Con la comunicazione ufficiale del 26/01/2017, “The role of waste-to-energy in the circular economy” (sito delle Ue http://ec.europa.eu/environment/waste/waste-to-energy.pdf) la Commissione Europea ha invitato gli stati membri a rivedere il ruolo e le potenzialità dell’incenerimento dei rifiuti e soprattutto dei fondi che lo sostengono.
«In coerenza col Pacchetto dell’Economia Circolare (2/12/2015) – scrive in una nota Beniamino Ginatempo, presidente di Zero Waste Sicilia, associazione di volontariato di Palermo – richiamando la gerarchia dei rifiuti (riduzione, riutilizzo e recupero, riciclo, recupero energetico e discarica) la Ce fornisce una guida per gli Stati dell’Unione su come assicurare un’equilibrata capacità di energia da rifiuti (EFW) che eviti di danneggiare lo sviluppo di un’economia circolare. In sostanza si riafferma che l’incenerimento (fase 4 delle gerarchia) è antagonista al ruolo strategico di riduzione e recupero dei rifiuti (le prime tre fasi) e pertanto il ruolo futuro dell’incenerimento viene fortemente ridimensionato rispetto alla situazione attuale, con un invito a considerare con attenzione i piani futuri di nuovi inceneritori e le relative politiche di finanziamento».
La Ce sottolinea inoltre la presenza di un eccesso di capacità di incenerimento che già oggi riguarda molti Paesi e zone d’Europa. Per queste situazioni la Comunicazione suggerisce l’adozione di una serie di strumenti quali la tassazione dell’incenerimento, la terminazione dei sussidi, la moratoria sulla costruzione di nuovi inceneritori e lo spegnimento progressivo di quelli esistenti. Incidentalmente, l’Italia è elencata (con Svezia, Olanda, Germania, Francia ed altri) tra i Paesi che hanno molti inceneritori, non tra quelli in cui mancano e questo oggettivamente porta a riconsiderare le affermazioni secondo le quali “dobbiamo portarci al passo di altri Paesi”.
«Alla luce di questo ennesimo documento – continua Beniamino Ginatempo – la scelta politica dello Sblocca Italia (art.35) e della regione Sicilia in accordo col Ministero dell’ambiente di puntare sull’incenerimento dei rifiuti, anziché su recupero delle materie prime seconde dai nostri scarti, appare miope ed obsoleta. Andrebbero preferite, invece, le Fabbriche dei Materiali, quegli impianti che dopo il trattamento meccanico biologico (oggi insufficienti in Sicilia) invece di realizzare il combustibile da rifiuti (CSS), continuino il recupero spinto di materia fino all’80-90%, peraltro a costi di realizzazione estremamente più bassi degli inceneritori».