PALERMO. Da oggi, e per una settimana almeno, la Sicilia sarà in zona arancione, una delle tre (le altre sono Valle d’Aosta e Sardegna) in cui ancora rimarranno in vigore le misure più restrittive che praticamente il resto d’Italia non subisce più da inizio maggio. Perchè la Sicilia è ancora colorata d’arancio?

Non si sa. Una circostanza nota alla “cabina di regia” del ministero della Salute, che nell’ordinanza firmata dal ministro Roberto Speranza, che lascia la Sicilia arancione, sottolinea come nel verbale del 7 maggio l’isola presenti “uno scenario di tipo “1” con un livello di rischio basso”. Non solo: nell’ordinanza si parla anche del report numero 51 di monitoraggio settimanale da parte dell’Istituto superiore della Sanità. Ebbene, nell’intero report, non appare un solo indicatore in cui la Sicilia abbia destato allerta, al contrario, per esempio, di Calabria (molti), Lombardia, Marche, Toscana e Puglia, tutte regioni gialle.

Ma quindi quale indicatore è andato talmente male da giustificare la zona arancione di questa settimana? Di sicuro non è causa dei numeri che, dati alla mano, sono migliori della maggioranza delle regioni che sono in giallo (e lo erano anche prima). Secondo i dati del 9 maggio, il tasso di positivi per 100mila abitanti in Sicilia è di 457, decisamente più basso della media nazionale di 648: praticamente l’isola ha meno contagi in proporzione alla popolazione di oltre metà delle regioni italiane.

(grafico elaborato da Antonio Caramia per ilpandacentrostudi.it)

 

Non è nemmeno a causa dell’indice Rt (che misura la velocità del contagio), che per quasi tutta Italia è inferiore a 1, e per la Sicilia è di 0,89: più basso, nell’ordine, di Molise (1,25), Province autonome di Bolzano (1,07) e Trento (0,97) Liguria (0,96) Veneto e Campania (0,95), Marche (0,94), Valle d’Aosta, Umbria e Puglia (0,93), Emilia Romagna e Lombardia (0,92), Puglia (0,91). Di nuovo, migliore di tredici regioni gialle.

Fonte Agenas (agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali)

 

Men che meno per i tassi di ospedalizzazione per covid, significativamente inferiori alla media nazionale nel caso di ricoverati in terapia intensiva (16% contro 24%), e uguali (ma ampiamente al di sotto della soglia del 40% oltre il quale scatta la soglia di allarme) per l’indicatore dei pazienti ospitati in area non critica.

Fonte Agenas (agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali)

 

L’unico parametro in cui la Sicilia non eccelle, al momento, è quello dell’incidenza settimanale dei casi ogni 100mila abitanti (sopra i 250 scatta il rosso). Alla data della rilevazione su cui ci si è basati per la colorazione, il 6 maggio, la media nazionale èra di 123, la Sicilia era di poco superiore con 129. Meglio comunque di Valle D’Aosta, Toscana, Puglia, Campania e Basilicata: eccetto la Valle d’Aosta, tutte regioni gialle. E nel giro di tre giorni (ultimi dati del 9 maggio) per la Sicilia la situazione è addirittura migliorata, dato che l’indice è sceso a 115 e adesso fa meglio anche di Calabria e Piemonte: gialle anch’esse.

(grafico elaborato da Antonio Caramia per ilpandacentrostudi.it)

 

A questo punto, il motivo di permanenza in zona arancione, l’unico plausibile, è da ricercare nel precedente verbale, quello del  30 aprile, in cui la Sicilia era a scenario “2”, rischio moderato. Per passare di zona, è necessario che per due settimane si permanga in un livello di rischio o scenario inferiore a quello che ha determinato le misure restrittive. Un criterio che non è stato utilizzato due mesi fa, quando la Sicilia è passata in arancione pur con numeri ampiamente compatibili con la zona gialla (mentre quasi tutto il resto d’Italia diventata rosso). Stando così le cose, a meno di catastrofi in questa settimana, dalla prossima la Sicilia sarà matematicamente gialla.

 

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[…] La revoca della zona arancione arriva con una settimana di ritardo. Qui perché la Sicilia sarebbe dovuta essere gialla già sette giorni fa. […]