MESSINA. “Il mancato rinnovo della concessione dell’acquedotto di Fiumefreddo? Ne sono venuto al corrente solo per caso, da una email del legale Aldo Tigano. Il sistema informatico Amam? Non è nella disponibilità dell’azienda, con tutto quello che ne consegue”.

Non sono nè accomodanti nè leggere le ultime parole di Leonardo Termini in qualità di presidente dell’Amam, riferite stamattina in commissione consiliare ai Lavori pubblici. In scadenza, insieme al cda, quando (entro la prossima settimana) sarà approvato il bilancio della partecipata che si occupa di acquedotto, Termini ha voluto dare la sua versione sui due temi che più ne hanno segnato i dissidi con il direttore generale Claudio Cipollini, col quale, spiega il presidente “c’è stata una scollatura dal suo insediamento”.

Il primo, più volte sottolineato nelle ultime settimane, riguarda il recupero crediti e la gestione del servizio informatico Amam. “Si tratta di azioni e atti amministrativi iniziati durante la precedente direzione generale di Luigi La Rosa, da allora passi in avanti non se ne sono fatti – sostiene Termini – Per me è preoccupante dal punto di vista finanziario, non economico – sottolinea – quindi non è il bilancio ad essere a rischio, ma casomai la solidità finanziaria dell’Amam”.

Un punto di vista che Termini aveva già espresso una settimana fa, nella conferenza stampa dedicata proprio al recupero crediti, e che si riallaccia all’altro tema sul quale punta il dito. “Per quanto riguarda la gestione telematica dell’azienda, abbiamo degli inevasi, posta che ci torna indietro, tutta una serie di problemi. Sulla carta le chiavi del sistema dovrebbe averlo il responsabile del servizio informatico, nella realtà non ci sono. E’ un problema che nasce dal passato e si è perseverato”.

Sul mancato rinnovo della concessione: “Non concordavo col parere legale di Tigano, parliamo di novembre 2017, non ho avuto risposta sul perché il consiglio d’amministrazione non sia mai stato messo al corrente della formalizzazione degli atti del rinnovo della concessione. Poi il direttore generale ha predisposto gli atti, ma di certo – conclude – non è l’azienda a dover chiedere la concessione del Fiumefreddo”.

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