MESSINA. Chi pensava che la settimana più lunga dell’amministrazione guidata da Renato Accorinti fosse iniziata con la mozione di sfiducia (respinta dall’aula) e si fosse conclusa con l’incontro di ieri per rilanciare l’azione politica, è destinato a rimanere deluso. Perchè Accorinti ha in serbo ancora altre sorprese.
Domani infatti, gli assessori (rimasti in sei dopo le dimissioni di Luca Eller e Daniela Ursino) rimetteranno le deleghe in mano al sindaco, che effettuerà un rimpasto. Una di quelle mosse che prefigurano le “crisi di governo”, quella di rimettere le deleghe, che invece Accorinti ha chiesto ai suoi come gesto per un momento di ragionamento ampio e collettivo, per aggiustamenti il cui bisogno, in giunta, era avvertito da tempo.
La concitazione delle ultime due settimane l’ha fatto passare in secondo piano, ma la mancata sostituzione di Eller, e il cortese rifiuto opposto alla nomina da parte di Giuseppe Cannizzaro, qualche grattacapo all’amministrazione Accorinti lo ha provocato. Delle questioni più imminenti se ne è occupato Guido Signorino, che del Bilancio deteneva la delega prima di Eller, ma la mancanza di un “titolare” inizia a farsi sentire. Secondo il sindaco, nel giro di dieci giorni si sapranno i nomi dei sostituti, ma le scadenze, la prima delle quali è l’udienza fallimentare di Messinambiente, potrebbero imprimere una decisa accelerazione.
Pur non inatteso (non partecipava più alle riunioni di giunta praticamente da natale), anche l’arrivederci di Daniela Ursino apre scenari interessanti. Di fatto, sono andati via i due assessori la cui presenza Cambiamo Messina dal basso tollerava meno, e le due nuove nomine, ma anche il rimpasto in arrivo, sono un’occasione per reclamare più spazi.
“Prima che per l’appartenenza politica, gli assessori li scegliamo in base alle competenze“, ha spiegato ieri in conferenza il vicesindaco Gaetano Cacciola. Le due fughe dalla giunta, però, lasciano spazi politici che “fanno gola”. Anche per evitare di trovarsi con altri due “corpi estrai all’organismo che si sono espulsi da soli”, come ha spiegato Cacciola con una metafora biologica.
se quelle di Ialacqua non venissero respinte certamente la città ne guadagnerebbe molto