MESSINA. “Dovranno restituire ottocentomila euro percepiti indebitamente”. Cateno De Luca torna a tuonare contro i dirigenti di Palazzo Zanca, quelli che restano dopo pensionamenti e rimodulazioni. A quali cifre si riferisce, lo spiega lo stesso sindaco nell’ormai consueto video sulla sua pagina Facebook. A luglio, una relazione del segretario generale Rossana Carrubba indicava le somme che dal 2010 in poi i dirigenti del Comune avrebbero percepito “indebitamente”, spiega De Luca.

Come maturano gli stipendi dei dirigenti? Si tratta di retribuzioni lorde risultanti da contratti individuali, che si compongono di tre voci: (dati del 2018, gli ultimi disponibili):  lo stipendio tabellare che per tutti è di qualche spicciolo in meno di quarantamila euro, e da due voci di supplementari: la parte fissa, per tutti di 11.550 euro (con minime variazioni di quattro o cinque euro, in più o in meno), e la parte variabile, la cosiddetta “pesatura”, distribuita in tre scaglioni da 25mila,  35mila, e 45mila euro. Per ultima c’è la voce “altro”, che è quella che in sostanza determina le differenze di stipendio. Si riferisce a tutto ciò che non è ricompreso nelle tre voci: dalla tredicesima all’acconto del nuovo contratto, dalla retribuzione individuale di anzianità ad eventuali indennità aggiuntive. La somma delle quattro voci dà il totale dello stipendio dei dirigenti (ecco quanto avevano guadagnato nel 2017).

Poi c’è l’indennità di risultato, legata alla “performance” individuale dei dipartimenti. E’ su questa che De Luca ha puntato i riflettori. Secondo il sindaco, è emerso che l’indennità di risultato non poteva essere erogata: nella nuova relazione del segretario generale di ieri emerge che le somme non dovute ai dirigenti, dal 2010, ammontano a 4 milioni e 135mila euro. Di questi, “Sono stati percepiti indebitamente 800mila euro in questi anni, e darò mandato agli uffici di recuperare queste somme”, ha spiegato De Luca. Nel fondo dirigenti, poi (tre milioni e 300mila euro), è emerso che anche l’indennità di posizione sarebbe stata calcolata in modo errato, ha spiegato De Luca alla luce della relazione di Rossana Carrubba.

Sull’indennità di posizione, la posizione di De Luca è perfettamente allineata a quella che, a dicembre 2018, aveva espresso l’organismo di valutazione, che ha per l’appunto il compito di giudicare i risultati ottenuti dai dirigenti ai fini dell’indennità di risultato. E tre componenti di allora (il presidente Antonio Artemisia, e i componenti Mariangela Caponetti e Gustavo Barresi) erano stati parecchio duri nei loro confronti lamentando sostanzialmente indennità di risultato concesse “a pioggia” senza un reale riscontro del raggiungimento dei risultati, “una discontinua produzione di atti non allineati con la procedura e le tempistiche previste per legge”, ma soprattutto piano della performance triennale e degli obiettivi “scollati dalla programmazione e non rendicontati attraverso una sistematica attività di monitoraggio e controllo degli indicatori”, e “mancata rilevazione di un percorso di gestione degli obiettivi frutto di formali scelte strategiche annuali e pluriennali, di successiva e adeguata contrattazione e condivisione sia con la dirigenza che, a cascata, con i dipendenti comunali”.

Tradotto, un Comune senza una direzione, con dirigenti che fissano degli obiettivi e poi se ne scordano, e dipendenti che non seguono alcuna direttiva: e nonostante questo, ogni anno godono di salario accessori per gli stessi obiettivi che nessuno sa se siano stati raggiunti o meno.

“Il sistema di valutazione vigente non prevede alcuna misurazione della della performance organizzativa”, e “in merito alla rilevazione della qualità dei servizi erogati richiede una implementazione del sistema rivelatosi inefficace e ad uno stato embrionale”, si legge in un passo della relazione, firmata dal Artemisia, Caponetti e Barresi. Che altrove è molto meno benevola.

“E continuano ad emergere criticità nella definizione degli indicatori e dei target dei risultati attesi“, recitano i tre componenti dell’organismo vi valutazione, in relazione alla valutazione della performance individuale. “Agli obiettivi assegnati ai dirigenti deve essere collegata la valutazione del personale assegnato al dipartimento, gli step di monitoraggio devono consentire ai dirigenti del controllo di gestione una costante verifica e valutazione dei risultati raggiunti, sulla scorta dell’andamento dell’attività amministrativa rispetto gli obiettivi prefissati: la mancanza di dati di raffronto, specie tra un anno all’altro, rendono difficile esposizione l’effettivo miglioramento o il decremento delle attività e dei servizi. Si sono rivelati criticità forti nel sistema di rilevazione monitoraggio periodico dello stato di attuazione”.

Non solo: “sussiste una evidentemente indifferenziata valutazione delle performance individuale del personale dipendente, oggetto di valutazione da parte di dirigenti. Ciò comporta un’attribuzione della retribuzione accessoria appiattita che non premia realmente il merito, le buone prassi, le eccellenze”. Questo perchè, la sezione relativa al ciclo della performance dal 2013 al 2015, pubblicate sul sito istituzionale, “riflette un’impostazione meramente formale, priva, per quanto è stato possibile appurare, di alcuna attività di verifica e riscontro sui risultati effettivamente conseguiti“, concludono i tre componenti del nucleo.

I dirigenti non hanno percepito indennità di risultato per anni: nel 2018, hanno ricevuto un saldo degli arretrati di risultato per gli anni dal 2005 al 2009.

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