MESSINA. Condannati 11 dei 13 imputati nel processo Corsi d’Oro 1. Sette anni e 6 mesi per Elio Sauta, 3 anni e 6 mesi per Graziella Feliciotto, 2 anni e 2 mesi per Chiara Schirò, 1 anno per Concetta Cannavò, 1 anno e 5 mesi per Natale Lo Presti, 1 anno e 4 mesi per Nicola Bartolone, 6 mesi per Carlo Isaja, 2 anni per Carmelo Capone, 1 anno e 8 mesi per Salvatore Giuffrè, 4 mesi per Daniela D’Urso, 3 mesi per Daniela Pugliares. Stabiliti risarcimenti danni a parti civili. Assolto Natale Capone per associazione a delinquere, prescrizione per la truffa. Anche per Giuseppe Caliri assoluzione per associazione a delinquere e prescrizione per truffa. 

Per Elio Sauta anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per tre anni. Cinque anni di interdizione, invece, per la moglie, Graziella Feliciotto. Incapaci di contrattare con la pubblica amministrazione: Chiara Schirò, Natale Lo Presti e Salvatore Giuffrè. Interdetti dai pubblici uffici per la durata delle rispettive pene, Concetta Cannavò, Nicola Bartolone e Carmelo Capone. Interdetti per un anno dai pubblici uffici, invece, Carlo Isaja e Daniela D’Urso.

Pena sospese per le condanne sotto i due anni.

Condannati Sauta, Feliciotto, Schirò, Cannavò, Lo Presti, Bartolone, Isaja, Capone e Guffrè al risarcimento dei danni in favore delle parti civili Regione Sicilia e Assessorato regionale dell’Istruzione e della Formazione professionale e Codacons Onlus da liquidarsi in separata sede.

Risarcimento danni anche in favore dei corsisti Rosa Gallo, Rosaria Catalfamo, Loredana La Tella, Agata Celentano, Gabriella Mustica, Giuseppa Mantarro, Daniela Piccione Cusmà, Letteria Muscolino, Domenico Giannetto.

Sanzioni amministrative per 140 quote da 500 euro nei confronti di Ancol. Per Elfi Immobiliare 700 euro per ciascuna delòe 350 quote. Sono 700 euro per 140 quote di Sicilia Service Srl e sempre 600 per 210 quote nei confronti di Centro Servizi Srl. Infine 300 eur per ciascuna delle 100 quote nei confronti di Associazione Pianeta Verde. Il tribunale ha ordinato la confisca delle somme di denaro e degli altri beni in sequestro  per un valore pari al profitto riguardante i delitti per cui è stata emessa la condanna o affermata la responsabilità dell’ente.

Il primo troncone processuale sulla Formazione professionale è arrivato oggi a conclusione. A processo davanti ai giudici della Seconda sezione penale del Tribunale di Messina, per Corsi d’Oro I 13 imputati e 5 enti coinvolti nel processo che si tiene  I  pubblici ministeri Fabrizio Monaco e Antonio Carchietti avevano chiesto la condanna a 8 anni e 6 mesi per Elio Sauta, presidente dell’Aram, ente di formazione professionale, 6 anni e 10 mesi per la moglie, Graziella Feliciotto. Per Chiara Schirò, invece, moglie dell’onorevole Francantonio Genovese, erano stati chiesti dall’accusa 6 anni e 4 mesi. Chiesti per Concetta Cannavò della Lumen 2 anni ed 8 mesi, per Natale Lo Presti 6 anni e 10 mesi, per Nicola Bartolone 4 anni 10mesi e l’assoluzione per due capi d’ imputazione. Ma ancora per Carlo Isaja 2 anni e 2 mesi, per l’ex assessore comunale e rappresentante dell’Ancol Carmelo Capone e per Natale Capone 5 anni ciascuno,  per Salvatore Giuffrè 4 anni, per Daniela D’Urso, moglie dell’ex sindaco Giuseppe Buzzanca, per Giuseppe Caliri 2 anni. Chiesti, infine, 3 anni ed 8 mesi e per Daniela Pugliares 2 anni e 10 mesi. I pubblici ministeri hanno chiesto anche sanzioni pecuniarie per gli enti. Le accuse contestate a vario titolo sono di associazione finalizzata al peculato ed alla truffa reati finanziari e falsi in bilancio connessi alla gestione degli enti di formazione professionale, peculato, truffa e tentata truffa.

“Salvo ogni altro approfondimento di merito – commenta Nino Favazzo, avvocato di Francantonio Genovese – possibile solo dopo il deposito della motivazione, la semplice lettura del suo dispositivo, consente una prima riflessione: la sentenza emessa oggi dai Giudici della Seconda Sezione del Tribunale di Messina rappresenta la cartina di tornasole quanto alla eccessiva severità delle pene inflitte, per le medesime condotte, appena qualche mese addietro, da altro Collegio giudicante. Ciò impone una seria e ben più ampia riflessione sul tema della discrezionalità del Giudice nella applicazione della pena, soprattutto ove si consideri che, così evidenti differenze in termini di trattamento sanzionatorio, si colgono all’interno di uno stesso Ufficio Giudiziario”.

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