MESSINA. La casa dello studente “Matteo Bottari” di via Cesare Battisti? I lavori non sono ancora iniziati, non si sa quando inizieranno, chi li farà e con quali soldi. La struttura che doveva aprire nel 2018, poi a fine 2020 e poi ancora a fine 2021, sembra che non riaprirà nemmeno per il 2022, a causa di intoppi burocratici e di tensioni interne all’Ersu fra il presidente del cda, Pierangelo Grimaudo, alcuni consiglieri e il Rup Enrico Zaccone, attualmente anche direttore dell’Ente. Tutto ciò non fa che frenare la ristrutturazione dello stabile concepito per ospitare circa 240 studenti universitari. Unico passo in avanti, fatto durante l’arco del 2021, è il progetto. Un prospetto da circa otto milioni di euro quasi pronto e che è stato redatto in parte dallo studio Falzea (per quanto riguarda l’impiantistica) e in parte dallo stesso Ersu (per l’aspetto edile).

I motivi stessi che generano i ritardi sono la causa del contendere fra le parti: da un lato il professore Grimaudo accusa di “gravi inadempienti e gravi ritardi” il Rup, con la conseguenza di generare “intoppi burocratici” interni all’Ente che non consentono l’ufficializzazione della scheda tecnico-finanziaria. Dall’altro si respingono le accuse al mittente, con il responsabile unico del procedimento che precisa di seguire le procedure e lamentando “notevoli e continue intromissioni da parte dell’organo politico”. Ma i problemi non finiscono qui: a creare una frattura all’interno dell’Ersu è anche la scelta di dove reperire i milioni necessari al restyling dell’immobile. Secondo Grimaudo la Regione Siciliana si è già resa disponibile ad uno stanziamento, mentre una nota dell’assessorato invita in realtà l’Ente a fare richiesta di cofinanziamento sulla base della legge 338 che sfrutterebbe il Pnrr, verso cui spingono tre consiglieri su cinque.

La previsione di Grimaudo è quella di avviare la gara d’appalto per l’esecuzione materiale dei lavori entro la fine dell’anno: «Nel 2022 possiamo sicuramente andare in gara per selezionare la ditta aggiudicatarie degli interventi». Zaccone conferma che in primavera il progetto sarà completato in tutte le sue parti, così da procedere con la gara.

A far slittare la data di apertura, inizialmente, erano stati i soliti “intoppi burocratici”, i lavori di adeguamento sismico (che avevano fatto perdere più tempo del previsto), poi il Covid e, soprattutto, la revisione degli impianti elettrici e idraulici (qui il link all’articolo), che si erano andati ad aggiungere ai problemi riscontrati durante i primi lavori che erano stati eseguiti: tubi del gas sottoterra trovati durante gli scavi per lo smantellamento (qui il link all’articolo). Durante il 2021 si è provveduto a redigere il progetto preliminare e quello definitivo, pronto da dicembre. Adesso mancano solo alcune “formalità” burocratiche: autorizzazione dei vigili del fuoco, l’invio dei calcoli al genio civile (si è in fase di incarico al progettista che redigerebbe la relazione) e la validazione del progetto (che sarà eseguita da un pool di ingegneri, anche qui si è in fase di incarico).

«A giugno 2020, esauriti i lavori di consolidamento sismico, su mia iniziativa questo Ente ha deliberato di iniziare tutta la fase progettuale per la rifunzionalizzazione globale della Casa dello studente di via Cesare Battisti – racconta Grimaudo – Questa fase progettuale è stata svolta in tempi abnormi a causa di parte della burocrazia interna dell’Ente. Questi ritardi sono stati oggetto di formale contestazione al Rup pro-tempore, contestazione sottoscritta da me e approvata dal consiglio d’amministrazione come “gravi inadempimenti e gravi ritardi”. Il grave ritardo che contesto al Rup è quello di non aver completato tutti gli adempimenti burocratici e progettuali che avrebbero permesso il finanziamento globale dell’opera a valere sui fondi del bilancio regionale del 2021. L’assessore alle Infrastrutture Marco Falcone aspettava la scheda tecnico-finanziaria. Mi aveva detto che avrebbe fatto di tutto per stanziare le somme necessarie».

Il problema principale su cui si focalizza Grimaudo sono, quindi, «i lunghi tempi per la realizzazione del progetto, ovvero 20 mesi dalla delibera di giugno 2020. E soprattutto, che i vari progetti (preliminare, definitivo ed esecutivo) sarebbero dovuti essere realizzati insieme, così come la delibera è unica, mentre invece sono stati fatti due incarichi separati, e l’ultimo è solo in procinto».

Neanche a dirlo, il Rup e attuale direttore dell’Ersu, Enrico Zaccone, non è d’accordo e smentisce, a sua volta contestando i ritardi al presidente Grimaudo: «I ritardi sono dovuti al fatto che il presidente non conosce bene quali sono le procedure. Io ho contestato i ritardi in una nota che lui si guarda bene dal divulgare. C’è una diatriba fra me e lui e tutto quello che non funziona lo addebita a me come se avessi la bacchetta magica. Mi ha chiesto addirittura la validazione del progetto prima ancora di avere il progetto. E questa non è possibile senza il parere della Soprintendenza, del Genio Civile e dei Vigili del Fuoco». Questi ultimi, non potevano rilasciare l’autorizzazione perché il progetto non gli era ancora stato presentato. Il motivo? «La firma alla domanda, necessaria, è arrivata solo due giorni fa da parte del presidente, nonostante più solleciti, di cui il primo risalente a settimane fa», ha precisato Zaccone.

