MESSINA. Distanziamento sociale e obbligo di mascherina. Sono le misure di sicurezza vigenti imposte dalle norme nazionali per utilizzare i mezzi del trasporto pubblico urbano, ma gli autobus di Messina, in queste settimane, hanno continuato ad essere pieni, e lo sono anche con l’avvio della nuova Atm spa (anzi, anche di più visto che molte persone sono tornate a lavorare). Il motivo? La riduzione delle corse del 50% imposta dalla Regione Siciliana non ha lasciato alternative ai cittadini (soprattutto dei villaggi), obbligati a prendere quell’unica corsa o a rimettersi alla fermata e aspettare un altro bus (che passerebbe dopo oltre due ore): una corsa in autobus, quindi, diventa una piccola Odissea. Tuttavia, dal 4 giugno la Regione ha abrogato qualsiasi limite, consentendo alle aziende di espletare il servizio anche al 100%.
È l’azienda locale, però, a decidere quali linee ridurre, e con la nuova azienda speciale per il trasporto pubblico locale poco o nulla è cambiato sul servizio: ad essere penalizzati sono ancora i cittadini dei villaggi che, vista l’esigenza di scendere in città (soprattutto per lavoro) e vista la riduzione delle corse, sono costretti ad accalcarsi tutti sullo stesso mezzo (mentre in città camminano shuttle vuoti).
La prima corsa della linea 29/30, ad esempio, che parte dal Cavallotti e raccoglie i cittadini dei paesi di Castanea, Masse, Curcuraci, Faro Superiore, Litoranea e qualcuno anche del centro città, è quasi sempre strapiena, con gente che si siede dove bisogna lasciare il posto libero. D’altro canto, stare in piedi è quasi impossibile, così come rispettare il distanziamento sociale, mentre di rimanere in strada non se ne parla proprio: vuol dire fare tardi a lavoro o non arrivare mai.
Un caso emblematico è quello di giovedì 4 giugno: fino a Massa San Giovanni si riesce a tenere il conto dei passeggeri sulla linea (circa una ventina, già stretti), ma arrivati a Faro Superiore diventa più arduo contare il numero dei viaggiatori (come anche muoversi). Questo perché la linea 29 (Cavallotti – San Michele – Castanea – Faro Superiore – Cavallotti) e la linea 30 (Cavallotti – Faro Superiore – Castanea – Don Minico – Giostra – Cavallotti), che già da prima viaggiavano con un numero notevole di passeggeri (visto che passavano a distanza di due ore e dieci minuti), sono state accorpate in un’unica linea, che passa sempre circa ogni due ore. Ad aggravare la situazione, la riduzione delle linee 24 e 27 (anche queste unite) che portano a Sperone, Curcuraci e Faro Superiore: gli abitanti di questi paesi approfittano così della linea 29/30.
Per garantire il rispetto delle norme di distanziamento, di recente è stata introdotta la figura dell‘”assistente alla clientela”, fra i cui compiti rientra il rispetto dell’utilizzo delle mascherine, la verifica dei ticket e anche la facoltà di impedire la salita sui mezzi troppo pieni. Una funzione che nei villaggi della zona nord (sulle corse che abbiamo potuto verificare) raramente viene espletata per non lasciare a piedi gli utenti, a differenza di ciò che avviene di norma sullo shuttle. Un esempio è la corsa che sempre giovedì è giunta alle 14:16 al Cavallotti, quando sul mezzo diretto a Torre Faro il “controllore” non ha permesso di salire sul bus ai cittadini, oltre una decina, che hanno dovuto prendere la prima corsa utile successiva: il 31/32 (Cavallotti – S. Agata – Papardo – Torre Faro – Mortelle – Ponte Gallo). Una corsa che ha raccolto quindi, oltre ai cittadini dei villaggi (che non hanno alternative), anche quelli che, invece, avrebbero potuto prendere un altro shuttle. Nel frattempo, i tre bus numero 1 successivi (passati tutti a distanza di meno di 20 minuti l’uno dall’altro) erano vuoti, eccetto uno semi pieno privo di assistente alla clientela (vicenda sui cui sono stati chiesti chiarimenti al presidente del cda di Atm spa, Pippo Campagna: “Su ogni bus c’è un assistente alla clientela sempre. Vuol dire che qualcuno non ha fatto il suo lavoro. Segnalerò e verificheremo“). La sera stessa, però, le cose cambiano: sullo shuttle (pieno) transitato intorno alle 19 da Torre Faro l’assistente alla clientela faceva salire chiunque, senza che il distanziamento sociale venisse rispettato.
