Tutto da rifare nel processo a carico di Babul Miah, originario del Bangladesh, accusato di aver ucciso un connazionale nel corso di una rapina. Un fatto di sangue avvenuto nell’agosto 2012 a Milazzo. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso della difesa rappresentata dall’avvocato Tommaso Autru Ryolo, ha annullato, con rinvio davanti ai giudici di Reggio Calabria, la sentenza di condanna a 26 anni che gli era stata inflitta in appello.
Al centro del processo una rapina finita male, Alì Taj, venditore ambulante di collanine e chincaglierie, sarebbe stato ucciso a coltellate dal connazionale, anche lui ambulante, per sottrargli la somma di 750 euro che aveva in tasca. Alì Taj, venditore ambulante, fu ucciso con alcune coltellate la sera del 20 agosto 2012. Il mattino seguente un passante scoprì il cadavere nei pressi di una caletta di via Ruotolo, una scalinata della strada panoramica che conduce fino al mare. Fin dal primo momento i sospetti degli investigatori si concentrarono sul bengalese, alcune persone riferirono di averli visti insieme ma a permettere agli investigatori di chiudere il cerchio, alcuni mesi dopo, furono i risultati delle perizie di laboratorio eseguite dal Ris sulle tracce di sangue misto dei due connazionali ritrovate su un sandalo. Secondo quanto ricostruito dalla Squadra mobile e dagli agenti del Commissariato di Milazzo che si occuparono delle indagini, si trattò di una rapina finita nel sangue. Miah Babul, che si è sempre difeso respingendo le accuse, in primo grado era stato condannato a 28 anni che in appello erano stati ridotti a 26 anni. La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza rinviando ad un nuovo processo questa volta davanti ai giudici di Reggio Calabria.

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