MESSINA. I due presidenti delle regioni Sicilia e Calabria, Nello Musumeci e Roberto Occhiuto, in piazza a sostenere la corsa del candidato a sindaco del centrodestra Maurizio Croce, davanti ad una piazza del Popolo al crepuscolo e trecento o quattrocento persone (a seconda dell’orario). Introdotti dalla parlamentare regionale Elvira Amata di Fratelli d’Italia che ha proposto un agenzia per la mobilità tra le due regioni, e la deputata nazionale Matilde Siracusano, che pur non nominandolo mai ha lanciato una dolorosa serie di stoccate all’indirizzo dell’ex sindaco Cateno De Luca, soprattutto sul risanamento e sulla strumentalizzazione del tema (in cui lei ha avuto un ruolo fondamentale). Il primo a prendere la parola è stato Croce, che ha esordito con un po’ di auto umorismo sulla sua non elevatissima altezza. Poi, tornando serio, ha lanciato un fulmine: «abbiamo perso civiltà e democrazia. Questa piazza è il simbolo del degrado della precedente amministrazione, e da qui dobbiamo ripartire con la riqualificazione di tutta la città». Quindi ha parlato dell’identità della città, di turismo e di zona falcata, «Musumeci ha finanziato opere per 30 milioni» ha spiegato il candidato sindaco: un acquario subacqueo in fiera, e soprattutto il fatto che zona falcata e Fiera debbano essere restituite alla città, «Mentre oggi abbiamo un interlocutore obbligato che è l’autorità portuale». Rivolgendosi a Occhiuto, poi, ha ribadito sia l’importanza del ponte sullo stretto, che quella nell’aeroporto di Reggio che, ha spiegato, «deve diventare anche l’aeroporto di Messina». Croce, infine, ha ribadito l’isolamento della città determinato dal rapporto belligerante di Cateno De Luca con tutte le altre istituzioni. «Bisogna dialogare con tutti, basta con l’isolamento. Messina deve essere bella soprattutto per i messinesi».

E Occhiuto non si fa pregare per inserirsi nello stesso solco: «Per amministrare una città non bisogna urlare. Bisogna avere le competenze che Maurizio Croce ha accumulato negli anni». Anche lui ribadisce la necessità del ponte sullo Stretto, definito “attrattore di investimenti per fare anche il resto delle infrastrutture”, e una serie di iniziative per «l’area metropolitana dello Stretto, per diventare area strategicamente importante per il paese».

Nello Musumeci a Messina è di casa: solo quattro giorni fa era sul palco insieme a Giorgia Meloni, e i temi della campagna elettorale li conosce e, infatti, all’ inizio li evita, parlando di politica nazionale ed internazionale, per poi arrivare al Mediterraneo e del ruolo strategico che avrà tra dieci anni, “guardando all’Africa del futuro anche in vista degli equilibri geopolitici determinati dall’invasione dell’Ucraina”. Quando parla di Messina “lo dico con profonda amarezza”, anche lui punta il dito verso la precedente amministrazione ed i rapporti conflittuali, e parla di zona falcata, della sua bonifica e delle competenze dell’autorità portuale, proprietaria dell’area. «Abbiamo stanziato 30 milioni di euro per la bonifica, senza mai parlare con l’amministrazione messinese. C’è la politica sporca e la politica pulita, ma a Messina negli ultimi anni non c’è stata né l’una nell’altra. E nonostante questo abbiamo deciso di bonificare la zona falcata e riqualificare la Badiazza. Tutto questo senza dialogo col Comune». Poi annuncia un centro fieristico congressistico all’area ex Sanderson, «perché abbiamo tutto l’interesse a restituire a Messina tutto quello che le è stato tolto», e pure lui parla di acquario. Conclusione tutta di cuore: «Tra una settimana si confronteranno la Messina dell’apatia e la Messina dell’orgoglio, e io ho il dovere di lanciare un appello a tutti affinché Maurizio Croce da questa competizione forza uscirne sindaco. Un grande sindaco».

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