Per quanto concerne gli shuttle, l‘Atm non ha previsto una riduzione delle corse, come confermato dagli stessi vertici. Gli shuttle continuano a passare ogni 20 minuti, nonostante spesso siano quasi vuoti. I cittadini infatti usufruiscono dei bus che attraversano la città per arrivare ai villaggi (e viceversa ). E il tram? In questo periodo passa ogni 30 minuti.
Ma i disagi non si fermano qui, perché oltre alla riduzione delle corse e alle prevedibili calche, sono stati modificati anche gli orari (in peggio): sempre prendendo in esame la linea 29/30 che ha come epicentro le Masse, se prima le due linee (separate) partivano dal Cavallotti intorno alle 14:10, adesso la partenza dalla stazione centrale dell’unica corsa è prevista alle 14:55. In pratica, per chi sta a Castanea (il villaggio più distante per quella corsa) significa arrivare a casa non prima delle 16, anche se secondo la tabella di marcia dal Cavallotti a Castanea ci vogliono meno di 60 minuti passando da Faro Superiore e da tutte le Masse, da come si evince dalla tabella in basso (forse senza fare fermate. Fenomeno mai avvenuto).
Per non parlare delle corse che portano a Gesso e Salice: queste, prima due linee separate (25 e 26), adesso seguono un’unico percorso, e su quattro corse giornaliere due fanno un percorso piuttosto lungo (Cavallotti – Don Minico – Gesso – Ponte Gallo – Salice – Portella Castanea – Don Minico – Giostra – Cavallotti). In pratica, agli abitanti di Salice conviene prendere il 29/30, arrivare a Portella Castanea e farsela a piedi in discesa fino al proprio paese. Inoltre l’ultima corsa parte da Messina alle 17:55, orario impossibile per chi lavora di pomeriggio.
I problemi ci sono anche nei villaggi più vicini al centro città: i cittadini di Camaro, ad esempio, devono aspettare oltre due ore per il bus 14/15, e così molti altri che necessitano del trasporto pubblico locale, con il risultato che la riduzione delle corse e l’accorpamento delle linee porta ad una (prevedibile) contrazione di passeggeri, obbligati a prendere una specifica corsa in mancanza di alternative. “Tutto ciò ci incentiva solo a prendere l’auto“, ha commentato una ragazza di Camaro Inferiore.
A chiarire un po’ la situazione è il presidente Pippo Campagna, che in merito agli orari scarica tutto alla gestione della vecchia azienda: “Noi non abbiamo apportato variazioni per non fare confusione“. La scelta delle corse da ridurre e la volontà di puntare sullo shuttle a scapito del tram, secondo il “numero uno” dell’azienda (ex presidente della vecchia Atm, al quale sono succeduti i tre commissari liquidatori), sono da attribuire quindi alla vecchia azienda in liquidazione. Quella sostituita dalla nuova Spa.
“Noi contiamo di implementare il servizio il 15 giugno“, afferma poi il presidente del cda, annunciando che da metà mese si potrebbe partire con l’orario estivo (sdoppiando nuovamente le corse e intensificando il servizio) visto che, con ordinanza numero 23, il presidente Nello Musumeci ha dato via libera al servizio di ripartire al 100% dal 4 giugno.
Un po’ di confusione è stata creata proprio da questo provvedimento regionale numero 23, che abroga “integralmente” l’articolo 14 dell’ordinanza regionale numero 22 del 2 giugno (entrata in vigore il 3 giugno), il quale disciplinava il trasporto pubblico locale. Durante il periodo di lockdown, infatti, fra le misure di contenimento del Covid-19 erano stati imposti un limite di passeggeri pari al 40% della capienza totale del mezzo e una riduzione del 50% delle corse, provvedimenti più volte ribaditi con le successive ordinanze (fino alla numero 22 del 2 giugno 2020). Ma il giorno dopo, il 3 giugno quindi, il presidente Musumeci ha deciso di emanare una nuova ordinanza (la numero 23), cancellando l’articolo 14 del provvedimento annunciato il giorno prima e sostituendolo con uno nuovo che non prevede alcun limite: quindi, per la Regione, il servizio può essere erogato al 100% e gli utenti possono salire anche se la percentuale di passeggeri è superiore a quel 40%. Ma nella realtà non è così.
