MESSINA. Nel 1361 era una dimora di frati benedettini, prima di essere convertito in un’abbazia che ospitò per tre giorni l’imperatore Carlo V: era il 1535, gli anni a cui risalgono le maggiori vestigia architettoniche.

Adesso, circa sette secoli dopo, il Monastero Benedettino di S. Placido Calonerò, collocato su una panoramica collina al confine più a sud della città, nei pressi di Giampilieri, è una sorta di vetrina eno-gastronomica che punta sulla valorizzazione dei prodotti locali: l’olio, le eccellenze culinarie del territorio e soprattutto il vino, il vero fiore all’occhiello della struttura che ospita l’Enoteca Provinciale e l’Istituto agrario “Cuppari”. Due realtà indipendenti accomunate però dalla location e dall’esigenza di rilanciare – con le specifiche competenze – le produzioni enologiche locali.

 

 

L’ENOTECA. Istituita grazie ai fondi Por Sicilia 2000/2006 e inaugurata nel 2010, l’Enoteca della Provincia regionale di Messina raccoglie al suo interno le migliori produzioni Igt e doc del territorio, con l’obiettivo di recuperare e valorizzare una tradizione millenaria in un Paese, l’Italia, che ogni anno produce circa 45 milioni di ettolitri di vino (il 17% dell’intera produzione mondiale).

Protagonisti della struttura, situata sotto le suggestive volte del Monastero, sono in particolare il Faro, il Mamertino e la Malvasia delle Lipari. Il primo, riconosciuto Doc nel 1976, è un vino rosso prodotto sulle colline peloritane probabilmente già in età Micenea, mentre risalgono al 289 a.C. le prime testimonianze sulla produzione del Mamertino (Doc dal 2004), quando i mercenari campani piantarono sul territorio di Milazzo “una pregevole vite per la produzione di un pregevole vino”; conosciuto come “Vino dell’Imperatore”, pare fosse particolarmente apprezzato addirittura da Giulio Cesare. Fu invece introdotta nel IV secolo a.C., almeno secondo Diodoro Siculo, la Malvasia delle Lipari, uno dei più grandi vini dolci del Mediterraneo, portato alle Eolie dai primi colonizzatori greci.

Tente le iniziative promosse all’interno dell’enoteca, dalla promozione dei prodotti tipici all’organizzazione di eventi culturali, da workshop tematici a visite guidate al Monastero. Previa prenotazione è possibile inoltre richiedere l’utilizzo degli spazi per specifiche attività.

 

La sede del Cuppari

 

IL FARO FATTO A SCUOLA. Il “nettare dei dei” è protagonista, a qualche metro di distanza dall’Enoteca, anche nell’attigua sede dell’Istituto Tecnico Agrario, fondato nel 1946 sulle ceneri della vecchia “Regia Scuola di agricoltura” (nata nel 1900). Polo formativo regionale per il settore agroalimentare, e sede associata dell’I.S. Minutoli dai primi anni 2000, il Cuppari ospita ogni anno circa 250 studenti iscritti ai corsi di  “Agraria agroalimentare e agroindustria” e “Biotecnologie ambientali”. E proprio gli alunni e le alunne sono fra gli artefici del Faro DOC prodotto nell’azienda annessa all’Istituto, che vanta una superficie di circa  30 ettari (suddivisi in viticoli, uliveti, serre, frutteti) e una cantina di trasformazione attrezzata per l’intero ciclo di produzione dei vini rossi.

 

L’interno dell’Istituto

 

L’attività didattica degli studenti inizia in particolare dal terzo anno di studio, e si completa nel 5° anno, con le operazioni di vinificazione e l’imbottigliamento. Ma se la “produzione” è riservata agli alunni più grandi, è l’intera scuola a prendere parte alla  grande festa della vendemmia, che coinvolge tutti quanti nella raccolta dell’uva.

Il vino realizzato dagli studenti, coordinati dai due docenti Maurizio Costantino e Leopoldo Moleti (con l’ausilio di due professionisti del vino, Nicola Centonze e Marco de Grazia), si chiama San Placido, viene prodotto in 10/12mila bottiglie (l’obiettivo è arrivare a 20mila) ed è stato presentato per la prima volta al Vinitaly del 2010 per poi essere distribuito nelle enoteche di tutta Italia, e persino oltreoceano.

Questo il giudizio del portale cronachedigusto: «Ha una trama di grande eleganza. Profondo, terroso, piccolissimi frutti di bacca rossa si sprigionano al palato. Bella persistenza. Luminoso. Come un “faro”».

 

 

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