MESSINA. Che tra la nuova governance di Atm spa e i sindacati i rapporti si vadano sgretolando è sempre più chiaro (e non sono mai stati saldi). Da qualche mese, però, il campo di battaglia (che vede un fronte sindacale unito per l’occasione, come forse non lo è mai stato) è passato dalla gestione dell’Azienda e dalle tabelle di marcia ai dipendenti della stessa Atm spa, soggetti in questi mesi a numerose sanzioni disciplinari (con richiesta di risarcimento danni) da parte dell’Azienda, che contesta “negligenze” ai propri lavoratori durante il servizio.

Di cosa si tratta nello specifico? Incidenti ai mezzi, anticipi rispetto alla tabella di marcia, mancato rispetto delle fermate, ecc. Tutte sanzioni che poi sono state contestate dai dipendenti tramite ricorsi. L’Azienda, infatti, invita i lavoratori a inviare delle “giustificazioni” all’ufficio della dirigenza di Atm coordinato dal presidente di Atm Spa Pippo Campagna (lo stesso che firmava le sanzioni). Accade quindi che i dipendenti presentano ricorso a chi li ha sanzionati.

Molti lavoratori contestavano le sanzioni ritenendo “ingiusto l’essere classificati come negligenti“, in quanto spesso i sinistri erano dovuti a “cause non a loro imputabili”, secondo i sindacati: buche nelle strade impossibili da evitare, rami sporgenti, infrazioni al codice della strada da parte di altri automobilisti in carreggiata, sosta selvaggia e altre giustificazioni. Secondo il Pippo Campagna, invece, i casi sono imputabili ai dipendenti. Perché? “Potevano andare più piano in corrispondenza della buca o dell’albero”, spiega il presidente dell’azienda trasporti, che in questi casi aggiunge come “la segnalazione della buca o del ramo poteva anche essere fatta prima dell’incidente”.

Qualcuno ha anche contestato la veridicità della sanzione per un presunto anticipo del conducente ad una determinata fermata, invitando l’Azienda a verificare la posizione del mezzo in corsa tramite gps, ritenendo invece di aver rispettato l’orario previsto dalla tabella di marcia.

A proposito degli anticipi, ci sono stati dipendenti che hanno contestato la sanzione, pur confermando l’accaduto. Il motivo? “L’impossibilità di rispettare la tabella di marcia“, è la versione dei dipendenti. Alcuni orari, infatti, sono stati previsti dall’Azienda e “gonfiati” in relazione al momento della giornata. Si parla ad esempio degli orari di punta, quando l’uscita dei ragazzi da scuola o il rientro a casa dei lavoratori riempie le strade. Durante il lockdown, però, o in zona rossa, le vie erano quasi vuote e diversi autisti hanno rapportato l’impossibilità di rispettare l’orario specialmente in quelle strade dove non ci si può fermare per aspettare (oltre che per l’esistenza di un limite a quanto si può viaggiare piano).

Qualcun altro, a cui era stato contestato di aver avuto un atteggiamento irrispettoso durante l’orario di servizio, ha risposto anche che non era vero e che l’utente avesse sporto reclamo all’Azienda solo perché lo stesso era stato fatto scendere in quanto non in possesso del titolo di viaggio, spiegava una dipendente.

Come si concludono queste pratiche dopo la contestazione dei dipendenti? “Tutte nello stesso identico modo: ricorso parzialmente accolto”, spiega  il segretario aziendale di Atm spa del sindacato, Giuseppe Giallanza. L’Azienda ritira la richiesta di “risarcimento danni”, ma resta la punizione per negligenza ai lavoratori, a cui vengono sottratte ore di lavoro. Quindi la sanzione si trasforma in ore di paga. Solo nei casi di anticipo l’Atm spa, alla fine del ricorso, ha ritirato per intero le sanzioni, visto che è prevista una tolleranza di cinque minuti.

