“Tannomai”, Ustmamò

 

“No, certo, chissà che spasso sarà vivere sull’appennino reggiano…”. parola più, parola meno, il concetto dei messinesi che ascoltavano un certo tipo di rock italiano indipendente, nel 1993, era quello. A fomentarlo, i versi a metà canzone di Tannomai, brano dei semi-sconosciuti Ustmamò, che recitava, letterale “…prova a pensarti albanese pakistano serbo croato messinese indiano sudanese marocchino…“, che con tutto il rispetto per le dignitosissime popolazione citate nel testo, non è che fossero paragoni lusinghieri, anche perchè, nelle intenzioni del gruppo, il pezzo in questione intendeva parlare di condizioni di vita non esattamente rosee, e della fortuna di nascere in un bel posto. Su un tappeto di rock ritmato influenzato dal grunge, si stagliava la voce ipnotica (alcuni direbbero petulante) di Mara Redeghieri.

Curiosamente, le sollevazioni venivano dagli stessi “indie rockers” che da Messina se ne sarebbero scappati di notte e a piedi, ma che messi di fronte al fatto compiuto, un rigurgito di campanilismo l’hanno avuto.

Per aggiungere il danno alla beffa, di Tannomai gli Ustamò, gruppo dell’orbita Csi, nato e cresciuto sotto l’ala protettrice di Giovanni Lindo Ferretti, originario della zona di Castelnovo ne’ Monti e parecchio orgoglioso delle radici montanare, ci fecero un video.

L’unico tratto da quel secondo album. Per la felicità e la buona fama dei messinesi.

In realtà, gli Ustmamò un legame sentimentale con Messina, o per lo meno con la sua provincia, in fondo ce l’hanno. Perchè, tra i loro pezzi, c’è anche Filikudi, Nel testo, scritto nel 1990 da Giovanni Lindo Ferretti e Stefano Benni, che evidentemente non avevano trovato niente di meglio, la rima è “tutti nudi a mangiare i cani crudi”. Vabbè.

 

 

 

Subscribe
Notify of
guest

5 Commenti
meno recente
più recente più votato
Inline Feedbacks
View all comments
Giuseppe
Giuseppe
17 Marzo 2017 18:29

Manca la più famosa…”Giulietta” di Mango in cui si parla di una “Giulietta messinese”.

Leandro Diana
12 Dicembre 2017 9:10

Vi segnalo la più recente “Lights of Taormina” dal disco “Tracker” del grande Mark Knopfler, nella quale c’è spazio per celebrare “i suoi baci dolci, come il vino rosso che portano da Messina”.
Un picco gioiellino, forse un esercizio di stile, in cui il vero punto è celebrare il fascino senza tempo di quel nostro angolo di terra e di paradiso, ahimè così mal custodito.

Salvo
Salvo
12 Dicembre 2017 21:56

E c’è anche Silvestri con Monetine: “Una monetina per la Cina, una per il ponte sullo stretto di Messina, sperando che il calore della terra siciliana possa sciogliere la nebbia fissa in Val Padana”

Nino Carreri
Nino Carreri
9 Febbraio 2020 8:24

Per me il bar era il Correnti e la Lei Mafalda Correnti che se non mi ricordo male c’entrava con qualcuno dei componenti della band

Fabi
Fabi
10 Febbraio 2020 12:30

Ma i Kunsertu? Il cui autore fra cui Mokarta é messinese?