MESSINA. In discussione (ma con scarsissime possibilità che si decida qualcosa prima della scadenza del consiglio, prevista tra qualche settimana) c’è ancora la variante “salvacolline”, ma in extremis l’amministrazione di Renato Accorinti è passata alla “fase successiva”, ed ha approvato in giunta lo schema preliminare del nuovo Piano regolatore generale (il precedente disastroso risale al 2002) da incardinare nelle sedute del consiglio comunale prima delle amministrative. Forse.

A firma dell’assessore all’Urbanistica Sergio De Cola, è arrivata sul tavolo della sala Falcone e Borsellino la proposta di delibera “Presa d’atto da parte della giunta nell’esercizio del potere d’iniziativa della proposta di deliberazione di competenza del consiglio comunale avente ad oggetto “Approvazione dello schema di massima e delle prescrizioni esecutive del nuovo Piano regolatore generale della città di Messina”.

Lo “schema di massima”, materialmente redatto dall’Ufficio “piano“, comprende le direttive generali emanate nel 2012 dall’allora assessore al territorio Pippo Corvaja, e  approvate dal consiglio comunale dell’epoca: andrà quindi inviato allo stesso consiglio, che secondo una legge del 1991 “adotta le proprie determinazioni entro il termine di trenta giorni“.

Un passaggio, come già successo per gli atti della variante Salvacolline”, non mancherà di far discutere: “In ottemperanza alla previsione di cui alla legge regionale 71/1978, non si pubblicano gli atti allegati alla presente deliberazione, in quanto devono essere pubblicati dopo la deliberazione di approvazione da parte del consiglio comunale”. Quali? Oltre alla sfilza di leggi e norme che popolano il sottobosco urbanistico regionale, all’attenzione dell’aula arriveranno “gli elaborati grafici e le relazioni che compongono lo schema di massima”, recita la delibera, quindi gli studi geologici, le procedure relative alla Variante ambientale strategica, lo studio agricolo forestale.

La variante di salvaguardia al piano regolatore, l’ormai conosciuta “salvacolline”, è da oltre un anno agli atti del consiglio comunale, è stata analizzata in dodici commissioni consiliari e oggetti di incontri pubblici da ottobre 2014, a giugno 2017 (l’ultimo alla presenza dell’archeologo e storico dell’arte Salvatore Settis), ma non è mai stata discussa. Uno dei motivi sollevati durante i mesi è che sarebbe stato meglio approvare direttamente il nuovo Prg. Oggi è arrivato in aula. E, come la variante, non sarà discusso anche se, in realtà, il consiglio potrebbe comunque trattarlo anche oltre la scadenza del 25 aprile quale atto straordinario. In quanto atto di pianificazione urbanistica, lo schema del nuovo Prg resterà comunque incardinato agli atti del consiglio. E sarà probabilmente il primo atto che il nuovo consiglio comunale dovrà trattare.

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