MESSINA. Ma quindi, l’acqua di Messina si può bere o no? Si, secondo il sindaco Federico Basile. Querelle chiusa? No. Manco per idea. In soldoni, l’acqua immessa in rete da settembre “possiede i requisiti certificati dalle analisi di potabilità”, come ha affermato Basile (che ha quindi ribadito che si può bere), ma rimane in vigore l’ordinanza, firmata allora dallo stesso Basile, che raccomanda l’utilizzo ai soli fini igienico-sanitari delle acque della rete idrica comunale. Come è possibile? E’ possibile perchè l’Asp non ha mai rilasciato l’idoneità necessaria per dichiarare il consumo potabile. E come mai? Questioni burocratiche, diciamo.

Un dedalo che è apparentemente incasinato, ma in realtà è piuttosto semplice, fuori dal burocratese: c’è la conformità ai valori “salubri” dell’acqua, non c’è ancora l’idoneità strutturale di due pozzi su tre, che avverrà una volta che termineranno i lavori di infrastrutturazione e messa in sicurezza (per esempio la verifica della fascia di rispetto di 200 metri dai cimiteri). Ricapitolando: la conformità riguarda la composizione chimica, batteriologica e microbiologica dell’acqua, l’idoneità la rispondenza dell’infrastruttura a criteri di legge. Ancora più nel dettaglio: dei cinque attivati a settembre 2024, che hanno creato il casino, il pozzo Cucinotta ha la conformità (provvisoria…), i pozzi Oteri e Busà ancora no, i due di Briga sono stati dismessi mesi fa per un problema elettrico. Il giudizio di conformità definitivo arriva dopo controlli ripetuti ogni tre mesi. L’emergenza idrica permette di derogare e concedere l’ottemperanza provvisoria.

Per arrivare a questa sintesi, c’è stato bisogno di equilibrismi dialettici di livello altissimo. “Non abbiamo mai dichiarato lo stato di non conformità delle acqua immesse in rete – ha spiegato Giuseppe Cuccì, direttore generale dell’Asp – Però lo stato amministrativo prevede che i pozzi assolvano ad alcuni obblighi di messa in sicurezza, e il parere di conformità che viene sancito da tutta una serie di controlli da parte dell’Asp. Ottemperati i controlli e le prescrizioni, non avremo alcuna difficoltà a dichiarare la conformità”, ha spiegato.

“Solo sul pozzo Cucinotta abbiamo fatto otto controlli”, ha ribattuto il presidente dell’Amam Paolo Alibrandi. “I cinque pozzi hanno avuto la conformità idrica dai laboratori di analisi ai quali ci siamo rivolti e l’acqua è stata messa in rete, ma le loro caratteristiche hanno portato a lavori che si sono protratti nel tempo: ogni pozzo ha una conformazione particolare”, ha aggiunto il sindaco Federico Basile, che ha ulteriormente precisato “La valutazione che abbiamo fatto, su pozzi esistenti (non abbiamo trivellato e cercato nuova acqua) è che abbiamo immesso in rete acqua che aveva la conformità. Serviva in estate e sta servendo adesso. Sono pozzi che hanno una verifica quasi mensile, e, ripeto, sono conformi ai valori che ci consentono di dire che l’acqua è utilizzabile per uso umano, ma cozzano con la burocrazia, che valuta l’ambiente infrastrutturale che deve essere protetto da eventuali infiltrazioni. Per me se l’acqua si può bere è potabile, ma ho imparato che l’acqua non è potabile ma “idonea al consumo umano“, e per questo serve il certificato dell’Asp”, ha concluso il sindaco, esemplificando alla perfezione il surrealismo di tutta la vicenda.

Un altro elemento è stato messo sul tavolo dai consiglieri del Pd Antonella Russo (che ha richiesto il consiglio straordinario sull’argomento) e Felice Calabrò, oltre che dal comitato “Vogliamo l’acqua dal rubinetto”, che ha avuto il merito di aver sollevato un mese fa l’argomento, ha parlato in consiglio per bocca del componente Nicola Arena, e ha annunciato un sit-in davanti al Comune per sabato 10 maggio: e cioè che l’acqua non potabile (e attualmente lo è dal punto di vista amministrativo), non può essere pagata a tariffa piena, ma dovrebbe esserlo a tariffa dimezzata.

 

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