MESSINA. Si chiama Francesco Borzì lo specializzando dell’Università di Messina e capogruppo dei “Progetti speciali” del team di “Stretto in carena” che si è occupato di rivoluzionare “La Marzia”, la bici costruita da Gianni Raineri, padre della ragazza con difficoltà motorie da cui prende il nome il veicolo, per permettere alla figlia di poter correre con lui.

L’idea di un disegno tecnico della bici nasce già l’anno scorso, quando Gianni, durante un’intervista, aveva accennato al sogno di poter mettere sul mercato la sua invenzione. Ma per farlo serve un brevetto e, prima ancora, un progetto che rispetti le normative di sicurezza tecniche.

Qui sono entrati in gioco i ragazzi di “Stretto in carena” che, coordinati dal professore Giacomo Risitano, sono impegnati nella “Motostudent”, la competizione che li vedrà correre ad Aragon nel 2020 con una moto da loro realizzata. È, però, Francesco Borzì che si è occupato di disegnare quello che al momento è solo un “concept” del veicolo, con l’obiettivo di “industrializzare la bici e metterla in commercio in modo che tutti possano usufruire di questa invenzione, permettendo anche a chi ha difficoltà di sentire il vento in faccia”.

Da qui il motivo per cui “La Marzia 2.0” prevede lo spostamento della ragazza nella postazione davanti su un sedile più stabile e accomodante: “In questo modo Marzia può vivere al meglio lo sport, godendo delle bellezze di andare in bici”. Prima, infatti, poteva guardare solo ai lati perché davanti aveva le spalle del padre.

“La bici si può definire un tandem a tre ruote, due davanti e una dietro – continua Francesco, laureato in ingegneria – in quanto viene eliminato quell’attaccato con il gancio che rendeva pericoloso il veicolo, rendendo il tutto un blocco unico. Una vera rivoluzione, dato anche lo spostamento di Marzia avanti”.

A supportare la parte elettronica della bici (la pedalata assistita, quindi) vi sarà anche l’ingegnere Nicola Venuto, titolare della “Newtron group”, l’azienda leader a livello europeo per la trasformazione delle auto da motore termico ad elettrico dove Francesco sta svolgendo la specializzazione. “Abbiamo subito abbracciato l’idea perché il nostro lavoro comprende una missione sociale e questo progetto rientra in quello che è il nostro codice etico”, spiega l’ingegnere Venuto, sottolineando come, oltre ad abbattere le barriere architettoniche e mentali, la manifestazione sia un evento cicloturistico che valorizza l’ambiente e il paesaggio che loro tutelano.

“Per la nuova bici abbiamo previsto anche delle nuove ruote chiamate ‘loopwheels’, con al posto dei raggi degli ammortizzatori, mentre il sistema frenante sarà lo stesso de ‘La Marzia 1.1’ ”, continua Francesco, con un accenno anche alle modifiche che verranno apportate all’invenzione iniziale di Gianni, costituendo la versione 1.1 con cui Marzia guiderà la quarta edizione del “Giro dei due mari con Marzia” il 6, il 7 e l’8 giugno. Affinché possa essere realizzata la 2.0, infatti, bisogna attendere che venga completata l’elaborazione del progetto e che la Camera di commercio rilasci il brevetto.

Al momento, verrà rinnovato l’impianto frenante secondo una bozza, sempre di Francesco, che prevede il rinvio di un terzo freno sul manubrio di Gianni.

Il progetto, verrà presentato e illustrato anche il 5 giugno alle 16, durante un convegno al Rettorato, voluto fortemente dal rettore Salvatore Cuzzocrea, un giorno prima della partenza per la manifestazione cicloturistica.

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