Per quanto riguarda la fase progettuale, Zaccone spiega che il ritardo della consegna scaturisce dalle «modifiche al progetto richieste ai tecnici da parte del presidente Grimaudo, senza il consulto del Rup, aggiungendo ulteriori lavori che hanno aumentato la spesa complessiva e che hanno fatto slittare i termini di consegna del progetto impiantistico e di quello edile». Sul frazionamento della realizzazione del progetto, Zaccone sostiene che una procedura unica, così come avrebbe preferito Grimaudo, avrebbe preso più tempo in quanto si sarebbe dovuto prevedere un bando pubblico. In questo modo, invece, l’Ersu ha proseguito con affidamenti diretti per la redazione del progetto preliminare e definitivo, mentre per quello esecutivo si procederà con un appalto in concorso tramite la quale la ditta aggiudicatarie dei lavori dovrà realizzare anche il progetto esecutivo. Nel frattempo che gli incarichi vengono assegnati, la Soprintendenza sta valutando il progetto. E adesso potranno farlo anche i Vigili del fuoco, mentre il Genio civile è in attesa dei calcoli.

Sul reperimento delle risorse, Grimaudo informa di aver avuto «due importanti rassicurazioni: una da Musumeci e l’altra dall’assessore Falcone. In particolare, quest’ultimo si è dimostrato disponibile a sostenere questo progetto, con il preventivo concerto dell’assessore all’Istruzione Roberto Lagalla». In pratica, spiega Grimaudo, la Regione sarebbe disponibile a finanziare l’intero progetto da circa otto milioni di euro. E questa è la via che il presidente del cda dell’Ersu intende percorrere perché «più veloce e sicura». D’altro canto, con una nota risalente a pochi giorni fa (2 marzo 2022), l’assessore Lagalla scriveva all’Ersu invitando l’Ente a presentare richiesta di cofinanziamento per la risistemazione della struttura sulla base della legge 338 del 2000 “Interventi per strutture residenziali universitarie”, che prevede un contributo della Regione pari al 75% dell’importo (l’Ersu dovrebbe comunque mettere di tasca sua circa due milioni di euro).

Grimaudo non esclude di approfittare di altre strade: «Noi presentiamo il progetto a tutti coloro a cui possiamo farlo. Sceglierò la strada più breve e che mi dà certezze di finanziamento. Riparto dalla Regione, senza escludere le altre strade, fra cui anche quella della legge 338 sull’edilizia universitaria. Se il progetto venisse completato entro aprile riusciremmo ad ottenere il finanziamento della Regione, in quanto il bilancio regionale dovrebbe venire discusso ad aprile e approvato intorno al mese di giugno».

L’ipotesi su cui pressano di più i consiglieri del cda Kevin Bonasera, Pietro Di Certo (decaduto da qualche giorno per lasciare il posto ad Alberto Armone) e Giuseppe Patanè, però, è quella di usufruire del Pnrr che «oltre a prevedere rilevanti interventi sul settore scolastico, contempla una prima serie di interventi sull’università riguardo a Borse di Studio e soprattutto rispetto alle Residenze. […] favorendo prioritariamente la ristrutturazione degli immobili esistenti. Da sottolineare che il Pnrr prevede finanziamenti per sviluppare alloggi costruiti e gestiti da soggetti pubblici e privati, semplificando i parametri usuali per la realizzazione delle case dello studente. Secondo noi, a prescindere dai chiarimenti che abbiamo richiesto sui capitoli di bilancio da utilizzare per finanziare i lavori, questa del Pnrr è un’opportunità da cogliere nel più breve tempo possibile visto l’esoso costo stimato dal nostro progetto di ristrutturazione della Cesare Battisti. Ovviamente la partecipazione a questo bando ministeriale, non precluderebbe altre tipologie di finanziamento utilizzabili anche per la riqualificazione urgente delle Residenze di Papardo e Annunziata. Le stesse rientrerebbero nel piano del Pnrr. Considerando le poche risorse economiche a disposizione, indichiamo questa strada virtuosa per l’Ersu».

Grimaudo non esclude il Pnrr, ma non lo sceglie come principale via da seguire a causa di una problematica da lui riscontrata all’interno dell’Ente, in riferimento ai soliti “intoppi burocratici”: «C’è un nodo da sciogliere: è la capacità burocratica e progettuale degli enti, perché il finanziamento viene erogato sulla base di un progetto. Io ho avuto piena coscienza che il nodo da sciogliere è non solo quello di deliberare, ma anche quello di realizzare progetti da presentare al finanziatore». In ogni caso, Zaccone rassicura sul fatto che l’Ersu vanta «un fondo di investimento interno di circa sei milioni complessivi, di cui due milioni derivano da un immobile che l’Ersu non ha più acquistato».

Su una cosa sembrano concordare tutti all’interno dell’Ersu, ovvero sull’obiettivo di rendere Messina una città ospitale per tutti gli studenti universitari: «Questo ente che amministro insieme al cda da gennaio 2020, quando ci siamo insediati non aveva dei programmi importanti e concreti per la residenzialità, aspetto che noi riteniamo essenziale – asserisce Grimaudo – La garanzia del diritto allo studio non si esaurisce con le borse di studio. Si realizza quando ci sono le condizioni per cui esiste una comunità studentesca, formata sia da studenti messinesi sia da quelli che vengono da fuori. L’incoraggiamento alla vita universitaria dipende dall’Ersu e dall’esistenza di spazi fisici».

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