MESSINA. Riceviamo e pubblichiamo un contributo scritto da “Arkayler” (così si firma), un ragazzo di 22 anni che interviene sul tema della didattica a distanza e sulle prospettive di studio e di vita delle nuove generazioni, in risposta alla lettera inviata ieri dalla “collega” Lidia Naccari (qui il link) e alla sua amara riflessione sulla situazione di tantissimi ragazzi e ragazze ai tempi del Covid 19.

Di seguito il testo integrale:

Lunedì 15 marzo 2021,

Sveglia alle 7:00, un lunedì mattina che sa di galera;

chiuso in casa, dietro delle finestre oltre le quali scorgo un sole meno raggiante del solito.

Apro teams, seguo le lezioni, mi sento sfinito;

18 ore seduto sulla stessa sedia a sentir parlare i professori ed a studiare tutto quello di cui hanno parlato.

Questa tragicomica situazione necessità di una catastrofe che nessuno, in quanto imprevedibile, è riuscito ad arginare sfida persino le persone più quiete.

Ho 22 anni, sono del terzo anno, amavo uscire, ballare, frequentare bei posti e bella gente, ora non è più così.

I giorni scorrono, non sono sicuro neanche che sia lunedì; impreco, sclero, mi sento venir meno, ma cosa posso fare se non stringere i denti?

Continuo a studiare per il mio futuro, un futuro che IO ho scelto, un futuro nel quale vedo un mondo migliore, un mondo pieno di conoscenza e coscienza, un futuro in cui, grazie a fatica e sofferenza accusata oggi posso far star meglio le persone meno abbienti.

Di certo il modo con cui sono state improntate le lezioni non è dei migliori, ma cosa si poteva fare?

Andare in presenza e rischiare di infettare innumerevoli persone che a loro volta ne avrebbero infettate altre?

Ognuno è artefice del proprio destino, ognuno ha diverse capacità.

Viviamo in un mondo frenetico, ma lo è sempre stato. Non tutti spiccheranno, ma tutti hanno la possibilità di vivere al meglio delle proprie capacità.

L’università aspetta, ti permette di andare fuori corso, ma il mondo?

Beh, lui no.

È del tutto naturale, anzi sacrosanto, che i migliori siano i primi ad essere selezionati e scelti per il tipo di lavoro per il quale hanno studiato.

Il mondo meritocratico è di gran lunga migliore di quello improntato sul diritto di nascita.

Ognuno ha le stesse opportunità.

Sono una persona che ha poco, non navigo nell’oro, grazie a uomini e donne che con studio e lungimiranza hanno ipotizzato un mondo “ sociale “ io posso andare all’università.

Posso appropriarmi di una cultura che non mi è stata imposta, mi è stata regalata.

È mio preciso dovere studiarla, acquisirla, coltivarla e portarla avanti.

Riconosco che oggi più che mai ho perso di vista l’obiettivo, logico considerando tutto quello che è attorno e sta capitando.

Bisogna farsi forza ed affrontare l’oggi con più vigore con il quale si è affrontato ieri.

Mancano i miei colleghi, mancano le domande sputate con ansia e terrore di dire cavolate al prof di turno.

Manca percepire l’enfasi con la quale i docenti cercano di insegnarti qualcosa.

È tutto più difficile, ma è dal terreno più impervio che sboccia sempre il fiore più bello.

 

                                                                                                                                                                                  Arkayler

 

 

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