Ogni anno in prossimità della stagione estiva, si parla di spiagge che sempre meno potranno ospitare i tanti bagnanti. Ed è il caso di parlare del tratto di costa che da Marmora a Pace, la costa della sesta municipalità, quaranta chilometri ormai oggetto di trasformazioni derivanti probabilmente anche da dinamiche dettate dall’intervento dell’uomo. Foto aree e studi mirati dimostrano che il cambiamento ormai sotto gli occhi di tutti è in continuo aumento. Da una parte l’erosione, dall’altra l’incremento sproporzionato della sabbia che potrebbe essere ridistribuita in maniera equa, mettendo da parte tutti quei vincoli ambientali che spesso rallentano i provvedimenti urgenti. Il grido d’allarme arriva dal consigliere di quartiere Massimo Costanzo soprattutto adesso che la spiaggia ha portato alla luce anche una vecchia struttura in cemento utilizzata per il passaggio cavi per la telefonia fino a qualche tempo fa rimasta interrata.

«Numerose abitazioni – scrive in una lettera – che si trovano oggi a ridosso del mare a seguito del fenomeno, rischiano che le onde invadano le proprie abitazioni. Privati a proprie spese hanno dovuto necessariamente, rischiando anche delle denunce, provvedere autonomamente a difendersi. Sono a conoscenza che esistono numerosi progetti che in questi decenni sono stati proposti, ma l’unica certezza sta nel fatto che nessuno di questi interventi ha visto la luce. Si parlava anche di un grande progetto denominato “Messina 2020” dove era anche prevista una strada, la mortelle – tono che però è rimasta solo nelle carte. Tutta questa fascia Tirrenica è stata urbanizzata in parte, sanato tutto ciò che era sanabile, quindi adesso è necessario completare quel processo di rilancio turistico – ricettivo che si aspetta da ormai troppo tempo. Sono presenti strutture alberghiere – lidi – villaggi turistici di alto livello.». E lancia un appello. «E’ giunto – continua –  il momento di decidere insieme il futuro di questa fascia costiere che oggettivamente è stata un po’ trascurata. Va detto inoltre che ampie zone, come Timpazzi, sono scoperte dal servizio di smaltimento acque bianche e nere e manca anche l’approvvigionamento di acqua potabile. Insomma se dobbiamo parlare si sviluppo e rilancio del territorio, non possiamo che partire proprio da questi luoghi che negli anni cinquanta e sessanta sono stati il simbolo della Messina dalla belle spiagge e dei bei locali».

 

 

 

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