MESSINA. Centootto comuni della provincia messinese rischiano di perdere quasi duecento milioni, tra fondi Pnrr e fondi strutturali, destinati alla razionalizzazione della rete idrica cittadina e provinciale, se alla riunione dei sindaci dell’Assemblea territoriale idrica convocata per oggi non ci si metterà d’accordo per approvare il piano d’ambito e la scelta del gestore, scadenze che ricadono entro giugno (la prima) e a luglio (costituzione della nuova società di gestione). E’ il rischio che si sta concretizzando a causa di una serie di ritardi nel “mettersi in regola” coi dettami della legge regionale 152 del 2006, che istituiva gli ambiti idrografici, identificandoli con le nove province, e imponeva a queste di dotarsi di piano di ambio idrico. A settembre 2021 era stata bandita la gara per aggiornare il piano d’ambito (il precedente non era stato approvato), che è stato predisposto e consegnato a fine febbraio, e che doveva essere adottato l’8 aprile, approvato dal consiglio direttivo dell’Assemblea territoriale idrica di Messina di cui fanno parte tutti i 108 sindaci (approvazione da parte del 60% dei votanti con il comune di Messina che ha il 34% dei voti, perchè si esprime preferenza in base agli abitanti): la campagna elettorale imminente, però, ha fatto saltare i numeri, perchè dei 108 sindaci convocati alla prima assemblea convocata di lunedi 23 maggio, ce n’erano il 43% (compresa Messina che era presente). Problemi anche per la scelta del gestore: il comune di Messina si era dichiarato disposto, in tempi non sospetti, alla creazione di una new.co. facendo tramontare l’ipotesi che a gestire il piano e gli ambiti fosse l’Amam. Ancora, però, la società non è stata costituita. Quali sono i progetti che rischiano di saltare? Il piano si divide in tre tipologie di interventi: interconnessione sistemi di approvvigionamento idrico – Integrazione risorse idropotabili (poco men di 60 milioni di euro), impianti di trattamento/essiccazione fanghi provenienti da impianti di depurazione (12 milioni), Rilievo, Digitalizzazione, Misure di Processo e Utenza, Qualità delle Acque, Telecontrollo (65,3 milioni). Nel dettaglio, si prevede intervento da sei milioni e mezzo di “integrazione delle risorse idriche dei comuni della fascia ionica”, da 6,3 milioni di euro, con progetti per l’interconnessione della dorsale sul litorale ionico, consistente nell’acquedotto esistente che si diparte dalle sorgenti Torrerossa e Bufardo nel territorio comunale di Fiumefreddo, implementato con una serie di campi pozzo in linea, con la dorsale tirrenica programmata negli altri interventi e che congiungerà il serbatoio Torre Faro a nord della città di Messina con i serbatoi del comune di Barcellona Pozzo di Gotto, per poter diminuire i costi di gestione del sistema acquedottistico, riducendo fortemente l’acquisto dell’acqua all’ingrosso per l’alimentazione dei comuni, consentendo un risparmio di due milioni all’anno. Un altro intervento, da 12,6 milioni è il collegamento esterno tra i serbatoi Montesanto, Tremonti e Torre Faro del comune di Messina. L’obiettivo dell’intervento è quello di migliorare la distribuzione della risorsa idrica in testa ai serbatoi della città di Messina, superando l’attuale sbilanciamento a favore della zona sud, dove arrivano le principali fonti di alimentazione (Fiumefreddo e Santissima), e consentirà di realizzare una seconda linea di alimentazione dei serbatoi della zona a nord, oggi alimentati da una vecchia condotta DN 600 risalente agli anni ’60 che soventemente entra in crisi. Inoltre, verrà, ricostruita la condotta costiera che alimenta le borgate a nord della città fino a Ganzirri, anch’essa vetusta e molto vulnerabile, con perdite notevoli in linea. Ci sarà spazio poi per la dorsale di interconnessione dei sistemi idrici dei comuni tirrenici da Barcellona a Messina, dal costo di 13 milioni, per interconnettere i sistemi acquedottistici di alcuni tra i comuni più popolosi dell’Ambito di Messina, in un’ottica di riduzione delle vulnerabilità dell’approvvigionamento idrico e di condivisione delle risorse disponibili. L’interconnessione con la dorsale ionica permetterà di avere una maggiore diponibilità idrica, sia in condizioni normali, sia a maggior ragione in situazioni di emergenza. La dorsale verrà collegata ai sistemi di adduzione esistenti, pozzi e sorgenti, in modo da potere trasferire la risorsa da un comune all’altro in caso di crisi idrica e di emergenza. Lo stesso intervento, ma tra Sant’Agata di Militello e Capo d’Orlando costerà quasi cinque milioni, e servirà per ridurre drasticamente i prelievi in sub-alveo con pozzi nel comprensorio servito, sfruttando una risorsa sorgentizia che può essere convogliata a gravità alle varie utenze (Comuni di Sant’Agata M., Torrenova, Rocca di Caprileone, Capo d’Orlando). L’intervento permetterà di ridurre i costi di sollevamento ed avere una risorsa di migliori caratteristiche organolettiche. Il sistema integrerà le risorse nel periodo estivo, stante la notevole presenza di fluttuanti, dovuta alla vocazione turistica della fascia costiera. Per 6,8 milioni c’è il progetto di “razionalizzazione, efficientamento e riduzione perdite rete idrica di patti con recupero risorse idriche per l’integrazione idropotabile dei comuni di Gioiosa marea e Montagnareale“, che interesserà la rete idrica del comune di Patti, al fine di conseguire un significativo recupero di risorsa idrica, oggi dispersa nella rete per circa il 50%. Quindi ci sarà un sistema di potabilizzazione e interconnessione comuni isola di Salina: l’alimentazione idropotabile dell’Isola di Salina, dove insistono i comuni di Leni, Malfa e Santa Marina di Salina, per una popolazione di 2500 residenti, con oltre 5000 fluttuanti nel periodo estivo, avviene tramite navi-cisterna con costi annuali dell’ordine dei sette milioni di euro all’anno, attualmente a carico della Regione Siciliana. Il costo sarà di sette milioni e 100mila euro. Per ultimo è previsto un sistema di potabilizzazione isole minori comune di Lipari a cinque milioni di euro.

 

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