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Qual è, infatti, il problema? Sul dpcm del 26 aprile 2020, all’allegato 9, si disciplina il trasporto pubblico locale, una materia di competenza concorrente per cui lo Stato fissa delle regole generali mentre le Regioni dovrebbero entrare nel dettaglio, cosa che Musumeci ha fatto fino al 2 giugno. Il 3 giugno, invece, la regione ha valutato, a seguito di una nota del Dipartimento Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico, un “rischio basso” di contagio, e pertanto ha deciso di non fissare più limiti. Le aziende, però, secondo le regole generali fissate dallo Stato devono garantire il distanziamento sui mezzi di un metro. Ed è qui che si genera il “paradosso”: se chiunque può salire su un bus senza limiti, rispettare il distanziamento sociale è impossibile.
Sulla base di ciò il dpcm attribuisce alle aziende la facoltà di “dettare disposizioni organizzative al conducente tese anche a non effettuare alcune fermate“. A questo serve proprio l’assistente alla clientela, con cui l’Atm spa, insieme ad altri provvedimenti (come la sanificazione), “si è adeguata alle misure di prevenzione e contenimento dei contagi“, come si legge in un comunicato stampa.
Campagna specifica anche che “Il limite del 40% era stato imposto per comodità. Ma anche se nessuno lo vuole scrivere e nessuno lo vuole dire, la verità è che il distanziamento sociale sui mezzi pubblici non si può rispettare. Basta pensare ad un utente che per arrivare ad un posto passa accanto a un altro passeggero: non si può mantenere sempre la distanza di un metro gli uni dagli altri. Inoltre, se dobbiamo considerare la distanza di un metro anziché la percentuale, su alcuni autobus, tipo quelli più piccoli, la percentuale di passeggeri dovrebbe essere anche minore del 40%“.
Resta ancora una curiosità: visto che non c’è più il limite all’espletamento del servizio, perché non si sono rimesse in strada da subito tutte le corse? I motivi li spiega Campagna: “Ci vuole tempo per riorganizzare i turni, non c’è il personale sufficiente a garantire su tutte le corse l’assistente alla clientela per l’emergenza Covid-19 (introdotto dalla nuova spa ma non obbligatorio, ndr), e inoltre non si potrebbe garantire il supporto negli orari di punta”.
Cosa si intende per “supporto”? In pratica l’assistente alla clientela e l’autista devono comunicare alla centrale operativa l’eventuale sovraccarico degli utenti, affinché arrivi una vettura di sussidio. Nel frattempo i cittadini devono rimanere alla fermata ad aspettare “gli autisti di riserva” (che per arrivare a Massa San Giovanni potrebbe impiegarci anche un’ora. “Purtroppo non c’è altro modo”, si è giustificato Campagna). Il presidente dell’azienda trasporti, però, non ha saputo specificare se questa procedura sia stata già attivata. Di sicuro non nel caso del bus 29/30 di giovedì mattina, su cui l’utenza è salita nonostante l’autobus fosse pieno (stessa cosa per lo shuttle passato in serata da Torre Faro).
Il presidente, inoltre, ha spiegato che dopo ogni settimana si analizza il report dell’andamento, così da risolvere eventuali problemi. E siccome la nuova spa è partita lo scorso lunedì, sarebbe stato necessario attendere sette giorni per appurare eventuali variazioni al servizio.
Anche se le disposizioni fino al 31 maggio sono da attribuire alla vecchia Atm, il presidente Campagna ci tiene a specificare comunque che il servizio è stato garantito a seconda delle esigenze “pre-fase 3”, valutate sulla base degli afflussi persistenti fino a quel momento. Circa dodici giorni fa, però, è stato pubblicato sulla pagina Instagram “spottedmessina” un video, risalente al 29 maggio, che mostra l’interno di un autobus (uno di quelli lunghi) già pieno, con l’impossibilità di mantenere il distanziamento sociale.