MESSINA. Prosegue l’iter per il restauro e la valorizzazione di Casa Cammarata, un piccolo museo a cielo aperto nella via don Blasco, circondato da supermercati, centri commerciali e industrie dismesse e da anni non fruibile alla città. La settimana scorsa è stato, infatti, è stato costituito il gruppo di lavoro per seguire proprio i lavori di messa in sicurezza e restituire il bene, per cui a febbraio 2023 la Regione ha stanziato 90mila euro, ai messinesi. Gruppo costituito da Fabio Caristi, in qualità di funzionario amministrativo, e Carla Andaloro, nominata funzionario legale. Il Rup era già stato nominato a luglio, individuato nella figura dell’architetto Carmelo Celona, con la stessa determina nominato anche progettista e direttore dei lavori.

Nonostante la valenza storico e artistica, infatti, il monumento (inserito dalla fantasy worlds tra le “100 case fantastiche nel mondo”) si trova al momento inaccessibile e sbarrato da un lucchetto. È tornato sotto i riflettori nel 2007, grazie al collettivo Machine Works”, e successivamente nel 2011, con le iniziative promosse da Zonacammarata”. Più recenti, invece, le proposte di valorizzazione dalla Terza Municipalità, finalizzate alla riqualificazione del bene e alla successiva creazione di un un circuito turistico ad hoc, e l’impegno del deputato Antonio De Luca per il finanziamento dei lavori.

Si tratta di un progetto che è stato rivisto e ridimensionato rispetto a quello da circa 300mila euro redatto nel 2015, che prevedeva anche una copertura del monumento: è stato adeguato al finanziamento da 90mila euro della Regione, anche se l’amministrazione comunale ha chiesto un’integrazione di fondi perché le due camere chiuse della struttura necessitano di lavori di adeguamento sismico. In generale, il tipo di intervento mira a riportare Casa Cammarata al suo antico splendore, e per questo ci si baserà su quella che è l’opera originale, caratterizzata dall’uso di materiali semplici come pietre di fiumi, cocco e materiale riciclato, tipici degli artisti outsider (anche se l’unicità di Cammarata deriva dal fatto che fosse anche un cementista).

Strana storia quella di Casa Cammarata, una baracca trasformata alla fine degli anni ’70 in una specie di “grottesca Disney dialettale” dal Cavalier Giovanni Cammarata, che per anni ha coltivato il sogno di realizzare “una via delle Belle Arti” nel deserto postindustriale di Maregrosso: un’operazione radicale di land art che nei decenni ha dovuto fare i conti con la progressiva e inesorabile cementificazione dell’area. L’intento del Cavaliere era quello di realizzare un’opera «in segno di protesta e opposizione al regime sociale ignorato e dimenticato, come testimoniano i numerosi murales realizzati lungo la via Maregrosso (cancellati da tempo; il più antico è ancora in parte visibile sulla destra della casa, ndr). Adesso di quell’onirico “bestiario pop”  rimane soltanto la facciata e poco più, dato che il resto è stato demolito nel 2007 dalle ruspe per far posto al parcheggio di un supermercato adiacente», spiegava il consigliere della III Municipalità Alessandro Geraci che, insieme al ricercatore di sociologia dell’ambiente e del territorio Pierpaolo Zampieri, ad aprile 2021 ha ripercorso la storia del “castello incantato” realizzato da Cammarata proprio per riaccendere i riflettori su un bene unico nel suo genere.

«Maregrosso è un posto urbanisticamente orribile ma paesaggisticamente straordinario. In questo contesto l’opera di Cammarata rappresenta l’unica istanza di relazione con il territorio», spiegava invece Zampieri, insistendo sulla necessità di riqualificazione di una casa “murata, assediata e circoscritta”, raccontando poi l’opera rivoluzionaria di Cammarata, un “outsider art” che già negli anni ’70, quando nel Bronx iniziarono ad apparire i primi murales, comprese quanto l’arte potesse contribuire a rigenerare un luogo. «Le zone post industriali da sempre sono quelle rielaborate con l’arte», ribadiva il docente, facendo da Cicerone fra le bellezze e le peculiarità dell’opera, da Stanlio e Ollio ad Achille ed Ettore, dalla rappresentazione di Don Chisciotte alla Madonna realizzata con i cocci di bottiglie di birra Messina (ribattezzata Madonna della Birra Messina dallo storico dell’arte Mosè Previti).

«Quella del Cavalier Giovanni Cammarata, nato nel 1914 – spiegava sempre il consigliere – è una storia sofferta e travagliata, piena di mancanze e sacrifici. Negli anni ‘30 fu soldato in Africa e nel Mar Egeo. Rientrato a Messina poco tempo dopo, si stabilì nel povero quartiere di Maregrosso, dove lavorò come muratore e artigiano tentando di rifarsi una vita. Con pazienza e tanto ingegno, negli anni 70 trasformò la sua vecchia baracca in un incredibile castello incantato (qui la sua incredibile storia, ndr). Obiettivo del Cavaliere era quello di realizzare “una via delle Belle Arti” in segno di protesta e opposizione al regime sociale ignorato e dimenticato, come testimoniano i numerosi murales realizzati lungo la via Maregrosso (cancellati da tempo; il più antico è ancora in parte visibile sulla destra della casa, ndr). Adesso dell’opera dell’artista rimane soltanto la facciata, dato che il resto è stato demolito nel 2007 dalle ruspe per far posto al parcheggio di un supermercato adiacente» (qui l’articolo con foto e video del ricercatore di sociologia dell’ambiente e del territorio Pierpaolo Zampieri e del consigliere della III Municipalità Alessandro Geraci).

 

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