PALERMO. La Sicilia è una regione con pericolosità “alta, con probabilità alta di progressione”,  con “molteplici allerte di resilienza: dichiarata criticità”, quindi con grosse probabilità che il contagio si diffondesse in maniera incontrollata. Sono le ragioni per le quali l’Isola è stata inserita in zona “arancione”, quella con restrizioni a metà tra le zone gialle e quelle rosse, anche se lo scenario non si è verificato.

A spiegarlo è il bollettino sull’evoluzione dell’emergenza epidemiologica dell’Istituto Superiore di Sanità del 24 ottobre 2020, sulle previsioni del quale il ministro della Salute Roberto Speranza ha emanato un’ordinanza che “colora” le varie zone d’Italia.

Cosa significa? La criticità siciliana nelle “Molteplici allerte di resilienza” indica carenza di risorse umane, capacità di realizzare una indagine epidemiologica completa nel 100% dei casi in peggioramento o <95%; % di positività al tampone escluso screening e re-testing, ed era stata segnalata come “in aumento” (non solo in Sicilia, ma anche in Piemonte. Lombardia, Abruzzo, Toscana, Puglia, Calabria, Liguria, Veneto).

La pericolosità “alta, con probabilità altra di progressione”, si riferisce allo sforamento di alcuni dei 21 parametri stabiliti dal ministero della Salute.

In base alla tabella (in copertina) in Sicilia è saltato in pratica il tracciamento dei pazienti Covid. Nello specifico il punto numero 3 contiene gli indicatori relativi a stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari. Sono indicati in rosso:
(3.1) il numero casi riportati alla protezione civile negli ultimi 14 giorni; (3.2) l’indice RT, pari a 1.38, e il numero di casi per data della diagnosi e per data di inizio sintomi.

 

Alla fine, l’Istituto superiore della Sanità ha concluso che “11 Regioni/PA sono classificate a rischio elevato di una trasmissione non controllata di SARS-CoV-2 (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Liguria, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Val d’Aosta, Veneto). Altre 8 Regioni/PA sono classificate a rischio moderato con una probabilità elevata di progredire a rischio alto nel prossimo mese: (Campania, Emilia-Romagna, FVG, Lazio, Molise, PA Bolzano, PA Trento, Umbria)”.

In Sicilia, al contrario di molte altre regioni, non c’è stata una “progressione alta”, ma è finita ugualmente in zona arancione: era previsto, per esempio, una saturazione delle terapie intensive oltre la soglia di allerta del 30% che non solo non si è verificata, ma si è anzi mantenuta lontana da quel valore (oggi è al 23%), sebbene sia il lieve crescita.

Non così in altre regioni: la Toscana, per esempio. Partiva da una valutazione pressoché uguale a quella siciliana, nella settimana successiva ha avuto performance più negative della Sicilia (era tra quelle in cui era considerata improbabile una saturazione delle terapie intensive, oggi ha superato abbondantemente la soglia del 30%), ma oggi è in zona gialla.

 

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