MESSINA. Nessuno vuole più case nelle Isole Eolie. Il motivo? La crisi economica si fa sentire e onorare i debiti è difficile. Problema da cui si parla ormai da anni in diverse sedi e che è sfociato in un boom di case all’asta che partono dai 22mila euro, con i cittadini che lamentano un «costo della vita più caro rispetto alla terraferma». Ma non solo questo: i proprietari degli alberghi abbandonano le attività; e a questo si aggiunge la mancata acquisizione del comune delle cave di pomice.

«Il problema delle abitazioni in vendita è postumo alla crisi del 2008 e se ne parla ormai da oltre quattro anni: sia in consiglio comunale che in altre sedi – spiega il consigliere comunale di Lipari, Ciccio Rizzo – Le persone non sono riuscite ad onorare i debiti e così le case sono finite all’asta. Alcuni stanno provando a salvare le proprie abitazioni sfruttando la conversione del pignoramento: l’investitore propone al giudice un investimento pagando un acconto e poi estinguendo il debito in 48 ore. Si tratta di un fatto remoto che trova le cause nel passato».

«Per gli alberghi il problema è più complicato: ai tempi sono state create strutture troppo grandi per le capacità imprenditoriali del tessuto locale, grazie ai finanziamenti derivanti dai Patti territoriali: chi per esempio aveva una qualsiasi rivendita ha cambiato completamente mestiere – continua Ciccio Rizzo – Adesso, chiaramente, la nostra preoccupazione è che l’imprenditoria territoriale possa essere sostituita da una che non sia trasparente: l’arcipelago è un territorio particolarmente appetibile e poco difendibile in quanto fragile. Dove ci sono risorse turistiche è più facile riciclare denaro, perché apparentemente il controllo è minore e il patrimonio è parecchio».

«Riguardo la Italpomice, siamo sempre stati convinti che questi terreni sarebbero dovuti tornare al pubblico dopo la concessione ai privati degli anni passati per l’estrazione della pomice. Il Comune aveva avviato un contenzioso che ha avuto una pronunzia favorevole, ma nonostante il legale dell’ente avesse detto che andavano impugnati gli atti, il Comune non l’ha mai fatto – continua il consigliere comunale – Ora l’ultima speranza che rimane è il diritto di privazione della Regione Siciliana, che può comprare le aree ad un prezzo più basso e destinarle a museo, come aveva già detto di voler fare il presidente della Regione Nello Musumeci».

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