Uno, in particolare, il caso (ancora in corso) che preme all’Ugl di Messina, e per cui il sindacato ha presentato ricorso gerarchico: “Un conducente si è visto cadere il paraurti posteriore di un autosnodato mentre era in corsa. L’Azienda sostiene che lui abbia sbattuto da qualche parte e vogliono per forza recargli un danno al salario in ore di lavoro. Vorremmo però capire chi segue queste perizie, visto che c’è anche un testimone che conferma quanto raccontato dal conducente. Testimone che ha presentato tutti i documenti e le proprie dichiarazioni per attestare la veridicità delle sue parole – racconta Giuseppe Giallanza – Non vogliamo difendere i fannulloni, e chi reca danno in maniera negligente è giusto che si assuma le proprie responsabilità e paghi come legge prevede. Questa pioggia di contestazioni però terrorizza i conducenti. Ad alcuni accollano danni di oltre quattro mila euro. Poi l’Azienda non si prende i soldi (o comunque non come risarcimento danno), ma comunque creano un clima di terrore”.

A questo particolare caso risponde il presidente Campagna, motivando la decisione dell’Azienda con la negligenza del conducente nel momento in cui non ha, prima di avviare la corsa, controllato il mezzo per vedere se fosse tutto a posto: “Se ci fosse stato un danno e il paraurti stava per cedere, se io avessi controllato, me ne sarei accorto”.

Davanti a questa situazione l’Ugl ha diffidato già due volte l’Atm spa. La prima volta con una nota del segretario nazionale Autoferrotranvieri Fabio Milloch, in quanto, secondo il sindacato, l’Azienda non ha rispettato il Contratto di lavoro Ccnl nella parte in cui disciplina il “risarcimento danni”; la seconda, sempre sullo stesso argomento, ma a firma dell’avvocato Dario Carbone, che richiama la norma (articolo 34 ex ccnl Autoferrotranvieri) e la nota del segretario nazionale Milloch.

Anche a questo Campagna risponde: “Al segretario nazionale abbiamo risposto qualche giorno dopo dicendo di farsi informare meglio da chi sta sul territorio“, asserisce il presidente del cda di Atm spa, spiegando che “I sindacati ci chiedono di applicare una procedura del contratto collettivo nazionale del lavoro che prevede che io possa trattenere il danno dalla busta paga, quindi che dà all’azienda un potere maggiore. La somma è quantificata in una misura percentuale rispetto al danno e sulla base di una storicità degli incidenti di quel dipendente, che retroagisce per 5 anni. Ai sindacati sfugge che l’Atm spa è nata l’1 giugno e che quindi non può avere la storicità richiesta dalla norma. Da quando ci siamo insediati ci siamo fatti carico di mettere in ordine tutte le macchine. Adesso ogni mezzo viene fotografato al rientro e quindi i danni vengono assoldati a chi lo ha usato in quel turno. Abbiamo acquistato degli autobus usati euro 5 che sembravano molto più nuovi rispetto a quelli acquistati di prima mano euro 6, questo per evidenziare come noi siamo stati capaci di distruggere questi mezzi. Inoltre noi chiediamo solo il rimborso per l’acquisto del mezzo e il montaggio, ma in realtà i costi sono più alti perché il bus non esce e non percorre dei km e questo comporta meno contributi dalla Regione”.

Secondo il legale dell’Ugl, Dario Carbone, però, “L’applicazione dell’ex art 34 del ccnl prescinde dalla costituzione più o meno recente dell’Azienda. È fondamentale (e deve essere dimostrato) che l’incidente sia stato causato per colpa del dipendente e non derivi da caso fortuito o forza maggiore; ulteriormente è necessario attivare una istruttoria ed un contraddittorio con il dipendente stesso e con il suo sindacato di appartenenza”.

Ma non finisce qui, perché a questo i sindacati aggiungono “l’assenza di una commissione di disciplina e il doppio ruolo del direttore generale (Pippo Campagna, ndr) che sottoscrive i rapporti disciplinari, avvisando i lavoratori interessati della possibilità di opporsi al suo giudizio attraverso il ricorso al Consiglio d’Amministrazione che egli steso presiede”, evidenziavano i sindacati in una nota invitata privatamente all’Azienda, a cui poi il presidente Campagna ha risposto pubblicamente, scatenando la controreplica del fronte sindacale.

All’assenza di una commissione di disciplina, invece, il presidente Campagna risponde così: “E’ il personale dell’aziende a seconda della materia di argomento che esegue le verifiche. Se i sindacati dicono così o sono incompetenti o lo fanno in malafede, perché sanno benissimo che nessuna delle contestazioni che abbiamo presentato sono di competenza di un consiglio di disciplina (che comunque stiamo costituendo, stiamo aspettando l’assessorato regionale)”.

Di seguito la prima nota che i sindacati avevano inviato all’Atm spa:

 

 

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