MESSINA. Si chiama #30giorniNo#ConMe ed è la campagna di sensibilizzazione contro la violenza di genere presentata stamani dall’assessora alle Politiche Sociali e Pari Opportunità, Nina Santisi, dal presidente della Consulta comunale delle organizzazioni sociali, Nicola Bonanno, e da Maria Andaloro, referente di Posto Occupato.

Al via oggi e in corso fino al termine di novembre, l’iniziativa, proposta da “Posto occupato”, è attiva dal 2013 su tutto il territorio nazionale con l’obiettivo di sensibilizzare istituzioni e cittadini sulle attività di prevenzione, educazione, formazione e informazione per il contrasto quotidiano contro le violenze di ogni genere. “Il messaggio forte di #30giorniNo#ConMe – spiega l’assessora Santisi – è che esiste una filiera della violenza che va interrotta per evitarne le conseguenze in senso comunitario, in sinergia con istituzioni, società civile, cittadini e comunità. Il Comune e l’organismo della Consulta invitano pertanto ad una netta presa di coscienza sulla necessità di una battaglia collettiva per consentire il cambiamento del processo educativo e quindi culturale e sociale e ringraziano ‘Posto Occupato’ per la significativa attività di sensibilizzazione che svolge”.

La campagna è anche l’occasione per promuovere il 1522, numero attivo 24 ore su 24 per tutti i giorni dell’anno, accessibile dall’intero territorio nazionale gratuitamente, sia da rete fissa che mobile, con un’accoglienza disponibile nelle lingue italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo. Le operatrici telefoniche dedicate al servizio forniscono una prima risposta ai bisogni delle vittime di violenza di genere e stalking, offrendo informazioni utili e un orientamento verso i servizi socio-sanitari pubblici e privati presenti sul territorio nazionale. L’invito è anche a rivolgersi direttamente alle forze dell’ordine, ai servizi sociali, ai centri antiviolenza, ai medici, all’ospedale tramite il codice rosa. Per aderire all’iniziativa, è sufficiente scaricare la locandina dal sito internet del Comune o ritirarla all’assessorato alle Politiche Sociali, a Palazzo Zanca (palazzetto interno, primo piano), stamparla a colori e collocarla su una sedia, una poltrona, una panchina, un sedile o in qualsiasi luogo dove una donna avrebbe voluto essere, ma che l’ultimo atto estremo di violenza fisica non le consentirà mai più di poterlo occupare.

Il “posto” indica la presenza assenza e il rischio che si corre nel sottovalutare e nel non riconoscere i primi segnali di violenza, di cui il femminicidio è solo l’ultimo atto estremo e irreversibile. Stereotipi, discriminazioni e pregiudizi sono di per sé forme di violenza che abilitano al bullismo fin dai primi anni di scuola, portano allo sfruttamento e agli abusi nel mondo del lavoro e alla violenza nelle relazioni con l’altro, se riconosciuto come diverso. A tutto ciò si aggiungono i fenomeni invisibili della violenza assistita dai minori, delle vittime di tratta e dell’omofobia.

 

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