MESSINA. Glory è una ragazza nigeriana di 19 anni. È arrivata a Messina circa tre anni fa, dopo una lunga odissea in mare, con un passato da lasciarsi alle spalle e un futuro nebuloso in una terra straniera che tante volte aveva vagheggiato, nei suoi sogni da ragazzina, chiedendosi quale aspetto potesse avere il cielo sconosciuto che l’avrebbe accudita. Una piccola donna “salvata dal mare” che con la forza della volontà ha affrontato il cambiamento e la solitudine, senza cedere il fianco al peso di uno sconforto che non è nemmeno possibile immaginare.

È una storia a lieto fine, quella di Glory, una delle tante ragazze sbarcate in riva allo Stretto con la voglia di realizzare un sogno tanto semplice quanto spesso impossibile da concretizzare: il desiderio di una vita normale. Una storia di ottimismo e di speranza raccontata in un video dal regista messinese Francesco Cannava in occasione della Giornata internazionale del rifugiato, indetta dalle Nazioni Unite e celebrata per la prima volta nel 2001. Un filmato, girato a Messina e realizzato grazie all’appoggio di Renata Giuliano della 8 Road Film e di Ivo Blandina della Comet, che si pone l’obiettivo di dimostrare a tutti coloro che come Glory affidano la loro sorte ai tumulti del mare che farcela è possibile. È un ideale per il quale vale la pena lottare.

Una convinzione che ha spinto la stessa diciannovenne a mettersi in gioco. In nome degli altri. Dopo tre anni in riva allo Stretto, dove ha avuto la fortuna di incontrare delle persone che l’hanno capita, aiutata e sostenuta – e dove ha trovato l’amore – Glory da quasi un anno vive a Pozzallo, in provincia di Ragusa. Di professione fa la mediatrice culturale, aiutando altre ragazze e ragazzi venuti dal mare ad integrarsi, e sostenendoli in quella lunga e complessa trafila che va dal riconoscimento all’integrazione. Una fase estremamente delicata in cui la cosa fondamentale è l’empatia, l’umanità e soprattutto la presenza di personale qualificato. Per dare conforto e assistenza ai tanti migranti che nei lunghi viaggi della speranza dalla Libia alla Sicilia hanno dovuto sopportare vessazioni e violenze, soprusi e barbarie.

La sua adesso è una storia fortunata. È un cerchio che si è chiuso. «Sono una persona felice. Anche per il semplice fatto di essere qui, sana e salva», racconta Glory al telefono. Ha la voce ancora da ragazzina, un italiano sempre più fluido e un obiettivo che non intende accantonare: “Da grande? Voglio continuare a fare la mediatrice”. Con la speranza, magari, di riuscire ad avvicinarsi al suo ragazzo, che vive a Messina e con il quale si incontrano tutte le volte in cui ne hanno la possibilità: dopo aver attraversato il Mediterraneo e mille ostacoli, non hanno di certo paura di qualche ora di treno e qualche centinaio di chilometri di distanza. 

«Ho conosciuto Glory a teatro, durante uno spettacolo/laboratorio in cui faceva l’attrice (“Vento da sud est”, di Angelo Campolo), e sono subito rimasto colpito dalla sua personalità, a livello istintivo. Una personalità al contempo dolce e forte, piena di vita e di entusiasmo, malgrado tutte le difficoltà che è stata costretta ad affrontare», racconta Francesco Cannavà, classe 1981, messinese emigrato a Roma nel 1999,  dove si è affermato come regista, sceneggiatore e montatore. «Ho voluto iniziare il filmato con la citazione di Papa Francesco – prosegue il videomaker – per enfatizzare un concetto fondamentale che dovremmo tenere sempre a mente: “prima di essere numeri, i migranti sono persone, sono volti, nomi, storie”. Dietro ognuno di quei corpi, di quelle facce che vediamo ogni giorno sugli schermi nei notiziari, ci sono delle vite, delle emozioni e dei desideri unici che meritano di essere raccontati e concepiti nelle loro individualità». Persone di ogni età e sesso, etnia e religione, che proprio come Glory lottano con tutte le loro forze in nome di un sogno da far diventare reale

 

 

Francesco Cannavà, laureato in Scienze della Comunicazione, ha concluso il suo percorso formativo frequentando i corsi di regia cinematografica alla Nuct. Malgrado la giovane età ha collaborato negli anni con le principali istituzioni culturali italiane, festival del cinema, network e brand internazionali. Nel 2007 vince il Taormina Film Fest ed è Finalista ai Nastri d’Argento, premio Sngc, con il cortometraggio “Red Line”. Tra il 2008 e il 2011 dedica la sua attività di documentarista ai temi dell’immigrazione, dell’accoglienza e dell’integrazione, realizzando due documentari: “Erytros – Le parole dell’esilio” e “C’era una volta un campo rom”.  Dal 2012 è anche regista e montatore del web reality sul calcio giovanile dal titolo “Junior Tim Cup”, prodotto da Telecom, Lega Calcio di Serie A e Centro Sportivo Italiano. Nel 2015 realizza il film documentario “Il carnevale eoliano – L’isola delle maschere”, secondo classificato al Taormina Film Fest 2015, mentre a novembre dello stesso anno fonda con Renata Giuliano la “8 Road Film Srl”,  giovane casa di produzione cinematografica che si fonda sui valori della Strada.

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