MESSINA. Airbnb è un portale online nato nel 2007 su idea di Brian Chesky, Joe Gebbia e Nathan Blecharczyk che mette in contatto persone in cerca di una camera per brevi periodi di tempo con chi (principalmente privati) dispone di uno spazio extra da affittare. Nel tempo è diventato il principale portale del settore e punto di riferimento quando si parla di sharing economy, oltre che indicatore importante della condizione – ed appetibilità – turistica dei luoghi.

Messina, stando ai dati più aggiornati (giugno 2019), offre poco più di 300 appartamenti disponibili su questa piattaforma (numeri simili si hanno sulle piattaforme più piccole come HomeAway, mentre sono molto più bassi – circa un centinaio – su HouseTrip) che ne conta più di 400mila in tutta Italia, per un totale di quasi 2 milioni di posti letto. Da ciò ne consegue che su 1000 famiglie, gli appartamenti disponibili su Airbnb nella città dello Stretto sono 5.1. Pochi, sia se confrontati su base provinciale che su base regionale. È bene specificare che il numero è una approssimazione, ed è ricavato partendo dall’assunto che ad ogni famiglia corrisponda una abitazione, senza tenere conto di alloggi sfitti o di domicili diversi dalla residenza.

Il capoluogo peloritano si piazza male rispetto alle altre città siciliane, dove a primeggiare è Siracusa con 73.3 appartamenti disponibili ogni 1000 famiglie, e fa meglio della sola Caltanissetta (dove gli appartamenti disponibili su Airbnb ogni 1000 famiglie sono 3.6): a Palermo sono 21.3 ed a Catania 26.1. Su base nazionale l’offerta è più alta nelle grandi città e, ovviamente, nelle città d’arte e reputate come turistiche. Ne deriva quindi che nel messinese l’incidenza maggiore di case sulla piattaforma di house sharing si abbia in comuni come Leni, Malfa e Santa Marina Salina (rispettivamente con 224.7, 261.6 e 236,1 alloggi disponibili), seguiti a ruota da Taormina (223 alloggi su Airbnb ogni 1000 famiglie), Letojanni (213.7), Lipari (187.6) e Giardini Naxos (142.7).

In termini pratici, pur sempre da prendere con le dovute cautele, sono numeri che danno l’idea della situazione turistica della città: l’offerta di tali soluzioni di pernottamento sale – va da sé – dov’è più alta la domanda, per cui una bassa incidenza di questi ed altri fenomeni (ad esempio la fruizione del Museo Regionale che dal 2017 al 2018 ha registrato circa 7.000 visitatori in meno e perso circa 6.800€ di incasso) portano a pensare che, al momento, Messina sia tutto fuorché una città turistica, a differenza della sua provincia, che nel corso del 2018 ha fatto registrare più di 3 milioni di presenze, grazie soprattutto a Taormina e alle Eolie.

 

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