MESSINA. Una storia d’amore e di rinuncia, ma prima di tutto di coraggio e di speranza, quella del messinese Davide Dinicola, primo ufficiale della Mare Jonio, la nave che monitora il Canale di Sicilia alla ricerca di migranti da salvare, su cui il giovane si è imbarcato abbandonando una carriera sicura a bordo dei panfili di lusso dei vip.

Ed è diventato virale il racconto della sua esperienza professionale che dallo yacht di Flavio Briatore, in un mondo fatto di champagne, lussi e stipendi elevati, ha portato il trentenne ad essere primo ufficiale della nave di una Ong dopo aver semplicemente risposto ad un annuncio lanciato dall’associazione stessa alla ricerca di membri per formare l’equipaggio.

«Adesso sono contento, mi sento appagato perché sento la responsabilità e il piacere di poter aiutare la gente in mare», ha raccontato a La Repubblica Davide Dinicola, che, dopo gli studi all’Istituto Nautico “C. Duilio” ha ben presto seguito la sua passione, il mare, vivendolo prima a bordo dei mercantili, dove ha maturato la sua prima esperienza da marinaio, proseguendo, poi, sulle imbarcazioni di lusso, lasciati per una esperienza che potesse arricchirlo innanzitutto sul piano umano.

L’illuminazione riguardo il futuro della sua carriera è arrivata quattro anni fa mentre era a bordo di uno yacht sul Mare Egeo. «Eravamo diretti ad Atene, con un collega abbiamo visto una cosa strana in acqua: era un uomo caduto da una barca a vela. Lo abbiamo tirato fuori e gli abbiamo salvato la vita. Quella gioia di aver aiutato un essere umano non me la sono più tolta dalla testa, come non se ne va via la sgradevole sensazione che ho provato quando altri colleghi volevano girarsi dall’altra parte».

La nave su cui adesso Davide è il più giovane dei marittimi a bordo, è stata al centro di numerose vicende politiche e giudiziarie. Bloccata al largo di Lampedusa dopo aver salvato cinquanta persone, accusata dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini di tratta di esseri umani e sequestrata per alcune settimane dalla magistratura agrigentina per non aver obbedito allo stop imposto dalla guardia di finanza, resta una delle poche navi che continuano, nonostante tutto, a perlustrare la zona.

«Ci ho pensato pochissimo», ha aggiunto Davide. «Penso che salvare chi è in difficoltà sia un dovere morale, non perché è dettato dal codice di navigazione. Se io fossi in difficoltà, vorrei una mano tesa verso di me. È semplice».

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