MESSINA. Nonostante le dichiarazioni di cessata fase emergenziale, la chiusura del bypass di Taormina e l’entrata in esercizio di altri pozzi che dovrebbero garantire un afflusso in rete di 80 litri al secondo (circa il 10% dell’attuale portata idrica cittadina di poco meno di 800 litri al secondo), il problema con l’acqua a Messina (in alcune zone ben determinate, sempre le stesse da anni) non solo non è terminato, ma è tornato ad essere pressante.
Malgrado quanto affermato giovedi scorso dal sindaco Federico Basile e dalla presidentessa di Amam Loredana Bonasera sul fatto che “la situazione che si sta normalizzando”, proprio alla seconda metà della scorsa settimana, le zone “calde” (soprattutto rione Ogliastri, San Licandro, quartiere Lombardo, Faro, Mortelle, San Saba, ma anche Montepiselli, Noviziato Casazza, parte del viale regina Margherita) sono tornate a subire i disagi di un’erogazione a singhiozzo, per periodi limitatissimi di tempo, con portate e pressioni che non consentono di riempire i serbatoi.
Eppure, Comune e Amam spiegano che “oggi la situazione è migliorata consentendoci di sospendere l’alternanza (il piano temporaneo di distribuzione controllata della risorsa idrica attivato il 5 agosto scorso per le zone urbane denominate A e B, ndr)”. In più è stato anche chiuso il bypass di Taormina (con conseguenze positive pari a zero, a riprova del fatto che il problema era politico e non rilevava ai fini dell’approvvigionamento idrico), e i nuovi pozzi assicurerebbero un discreto surplus di acqua rispetto all’estate. Di contro, secondo l’Amam, “nel periodo gennaio-aprile 2024 il livello della falda di Fiumefreddo, già ridottosi di circa 70cm nel corso del 2023, ha subito un ulteriore abbassamento di oltre 1 metro, comportando una riduzione del 23% di apporto idrico alla città”. Mettendo sulla bilancia i pro e i contro, la situazione sarebbe dovuta migliorare rispetto all’estate. E invece i “soliti” rioni subiscono i soliti disagi: segno che la carenza d’acqua c’entra poco, e che è piuttosto un problema di distribuzione e di razionalizzazione delle reti (quella di Messina perde il 53% di acqua).
A questo si aggiunge, da ieri, il fatto che non è più il Coc, il centro operativo comunale della protezione civile, a gestire le chiamate per richiedere l’intervento delle autobotti per il riempimento dei serbatoi, ma l’Amam stessa, con un numero fisso e un numero verde, “attivi 24 ore su 24”, si legge sul sito della partecipata. L’avvio non è stato dei più confortanti: diversi cittadini lamentano lunghissime attese senza che nessuno risponda, e grosse difficoltà nel prenotare gli interventi: quello che a fine luglio era successo nei primi giorni di gestione da parte del Coc, che poi via via, entrando a regime, aveva raggiunto una certa efficienza. da qualche giorno, dopo un avvio di settembre promettente, si è tornati indietro.