MESSINA. Rete civica per le infrastrutture torna a Palazzo Zanca, poco più di due mesi dopo l’appuntamento “Sì Ponte”, per il convegno “La Sicilia e l’Italia: un progetto di coesione e condivisione”. Quello che salta immediatamente all’occhio è che il ponte non è il principale tra gli argomenti di discussione, pur restando una parte piuttosto preponderante.

E infatti Fernando Rizzo, presidente di Rete civica per le infrastrutture apre i lavori spiegando sostanzialmente come l’asse di sviluppo commerciale mondiale si sia spostato dall’occidente storico all’oriente, con in testa la Cina, e dallo spostamento di interesse strategico dal corridoio Berlino-Palermo alla “via della seta”. “Settanta milioni di containers, che valgono 600 miliardi di euro, passano dal canale di Suez: e bypassano completamente i porti siciliani, perchè non sono serviti da alta velocità e alta capacità”, spiega Rizzo, con un’esauriente serie di slide e numeri a supporto.

La discussione introdotta da Rizzo, riguarda tutto il sistema geopolitico mondiale, e le ragioni per cui ha completamente bypassato il mezzogiorno d’Italia (ma anche il settentrione non è stato esattamente favorito): il fatto che il ponte sia solo uno degli argomenti, e non più “il solo” (pur rimanendo il convitato di pietra), è testimoniato dal fatto che è citato esplicitamente per la prima volta quasi a conclusione dell’intervento (il migliore in assoluto, per chiarezza espositiva contenuti): “Il miliardo di finanziamento previsto del ponte è andato al nord sotto il governo di Mario Monti“, ha accusato Fernando Rizzo.

Quello del sindaco Cateno De Luca doveva essere un saluto, e invece è diventata una testimonianza quasi “tecnica” di un De Luca che si è dimostrato piuttosto preparato ed ha portato la palla nel suo campo di gioco: l’amministrazione: “Abbiamo bisogno di una semplificazione nelle procedure di spesa: se io sindaco mi ritrovo a voler accelerare certe procedure, mi scontro con un gran numero di muri di gomma: non c’è correlazione tra tempi e responsabilità”, ha spiegato. Cosa che gli ha permesso di rispolverare la polemica con i dirigenti che va avanti sin dall’inizio della sua esperienza da sindaco. “La mia è una considerazione di carattere generale, che nasce dalla mia carica, ma è applicabile su qualsiasi scala. Vanno collegati obiettivi economici ai tempi della spesa”. Poi la stoccata: “Il centralismo romano, al quale si è aggiunto quello palermitano, ha ammazzato Messina”.

A seguire, interventi a 360 gradi da parte dell’esperto in trasporti Rocco Giordano (compreso quello piuttosto bizzarro, e già più volte ampiamente smentito, secondo cui Barack Obama sarebbe nato in Kenia), di uno dei fondatori di rete civica Giovanni Mollica (che introduce il tema della Zes, la “zona economica speciale”), e di Pietro Busetta, ordinario di Statistica economica all’università di Palermo, che ha fornito spunti di riflessione attraverso i numeri. “La Sicilia ha cinque milioni di abitanti, ne lavora uno su quattro, un milione e 330mila persone (stesso dato che abbiamo da dieci anni a questa parte): In Emilia Romagna uno su due. E’ necessario creare immediatamente un milione di posti di lavoro in Sicilia e tre nel mezzogiorno”, e “Il rapporto tra i soldi dati dall’Italia al mezzogiorno in 56 anni, e quelli dati dalla Germania all’ex Ddr in quindici anni, è di uno a venti (concetto sottolineato anche da Fernando Rizzo). Sono stati spesi bene? No, non sono stati spesi bene. Ma il paese cresce solo se cresce tutto, è impensabile lasciare fuori 21 milioni di persone dallo sviluppo”.

E se il segretario della Cisl Tonino Genovese ha chiesto un referendum sul ponte, al governo regionale è toccato il più “pontista” degli interventi. Secondo l’assessore alle Infrastrutture Marco Falcone (che buona parte dell’intervento ha illustrato quanto fatto dal governo di cui fa parte), “Siamo ostaggio della burocrazia: maggiori controlli equivalgono a maggiori possibilità di delinquere”. “Il ponte è un’opera che si sosterrebbe da sola – afferma – va bene il referendum, ma la politica deve anche avere la responsabilità di decidere”. Tra gli ospiti era previsto il presidente della regione Nello Musumeci: non c’era, ma era presente il suo vice, e assessore regionale all’Economia Gaetano Armao, che esplicitamente, rispetto agli altri, ha parlato di ponte sullo Stretto: “Non è pensabile che la regione possa autonomamente decidere di realizzare il ponte, ci vuole lo stato. Che ha detto “no”. Stiamo parlando di quarantamila occupati e sei miliardi di ricaduta sul territorio per un investimento da dieci miliardi per la crescita e o sviluppo di tutto il Meridione”. Poi un siparietto. “Il ponte è già costato un miliardo, lo dice la Corte dei conti”, dichiara Armao. La Corte dei conti, però, ha detto che il ponte è costato 300 milioni, non un miliardo. Fernando Rizzo lo fa notare con garbo ma piuttosto risolutamente, insieme ai rappresentanti di Rete civica seduti al tavolo. Armao, elegantemente, prende atto, pur non convintissimo.

Di chiudere i lavori tocca a due rappresentanti del governo attualmente in carica: prima il capogruppo del Movimento 5 stelle alla camera, Francesco D’Uva: “Siamo su posizioni diverse, ma c’è un dialogo schietto”, spiega il giovane deputato, che da posizioni contrarie al ponte affronta comunque il problema infrastrutturale con pragmatismo. “Abbiamo riportato a Messina l’Autorità portuale dello Stretto, abbiamo introdotto la “quota 34″ negli investimenti (Il 34% dev’essere investito al sud, ndr): non sono poi molti i governi che promettono in campagna elettorale e poi quelle promesse le mantengono”

Chiude il sottosegretario ai Trasporti Armando Siri della Lega, con un intervento molto “politico”, che quasi mai entra nello specifico: “Nel contratto di governo non abbiamo un focus sugli argomenti di cui parliamo oggi“, confessa candidamente, “ma ci confrontiamo e mettiamo sul tavolo ragionamenti e valore aggiunto”, concede. “Siamo in competizione con paesi che hanno una filiera decisionale di 24 ore, mentre in Italia è di 24 anni. Non riusciamo a fare a meno della “straordinaria amministrazione”, spesso dopo eventi con vittime”, spiega, dando addosso (come Falcone e De Luca prima di lui) alla burocrazia, prima di passare a sfiorare l’argomento ponte. “E’ utile perchè si inserisce in una piattaforma logistica internazionale che deve porre l’Italia al centro dei commerci del Mediterraneo“, dichiara, prima di rilasciare qualche numero sull’attività di governo: “Abbiamo previsto 13 miliardi di investimenti di linee ferrate e 3,5 per le strade in Sicilia tra 2017/2021”.

 

 

Subscribe
Notify of
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments