di Claudia Mangano e Alessio Caspanello

MESSINA. Anche la Sicilia in zona arancione, Una decisione presa dal governo centrale e giudicata “prudenziale” dal presidente della regione Siciliana Nello Musumeci, nonostante i numeri (non solo dei positivi, ma anche dei posti letto e degli indicatori di contagio, e delle curve epidemiologiche in genere) siano talmente favorevoli, in netta controtendenza rispetto al resto d’Italia, da non giustificare l’applicazione di un simile provvedimento anche nell’isola.

Prendendo in considerazione solo le curve puramente numeriche, il risultato è piuttosto chiaro: dopo i decisi picchi di metà gennaio, con l’imposizione della zona rossa, i contagi sono diminuiti drasticamente e la curva non accenna minimamente a risalire: tutto il contrario della media italiana, in cui i casi di coronavirus sono ormai arrivati ali livelli di quelli di inizio anno. In Sicilia, unica nota negativa, l’indice rt (cioè quante persone possono essere contagiate da una sola persona in media e in un certo periodo di tempo) è in leggera risalita, ma comunque ben al di sotto della soglia di allerta di 1,0.

fonte Agenas

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Potrebbe dipendere dal minor numero di tamponi somministrati ai siciliani, per cui risulterebbero meno contagiati, e quindi i risultati della Sicilia potrebbero essere falsati? No. L’isola, infatti, è una delle regioni italiane in cui l’attività di indagine, controllo e tracciamento si svolge con più accuratezza, almeno dal punto di vista quantitativo. Tradotto, si fanno più tamponi che nel resto di quasi tutte le regioni (la Sicilia oscilla tra la seconda e la terza posizione).

grafico ilpandacentrostudio.it

 

Non solo: anche il parametro fondamentale dell’occupazione dei posti letto (la soglia del 30% per le terapie intensive e del 40% per le aree non critiche, per come individuato dal decreto del Ministro della Salute del 30/4/2020) è ampiamente al di sotto sia della media italiana che delle soglie di allerta.

fonte Agenas

 

L’altra differenza, che pone ulteriori interrogativi sul perchè la Sicilia sia destinata a diventare arancione, è l’andamento dell’occupazione dei posti in rianimazione: in Italia sale, confermando quindi la necessità di provvedimenti più restrittivi, mentre in Sicilia scende.

fonte Agenas

 

Infine una chicca: se l’isola fosse un länder della Germania, secondo gli stringenti canoni decisi dal governo tedesco, tre province su nove, inclusa Messina, potrebbero riaprire tutto (unica regione d’Italia insieme alla Sardegna).

La mappa illustra i casi totali per provincia per 100mila abitanti negli ultimi 7 giorni: colorazione verde per le province che rispettano i criteri stabiliti dal governo tedesco per la riapertura, ovvero meno di 50 casi per centomila abitanti.

 

Addirittura migliore la situazione se si prendono in esame i criteri stabiliti dal Cdc (center for disease control) del governo degli Stati uniti d’America, che prevede un massimo di cento casi per centomila abitanti: in quel caso, l’unica su nove province a non rispettare i limiti per la riapertura sarebbe Palermo, una provincia su 9.

E’ il risultato dell’analisi condotta da Antonio Caramia, ict manager per un centro studi pugliese che incrocia i dati forniti giornalmente dal Ministero della Salute

 

 

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[…] di tempo) ben al di sotto della soglia di allerta di 1,0, e solo qualche comune in zona rossa (accadeva il 12 marzo), a oggi, in cui l’indice rt è tra i più alti d’Italia (1,22 ieri, venerdi 9 aprile), […]

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[…] a quello che ha determinato le misure restrittive. Un criterio che non è stato utilizzato due mesi fa, quando la Sicilia è passata in arancione pur con numeri ampiamente compatibili con la zona gialla […]