MESSINA. Tavoli allestiti come se dovessero ospitare clienti, anche per eventi particolari come i matrimoni. E’ la forma di protesta scelta dai ristoratori messinesi questa mattina a piazza Unione Europea, con la quale sono state esposte le criticità dei settori commercio e ristorazione, tutte con un unico comune denominatore: “Far ripartire il motore dell’economia di questa città, basato in gran parte sul settore dell’accoglienza, della ristorazione di qualità e dell’organizzazione e promozione di eventi”.

Queste alcune delle richieste formulate da FIPE Confcommercio Messina al prefetto di Cosima di Stani in un documento sottoscritto dalle delegazioni dei ristoratori di Messina Nord, Messina Centro e Messina Sud e dal Presidente Fipe-Confcommercio Messina Carmelo Picciotto, ribadite anche durante l’assemblea davanti al Municipio: “Campagna di vaccinazione per tutto il comparto della ristorazione e conseguente riapertura in sicurezza con un corridoio preferenziale per l’utenza che ha già effettuato la somministrazione dei vaccini. Approvazione di un protocollo per l’uso di spazi esterni ai locali, così da poter permettere alla clientela di sedere all’aperto con le dovute disposizioni di sicurezza e usufruire dei servizi di ristorazione. Necessità di maggiori ristori, al momento insufficienti. Linee guide chiare per le riaperture e adeguata comunicazione nelle tempistiche di aperture e chiusure. Creazione di zone gialle speciali in base ai dati forniti a livello locale. Attivazione di un osservatorio economico locale e di una rete di prevenzione per il contrasto di eventuali eventi illeciti nel settore dei finanziamenti e delle acquisizioni aziendali”.

“Un lungo documento – si legge in una nota inerente alle richieste inviate al Prefetto di Stani – nel quale vengono tracciate le linee di un percorso condiviso fra associazioni e istituzioni che, partendo dal momento di grande crisi vissuto dalla categoria, possa dare una spinta propulsiva per superare di slancio questo periodo di incertezza. Una incertezza che ormai sfora nello sconforto di centinaia di esercenti al collasso”.

“Ci abbiamo pensato a lungo. Abbiamo ascoltato i nostri associati. Abbiamo ascoltato i cittadini. Abbiamo scelto di scendere in piazza. Come molti hanno fatto in questi mesi. Ma abbiamo scelto di farlo a modo nostro – dichiara il presidente Fipe-Confcommercio Messina Carmelo Picciotto – Il settore della ristorazione, dei pubblici esercizi, dei bar, dell’organizzazione e della promozione di eventi con tutte le filiere collegate, rappresenta un settore vitale della nostra economia. Rappresenta soprattutto una eccellenza che ci caratterizza e ci rende famosi in tutto il mondo. Siamo il popolo dell’accoglienza. Siamo quelli del brand Messina. Noi siamo “la differenza” e questa differenza la vogliamo fare anche oggi, qui su questa piazza. Qui oggi abbiamo portato ciò che sappiamo fare. E lo sappiamo fare bene. Professionali, seri, garbati ma determinati al tempo stesso per chiedere interventi urgenti e una pianificazione seria ed efficace. Per chiedere, così come già abbiamo fatto con il Prefetto, una rapida e massiccia campagna di vaccinazione per tutto il comparto della ristorazione, l’approvazione di un protocollo per l’uso di spazi esterni ai locali, linee guide chiare per le riaperture e una adeguata comunicazione nelle tempistiche di aperture e chiusure, ma soprattutto la creazione di zone gialle speciali in base ai dati forniti a livello locale”.

“Certo gli errori ci sono stati e sono stati tanti e sono ricaduti tutti sulle nostre spalle – continua Picciotto – Errore è stato chiuderci indiscriminatamente, quasi come se la colpa della diffusione del virus fosse 5tutta in capo a bar e ristoranti, salvo poi riconoscere che solo lo 0.18 per cento è attribuibile ai pubblici esercizi. Errore è stato illuderci con promesse di contributi a pioggia salvo poi erogare solo le briciole, e farlo pure male. Errore è stato far credere che i protocolli dettati sarebbero stati panacea di tutti i mali, stimolando investimenti spesso inutili che sono rimasti cattedrale nel deserto”.

“Siamo in ogni angolo delle strade. Siamo il motivo per cui uomini e donne vanno ad acquistare abiti e accessori. Siamo il motivo per cui nell’attesa di andare a cena si fanno acquisti. Siamo quelli che muovono capitali ed emozioni. Vendiamo sogni. Vendiamo socialità. Vendiamo il piacere di stare assieme davanti ad un caffè – prosegue il presidente di Fipe-Confcommercio Messina – Se chiudiamo noi chiude l’Italia. Dalle filiere agroalimentari, ai servizi, ai lavoratori dell’intrattenimento, ai fotografi, ai fiorai, ai negozi di alta moda. Tutto. Per questo non possiamo cedere oggi. Non possiamo abbassare la guardia. Resistere oggi, significa garantirsi un futuro domani. Ogni saracinesca che chiude è  un pezzo d’Italia che muore. Un metro quadro di deserto in più”.

“Nei pubblici esercizi per 10 milioni di fatturato ci vogliono 120 persone che lavorano. Con i colossi e le piattaforme on line, ce ne vogliono solo 14,5. Cuochi , pizzaioli , bagnini,  baristi, dj  e non li cito tutti, rappresentano la nostra tradizione. Rappresentano la nostra anima. Il cuore pulsante del nostro settore che è emozionalità. E’ poesia dell’acquisto – spiega – Oggi noi abbiamo il dovere di tutelare questo cuore pulsante. Diteci voi come aprire in sicurezza. Non vogliamo ammalarci di covid, ma non vogliamo nemmeno morire di fame. Finora abbiamo dimostrato fierezza, onore e senso di responsabilità.  E tanta, tanta tenacia. Ma la misura è colma. Troppe le vittime rimaste sul campo. Quelle mietute dal virus e quelle mietute dalla miseria. Il 30 per cento delle aziende presenti su tutto il territorio provinciale. Non si può più procrastinare. Non possiamo più aspettare, specie quando la cura sembra produrre effetti peggiori del male. Ecco perché non protesta ma proposta. Ecco il perché di questa manifestazione, professionale, seria, garbata”.

“Oggi ci candidiamo come pubblici esercizi ad essere fucina del futuro. Oggi più che mai vogliamo essere generatori di cultura e tradizione. Un’Italia che vive, un’Italia che lavora, un’Italia che fa vivere e sorridere – conclude – La prima proposta la faccio ai miei colleghi. Lavoriamo insieme. Insieme si perde e si vince, ma di certo si fa la differenza. Facciamo diventare questa città  vera capitale della ripartenza. Più saremo più avremo probabilità di riuscirci. Da qui, da questa piazza, deve partire un percorso di condivisione e ripartenza. Un percorso che ci vede tutti insieme condividere visione, lavoro e risultato.  Un percorso che sia la prima pietra di un progetto comune: la risurrezione della nostra economia e della nostra città”.

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