MESSINA. Parte la Settimana dell’amministrazione aperta, e a Messina si inizia a discutere di Open Government e trasparenza, con chi trasparenza e Open Government li pratica da anni. Con quali risultati? E’ stato il tema dell’incontro di stamattina, il primo di quelli previsti dalla manifestazione, in cui si sono confrontati programmi ed esperienze “sul campo”.

A fare gli onori di casa, l’assessore all’ Innovazione tecnologica Sergio De Cola: “Esistono correlazioni studiate e dimostrate tra trasparenza e crescita e sviluppo di un paese e di una comunità. Oggi parliamo di amministrazione aperta, ma se leggete tra le righe, stiamo parlando di lavoro”. De Cola cita i tavoli aperti che hanno portato alla definizione dei progetti di Agenda Digitale, finanziati dal Pon Metro, e del bando periferie, nati dal confronto con aziende, università, circoscrizioni e portatori d’interesse del territorio. E, a proposito di trasparenza, svela il progetto di monitoraggio civico da parte della società civile che l’amministrazione ha intenzione di “imporre” a tutti i lavori oltre 500mila euro: è un protocollo europeo, chiamato Transparency International, che Parliament Watch Italia ha contribuito a “scalare” per il territorio messinese. La delibera, ha spiegato De Cola, andrà in giunta entro la settimana, e prevede che su tutti i bandi europei, una somma residuale corrispondente a più o meno lo 0,5% andrà a bando per trovare un’associazione della società civile che, in collaborazione con scuole e università, che monitori ufficialmente i lavori. Per ultimo, il piano locale di Open government, che andrà a bando coi finanziamenti Pon Metro, sul quale l’amministrazione ha lanciato una consultazione pubblica, i cui risultati saranno presentati ufficialmente sabato 11 marzo.

Il presidente di Parliament Watch Italia, Francesco Saija, sfrutta la sua formazione filosofica, e descrive con efficacia il concetto di Open Government, saltando dai dati aperti al fondamento dello stato liberale, dall’etimologia del verbo corrompere “(Cum rumpere”, spezzare il nodo fiduciario tra elettori ed eletti), dando valore e rigore accademico ai concetti di trasparenza e governo aperto che solo dopo l’approvazione del Foia (Freedom of information act) inizia ad avere un valore amministrativo. “I pilastri dell’Open government sono trasparenza, partecipazione e collaborazione: se ne manca anche solo uno, tutta l’impalcatura crolla”.

Di open data ha parlato Giovanni Pirrotta, giovane dipendente dell’Università di Messina, e membro della comunità Open Data Sicilia, che ha iniziato dalla definizione di “aperto”, non immediatamente comprensibile ai profani (“dati liberi, riutilizzabili e machine readable, cioè immediatamente leggibili dalle macchine senza intervento esterno”, ha spiegato), ed ha proseguito elencando una lunga serie di casi in cui gli open data hanno dato “valore aggiunto” all’azione politica e amministrativa. Un aspetto sul quale Pirrotta ha puntato parecchio, è l’utilizzo ai fini di business dei dati. “Le potenzialità del poter fare impresa con gli open data è largamente inesplorata”, ha con rammarico concluso. DI recente, Giovanni Pirrotta ha vinto il contest internazionale lanciato da Open Data Giustizia per aprire i chiusissimi dati del settore giustizia.

Per l’Università è intervenuto Tony Longo, che ha presentato il portale Open Data per il progetto “smart city”, basato e sviluppato iniziando dalla sensoristica. Il Ciam (centro informatico dell’ateneo messinese), per il quale Longo Lavora, sta collaborando col comune di Messina alla costruzione di un portale sul quale pubblicare gli open data rilasciati da palazzo Zanca. Il portale affiancherà il nuovo sito del Comune, in pubblicazione tra un mese, sul quale ogni dato contenuto sarà esportabile in formato aperto.

Ha chiuso i lavori Maurizio Sebbio, un dipendente del dipartimento di Urbanistica del comune di Messina, che di sua spontanea volontà, senza alcuna richiesta da parte dell’amministrazione, un paio d’anni fa ha inventato Urbamid, uno dei primi sistemi di catalogazione telematica delle pratiche urbanistiche in tutta Italia. Sebbio ha puntato sull’origine e sulla qualità dei dati. “Devono essere dati consolidati, perché diano il risultato che ci si aspetta”, ha avvertito. “Noi all’Urbanistica incrociamo diciassettemila pratiche, 80mila ingressi e 300mila documenti che sono mappati nel nostro sistema digitale, senza contare l’archivio cartaceo precedente”. Oggi Messina accetta solo istanze in formato digitale, ed è uno dei pochissimi comuni in Italia a farlo. Un tema importante, lo sottolinea Sebbio: “Dobbiamo contemperare il diritto alla trasparenza col dovere che abbiamo, ed è sancito dalla legge, della riservatezza di alcuni dati, che noi per esempio maneggiamo giornalmente”. La recente polemica sulla secretazione degli allegati alla delibera “salvacolline” è un esempio lampante.

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