MESSINA. “Renato Schifani, tu una piazza del genere te la sogni. Il popolo messinese ti saluta, e domani ti aspetto a casa tua in piazza Politeama”. E parte il coro “Cateno, Cateno”. Quando De Luca decide di fomentare il suo popolo, gli anni insegnano, difficilmente fallisce. E il comizio conclusivo a Messina, a piazza Duomo, prima della fine della campagna elettorale doppia, regionali e politiche, non smentisce la tradizione. Non è che il primo di una serie di “trash talking” e sassolini sulla scarpa che l’ex sindaco di Messina si toglie nei confronti degli avversari, (con particolare accanimento nei confronti del Movimento 5 stelle) e che occupa la prima mezz’ora del comizio, che inizia alle 23 dopo la sfilata sul palco dei candidati alle regionali che ne supportano la corsa a Palazzo d’Orleans e di quelli che concorrono per le politiche. Altri venti minuti De Luca li impiega a rispondere alle accuse di chi lo indicava come trasformista per aver cambiato più volte partito, con particolare riferimento alla circolazione di un santino, relativo alle politiche di una quindicina anni fa che lo vedeva candidato con la Lega “Sono rimasto sempre nell’alveo”, si difende, spiegando di essere stato uno dei fondatori dell’Mpa, e che era l’Mpa ad essere federato con la Lega. Qua e là, tra un’invettiva e l’altra, De Luca parla anche di sé e del suo lascito in città: “Messina era vista come una città disastrata, e adesso è considerata un modello amministrativo”. Non dura molto: il tempo di un video e poi ripartino altri attacchi violentissimi a Schifani, suo bersaglio della serata. Quindi il discorso motivatore: “La Sicilia può acquisire il suo ruolo di stato nello stato solo se avrà il suo presidente proveniente dal popolo e non scelto nelle segreterie romane: la nostra è una rivolta di popolo, perché io sono l’unico candidato nella storia ad essere libero”. Conclusione quasi in apnea negli ultimi dieci minuti, con appelli agli avversari. “Se vogliamo noi siciliani possiamo erigere un muro, perché non ci manca niente, il 70% del petrolio italiano è prodotto in Sicilia: questa è oggi una crociata di liberazione. Sicilia Vera è un progetto civico e non ha preclusioni politiche: l’appello lo lancio al popolo del centrodestra, usato, deriso e calpestato con la candidatura di Schifani. Dovete fare pulizia e lo potete fare votando De Luca presidente, e lo stesso invito lo rivolgo al Movimento 5 stelle. Unitevi con noi, bloccate l’avanzata dell’invasore Schifani. E al popolo del centrosinistra che ha subito infiltrati (riferimento a Pietro Navarra, ndr), dico che sono io lo strumento per fare pulizia al vostro interno. Bisogna dare una lezione storica ai partiti romani che hanno scambiato la Sicilia per il loro pisciatoio politico. Se uno su tre vota De Luca sindaco d’Italia salta il banco e riscatteremo la nostra terra“. Sipario, e cinque minuti di applausi mentre parte (a volume bello sostenuto e continuando ben oltre la mezzanotte) la sigla dal suono vagamente arabeggiante “Terra d’Amuri”. De Luca invece sul palco ci rimane un’altra mezz’ora abbondante per le foto di rito col “suo” popolo. Baci, abbracci e selfie, senza sottrarsi a nessuna manifestazione di devozione.

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