio” che cade a pezzi. Ormai buono solo per qualche grande evento estivo e poco più.

Un futuro che ripartirà inevitabilmente dalla concessione pluriennale dei principali impianti sportivi della città. Quella che incrinò il rapporto con Pietro Franza e  che potrebbe ricominciare nel nome di Rocco Arena. Nel frattempo, secondo il Movimento 5 stelle, per la concessione degli stadi è necessario un nuovo piano regolatore. E il consigliere Massimo Rizzo, scaduta la concessione annuale, ha proposto di chiudere ad libitum il Franco Scoglio.

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