MESSINA. Quanto costa farsi eleggere all’Ars? Dipende. Dalle possibilità economiche ovviamente, ma anche dall’attitudine di partito col quale ci si presenta e da quanto si è disposti a rischiare economicamente, con la certezza che l’investimento, per quanto cospicuo, sarà ampiamente ripagato. Tra i deputati messinesi c’è di tutto, dallo spendaccione ai risparmiatori, fino a chi ha fatto campagna elettorale pagata da…mamma.

Quello a cui la tornata elettorale di novembre è costata di più è incredibilmente Giuseppe Galluzzo, che con oltre 38mila euro ha speso praticamente cinque volte il reddito dichiarato nel 2017: Galluzzo, infatti, nel suo 740 denuncia di aver guadagnato qualche spicciolo in meno di ottomila euro, cifra che fa di lui il sestultimo di Palazzo dei Normanni, uno tra i più “poveri”. Non si direbbe, stando alle stellari spese elettorali, che oltretutto ha sostenuto erodendo il suo patrimonio personale, visto che non ha dichiarato contributi esterni.

Chi non ha badato a spese, ma con un reddito da quasi 80mila euro poteva permetterselo, è Luigi Genovese: trentacinquemila euro, tutte però assicurate dalla madre Chiara Schirò, e versate nelle casse del figlio in quattro tranche: ventimila euro dal 13 al 26 ottobre 2017, e altre quindicimila il 15 novembre, ad elezione avvenuta. Luigi Genovese non solo rendiconta tutto nella relazione (“redatta dal mandatario elettorale”, specifica), ma lo fa anche in maniera analitica, indicando i beneficiari e le date: aziende e personale pagati fino a undicimila euro per varie prestazioni, tra saldi e acconti. Gli ultimi pagamenti sono avvenuti il 12 dicembre.

Anche Cateno De Luca, in virtù della posizione di più ricco (per distacco, con quasi 600mila euro di redditi) dei parlamentari regionali, in campagna elettorale ha messo mano al portafoglio: per lui poco meno di trentamila euro di spese elettorali, in cui la parte del leone la fanno l’acquisto di spazi su televisioni private, costati ben 17.310 euro, e quelli sugli organi di informazione, settemila euro tondi. Poi ci sono i 2662 euro di “affitto materiali e mezzi per la propaganda”, e 2308 di spese “non precedentemente indicate”.

Pure Elvira Amata spende un mezzo patrimonio, e rendiconta tutto con precisione: sedicimila euro, divisi in 7149 euro per materiali e mezzi di propaganda, poco più di cinquemila euro per personale e prestazioni, 2275 euro per spese varie, 786 euro per distribuzione e diffusione del materiale, e 750 euro per manifestazioni di propaganda.

Molto più sbrigativa la lista di Bernadette Grasso: 12.199 euro divisi in 7623 euro per mezzi di propaganda, e 4.576 per spese di distribuzione. Dei dodicimila euro e rotti, l’attuale assessore agli Enti locali ha ricevuto da “altri soggetti” contributi per duemila euro.

Stringatissimo Franco De Domenico, che nonostante i 205mila euro di redditi dichiarati, dimostra una certa parsimonia. Anche nel rilasciare informazioni: per lui, che ha speso in tutto 10.721 euro, solo due voci, 6521 di spazi pubblicitari e spot radio/tv, e 4160 di tipografia. Poi scrive “si allega dettaglio”. Ma non c’è.

Chi non ha fatto spese pazze è Tommaso Calderone: ottomila euro e qualche spicciolo, praticamente solo di manifesti, come si evince dalle tre fatture che inserisce nei rendiconti per la propaganda elettorale.

Massimizza il risultato, cavandosela con appena 3700 euroAntonio Catalfamo, che nella nota spese indica solo a chi sono andati i fondi per le spese elettorali ma non per cosa: la maggior parte del budget, 2080 euro, va via per una tipografia, quindi manifesti e santini. Che poi avrà speso anche poco, il neo deputato regionale di Fratelli d’Italia, ma comunque più di metà abbondante di quanto dichiarato nel sui redditi del 2016, anno in cui ha guadagnato appena 6.820 euro.

Fedele all’impronta pauperistica data alle campagne elettorali del Movimento 5 stelle è Antonio De Luca, che con 1524 euro è riuscito a farsi eleggere al parlamento siciliano: e avrebbero potuto essere anche di meno, visto che 520 euro li ha pagati come quota di partecipazione alla locazione di un immobile da adibire a comitato elettorale per “Giancarlo Cancelleri presidente”, esattamente  come Valentina Zafarana, che nel rendiconto è estremamente dettagliata: anche per lui i 520 euro di compartecipazione, ai quali si affiancano sessantamila fac-simile per 416 euro, 125 manifesti 70×100 da 150 euro, ottanta locandine a dieci euro e santini elettorali per un totale di259 euro. Per lei, alla fine, spese per 1365: la più parsimoniosa dei nove deputati messinesi.

 

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