MESSINA. Via dei Mille. No, troppo piccola. Facciamo il viale san Martino. Si, ma non solo la parte da piazza Cairoli alla via santa Cecilia: facciamo una rambla fino alla dogana. Dogana? Qualcuno ha detto Dogana? Pedonalizziamo da lì fino al Museo. Messina è la città che tutti vogliono vivibile, pedonalizzata, vivibile e con poche macchine. Poi accade sempre il contrario.

La campagna elettorale di sei mesi fa ha visto tutti, ma proprio tutti i candidati, in preda ad una specie di sindrome competitiva, per cui più fantasiosi erano i progetti meglio era. Cateno De Luca, i cui assessori Dafne Musolino e Pippo Scattareggia hanno detto no all’isola pedonale natalizia in via dei Mille, una tradizione che andava avanti ininterrottamente dal 2003, hanno motivato il diniego spiegando che “l’amministrazione è disponibile a pedonalizzazioni di breve durata (max 2 o 3 giorni) per l’organizzazione  di eventi specifici”. Non la pensava così in campagna elettorale, l’attuale sindaco, nel cui programma invece si leggeva di un’isola pedonale di ottomila metri quadrati. Dove? Sul viale san Martino, spiegava addirittura più di un anno fa.

“Perché che riguarda lo spazio del percorso del tram relativa il tratto che va da piazza Cairoli al viale Europa che pensiamo di lasciare, dopo opportune modifiche, per creare la vera area pedonale di Messina circa 8000 metri quadrati, così senza grandi spese la città sarà subito dotata di un’aria da far vivere con molteplici iniziative aree tematiche ed eventi”, si leggeva nel suo programma elettorale.

E se Renato Accorinti sul tema si teneva piuttosto vago, avendo comunque la sua amministrazione messo già in chiaro qual era l’isola pedonale che immaginava, il programma comunque conteneva “isole pedonali diffuse, regolamentate dal piano generale del traffico urbano, con bike sharing e riduzione del traffico automobilistico a favore della vivibilità attraverso un miglior utilizzo dei parcheggi esistenti con tariffe agevolate e la chiusura parziale al traffico del centro cittadino”.

Anche Pippo Trischitta, il più acerrimo nemico dell’isola pedonale in via dei Mille, la cui discussione è stata uccisa nella culla dai suoi 850 emendamenti (tanto da indurre l’assessore alla Mobilità Gaetano Cacciola a ritirare la proposta e metterci una pietra sopra), di isola pedonale ne aveva una in mente. Da anni: la prima proposta risale addirittura alla sindacatura di Giuseppe Buzzanca, quindi 2010 o giù di lì. per Trischitta, la soluzione è la “rambla”, il cui progetto è stato curato dall’architetto Michele Palamara:  sarebbe dovuta nascere nella parte bassa del Viale San Martino e andare a sposarsi con l’ammodernamento dell’intero waterfront.

Proprio il waterfront rappresentava il fulcro della fantascientifica proposta del centrosinistra, col candidato sindaco Antonio Saitta: cinquanta milioni di euro, proposta già redatta e con i calcoli strutturali completi, per un “Waterfront urbano, dalla Zona Falcata all’Annunziata, che prevede che il traffico veicolare venga interrato in gran parte del tragitto che collega i due punti della città”, spiegava il progetto del candidato sindaco. Progetto piuttosto fantasioso, visto che comunque con le isole pedonali il rapporto di Saitta era ambivalente. E infatti, accanto all’intero waterfront pedonalizzato per sempre, Saitta ipotizzava di poter aprire al traffico la via Primo Settembre, per poi chiuderla nei finesettimana (incappando nelle ire di Cacciola e di Gaetano Sciacca).

Proprio il candidato del Movimento 5 stelle si era espresso genericamente a favore di un ampia pedonalizzazione di piazza Cairoli “dove va studiato un progetto ad hoc”, ma anche di Capo Peloro. spiegando che le progettazioni per le isole pedonali sarebbero state condivise in ottica di riduzione dei mezzi privati. A ritirare fuori le proposte nate in campagna elettorale in ambiente pentastellato ci hanno pensato recentemente i consiglieri comunali Andrea Argento e Serena Giannetto, mentre Dino Bramanti aveva vagamente accennato a “centri commerciali naturali” che, in qualche modo, per funzionare avrebbero dovuto comprendere aree pedonali, senza entrare però nello specifico.

Nel frattempo, mentre Messina decide, si arrovella, litiga, polemizza e alla fine resta uguale, a Palermo hanno pedonalizzato sessanta strade. E non è morto nessuno. Al contrario di Messina.

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